Venezia, 3 ottobre 2022 – Il virus respiratorio sinciziale (Rsv) causa ogni anno 21.000 ricoveri e 3.500 decessi in Italia ed è una delle principali cause di bronchiolite e polmonite al mondo. Ma, nonostante sia conosciuto fin dal 1956, solo negli ultimi anni stiamo imparando a riconoscerlo. Ora però siamo ad una svolta, perché nei prossimi 18 mesi potrebbe arrivare un vaccino.
A fare il quadro della situazione sono il professore ordinario di Igiene all’Università di Genova, Giancarlo Icardi, e il professore associato di Igiene dell’Università degli studi di Palermo, Emanuele Amodio, al simposio “Rsv negli adulti: il nemico nascosto”, organizzato nell’ambito del 55esimo Congresso Siti (Società Italiana di Igiene), a Padova.
“Stiamo imparando a cercare sempre di più questo virus, stiamo imparando dove lo possiamo trovare anche dal punto di vista sintomatologico e stiamo scoprendo che è molto presente nella nostra popolazione”, spiega Amodio, evidenziando che ancora oggi solo una parte minore dei soggetti che presentano sintomi da infezioni respiratorie acute vengono sottoposti a test per individuare il virus sinciziale.
Passaggio che sarebbe importante per arrivare ad un sistema di sorveglianza allargato, tanto più che l’aumento dei test negli ultimi anni ha permesso di individuare una circolazione maggiore rispetto a quella prima ipotizzata. “Sapevamo già che (la circolazione, ndr) era assolutamente importante nella popolazione pediatrica, coinvolgendo circa il 10-15% dei bambini sotto i due anni di età. Ma anche nel soggetto adulto sopra i 65 anni può essere presente nel 5% di coloro i quali hanno una cosiddetta sindrome simil influenzale, non sempre dovuta dall’influenza ma anche ad altri virus”, racconta Amodio.
“Il virus Rsv colpisce prevalentemente due fasce d’età: quella molto molto debole, quindi i primi mesi di vita, e quella sopra I 65 anni, nonché i soggetti che abbiano delle predisposizioni o una riduzione in termini di sistema immunitario”, chiarisce Antonio Ferro, presidente Siti, moderatore del simposio.
Il vaccino che potrebbe presto cambiare le cose è stato sviluppato da Janssen, azienda farmaceutica del gruppo Jhonson&Jhonson, che ha avviato uno studio globale di Fase III Evergreen e ha presentato i risultati dell’analisi primaria dello studio Cypress di Fase 2b.
“Lo studio ha dimostrato prima di tutto che il vaccino è ben tollerato ed è molto sicuro – afferma Icardi – I primi dati dimostrano poi come questo vaccino abbia un’efficacia nel proteggere dalla polmonite intorno all’80% e sia efficace nel prevenire altri sintomi intorno al 70%. Si parla quindi di un vaccino sicuramente molto molto promettente che aspettiamo con ansia”.
“La sperimentazione clinica più avanzata è quella nei confronti dei soggetti con più di 60 anni e quindi l’approccio inizialmente sarà dedicato a questi soggetti. Ma poi è chiaro che, nel giro di poco, avremo anche preparati per i bambini più piccoli e anche per le donne in gravidanza”, anticipa Icardi.
“Speriamo che entro l’arco di un anno o due questo vaccino venga messo a disposizione dei nostri servizi sanitari”. Poi “sarà molto importante la comunicazione, per far capire alla popolazione l’importanza di proteggersi”, conclude Ferro.