Prof. Giovanni Chello: “C’è una ‘task force’ appositamente organizzata per monitorare le strutture campane. All’ospedale Monaldi creata una stanza allestita appositamente per ospitare i bambini contagiati”
Napoli, 14 dicembre 2021 – Tosse, raffreddore e difficoltà respiratorie: si presenta così il virus respiratorio sinciziale, che in Campania ha riempito quasi tutti i posti letto dei reparti pediatrici. Colpisce principalmente i bambini sotto i due anni. Inizialmente mostrano i classici sintomi influenzali, che possono però evolvere fino a richiedere cure ospedaliere.
“Dal 15 ottobre al 15 novembre abbiamo ricoverato circa 120 pazienti nelle terapie intensive neonatali – afferma il prof. Giovanni Chello, presidente SIN Campania e primario UOC neonatologia e terapia intensiva neonatale Ospedale Monaldi di Napoli – Si tratta di bambini sotto il primo mese di vita, che vivono quindi situazioni delicate. La degenza media è intorno ai 10giorni. Con l’abbassamento delle temperature è lecito aspettarsi un incremento dei ricoveri. Secondo i dati epidemiologici provenienti anche dall’estero, rispetto agli scorsi anni l’aumento dell’incidenza della malattia è di 5-10 volte”.
“C’è una ‘task force’ appositamente organizzata per monitorare le strutture campane – spiega Chello – All’ospedale Monaldi la grande richiesta di ricoveri ci ha portati a togliere posti ad altre patologie per creare una stanza di isolamento con sei incubatrici. I piccoli devono necessariamente essere assistiti da una sola persona che non visiti nessun altro, per non rischiare contagi”.
“Ai genitori che hanno anche altri bambini in età scolare consiglio di prestare particolare attenzione – sottolinea il professore – Inoltre, è necessario stare più attenti del solito se si è raffreddati, bisogna utilizzare sempre la mascherina. I posti in ospedale purtroppo sono limitati, quindi se si sospetta che il proprio bimbo non stia bene la prima cosa da fare è portarlo dal pediatra. Se la situazione dovesse peggiorare, allora è giusto andare in pronto soccorso. Questi piccoli pazienti vanno sempre tenuti d’occhio, perché la bronchiolite può peggiorare anche in 6/9 ore”.
Quest’anno il virus si è presentato in anticipo, a causa delle misure di contenimento dell’epidemia che tutti abbiamo adottato nel 2020. “Per proteggere i bambini più piccoli esiste anche una profilassi con anticorpi monoclonali, rivolta a tutti i bambini nati entro 34 settimane e 6 giorni, che al momento dell’inizio dell’epidemia abbiano meno di 6 mesi – conclude il prof. Chello – Per i nati sotto le 29 settimane la somministrazione viene effettuata, invece, fino ai 12 mesi. Per i piccoli che presentano fattori di rischio a causa di altre patologie, si prosegue fino ai 2 anni. Consiste in 5 iniezioni intramuscolari da effettuare una volta ogni 30 giorni, durante la stagione epidemica. Il quadro clinico dei bimbi più grandi generalmente è meno grave, però è necessario comunque prestare attenzione. Abbiamo organizzato una riunione con i pediatri dei vari centri campani e i responsabili dei pronto soccorso, perché è necessario essere pronti e attrezzati per assistere questi pazienti”.