Prof. Pier Giuseppe Pelicci, coordinatore scientifico della Rete Oncologica Nazionale e Direttore della ricerca IEO: “La cultura dell’emergenza dovrebbe essere estesa anche alla ricerca di una cura contro il cancro”
Roma, 25 gennaio 2021 – “La società dovrebbe imparare, dall’esperienza del vaccino a RNA, che una determinazione sociale e politica collettiva può raggiungere risultati incredibili. Se ci fosse una mobilitazione tale anche per la ricerca contro il cancro, i tumori avrebbero vita breve, dieci o quindici anni al massimo”.
Il prof. Pier Giuseppe Pelicci, coordinatore scientifico di Alleanza Contro il Cancro, la Rete Oncologica Nazionale del Ministero della Salute e Direttore della Ricerca allo IEO di Milano (associato ACC), interviene sulle opportunità che la corsa contro il tempo a livello planetario per trovare un vaccino contro la pandemia offre all’umanità.
“Le conoscenze che hanno permesso questo straordinario successo erano disponibili, frutto del lavoro di centinaia di laboratori di ricerca negli anni precedenti. Ciò non toglie nulla ai meriti di Pfizer, sottolinea semmai che abbiamo conoscenze sterminate utilizzabili per curare le malattie, se ci crediamo ed investiamo”.
Secondo Pelicci “l’accelerazione non c’è stata solo nel processo tecnologico di produzione, ma anche nella sperimentazione clinica e nelle procedure di approvazione. Che, di nuovo, dimostra che se si vuole, si possono superare ostacoli che sembravano insormontabili. L’accelerazione, infine, è anche conseguenza dell’investimento economico, pubblico e privato, e, in generale, della pressione che l’umanità ha posto sulla scienza e sulla tecnologia”.
“Insomma – aggiunge ancora il prof. Pelicci – l’emergenza ha tirato fuori il meglio dalla scienza, dalla tecnologia, dagli investitori (pubblici e privati) e dalla società, che si è fatta carico del problema ed ha preteso soluzioni. Servirà la tecnologia del vaccino RNA anche per il cancro? Certamente, non c’è dubbio. Vaccini antitumorali sono in sperimentazione e questa nuova tecnologia razionalizzerà e accelererà questo approccio. Sarà definitivo per la cura? Improbabile. Darà un contributo importante, ma non sarà un successo come nel coronavirus perché il cancro, sfortunatamente, è molto più complesso”.