Roma, 2 febbraio 2022 – A partire da quest’anno il 12 marzo sarà la Giornata Nazionale contro la violenza verso i sanitari. Ad indirla, lo scorso 27 gennaio, il Ministro della Salute Roberto Speranza con un decreto realizzato in sinergia con il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi e il Ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa.
La giornata, secondo quanto riportato dal Ministero della Salute servirà per sensibilizzare e per promuovere una cultura che condanni ogni forma di violenza nei confronti dei lavoratori della sanità.
La domanda sorge spontanea: perché è stato necessario istituire una Giornata Nazionale? “L’amara verità – spiega il Segretario Nazionale della Fials Giuseppe Carbone – è che l’aumento delle violenze verso i Professionisti Sanitari è un’ulteriore sconfitta per la nostra Politica. Ancora non è stata data una risposta istituzionale adeguata ai rischi che i sanitari corrono ogni giorno in Italia”.
Secondo il rapporto Inail infatti sono 5mila le aggressioni, ogni anno, subite dagli infermieri italiani, circa 13/14 al giorno. E nel 58% dei casi si è trattato di un’aggressione fisica. Ancora una volta ad essere più colpite sono le donne che rappresentano il 78% degli infermieri – complessivamente oltre 456 mila – e sono oltre 180 mila quelle che hanno subito un’aggressione nella loro vita. In 100mila casi si è trattato di aggressioni fisiche.
“L’istituzione di una Giornata di sensibilizzazione è sicuramente un primo passo ma – prosegue il leader della Fials – quel che occorre è innanzitutto che ci sia il giusto riconoscimento professionale e sociale dei professionisti sanitari, e che l’intero comparto sia presente quotidianamente nell’agenda politica. Sensibilizzare la popolazione senza tutelare i sanitari non contribuirà in maniera efficace a ridurre gli episodi di violenza”.
E mentre nel nostro Paese si procede aggiungendo ricorrenze in calendario, all’Oxford University Hospital in Inghilterra i sanitari indosseranno telecamere, più piccole di uno smartphone, per scoraggiare gli aggressori.
“È un fatto che la pandemia ha, in tutto il mondo ha aumentato gli episodi di violenza contro i sanitari che sono diventati bersaglio della rabbia di chi, colpito dal virus, ha visto la propria salute appesa a un filo. Ma ai fatti bisogna rispondere con i fatti – conclude Carbone – che si aumenti quindi la sorveglianza presso gli ospedali e soprattutto va categoricamente aumentato il numero di infermieri in rapporto ai pazienti. Gli operatori sanitari non possono più essere lasciati soli”.