Attraverso lo studio IPSAD® (Italian Population Survey on Alcohol and Other Drugs), l’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche ha rilevato quanto siano diffuse in Italia esperienze legate a episodi di violenza nella popolazione femminile tra i 18 e gli 84 anni. Sono oltre 12 milioni le donne che hanno subito almeno una volta un episodio di violenza fisica o psicologica: di queste, solo il 5% ha denunciato l’accaduto
Roma, 24 novembre 2023 – Attraverso lo studio IPSAD® (Italian Population Survey on Alcohol and Other Drugs), una ricerca campionaria ripetuta con cadenza triennale dal 2001, che ha visto nel 2022 la partecipazione di oltre 5.000 residenti in circa 100 comuni italiani, l’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ifc) ha rilevato quanto siano diffuse, nel nostro Paese, esperienze legate ad episodi di violenza nella popolazione femminile tra i 18 e gli 84 anni.
Lo studio è basato sulla definizione di “violenza” fornita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo la quale il termine si riferisce “all’utilizzo intenzionale della forza fisica o del potere, minacciato o effettivo, contro sé stessi, un’altra persona o contro un gruppo o una comunità, che comporta o ha una elevata probabilità di comportare lesioni, morte, danno psicologico, malformazioni o privazione” (OMS, 1996). Una definizione che mette in luce quanto tale tipologia di vissuto sia in grado di impattare significativamente sul benessere psicofisico della persona, sottolineando la necessità di approfondire e monitorare il fenomeno.
I dati emersi forniscono l’evidenza di un fenomeno particolarmente esteso e solo in parte “visibile”: sono, infatti, poco meno di 12milioni e 500mila (50,9%) le donne tra i 18 e gli 84 anni che hanno riferito di essere state vittime almeno una volta, nel corso della propria vita, di episodi di violenza psicologica e/o fisica, ma solo il 5% ha denunciato l’accaduto.
Oltre 2 milioni e mezzo le donne (10,1%) che nel corso del 2022 riferiscono di vivere attualmente situazioni di violenza psicologica, subendo atti di controllo da parte di persone vicine, denigrazione e umiliazioni; mente circa 12milioni (50,4%) hanno sperimentato questo tipo di violenze nel corso della propria vita. Tali atti vengono perpetrati soprattutto da conoscenti/amici (34,2%), da familiari conviventi (25,4%) e dal partner (25,1%).
Sono circa 80.000 (0,3%) le donne attualmente vittime di violenza fisica mentre poco meno di 2milioni (8,7%) hanno riferito di aver avuto nel corso della propria vita esperienza di persone vicine che sistematicamente e ripetutamente nel tempo, le “colpivano con forza o le trattenevano contro la loro volontà”. Gli autori di questi atti di violenza fisica sono soprattutto familiari conviventi (46,9%) ed ex partner (35,6%).
A subire episodi di violenza sono soprattutto donne con meno di 60 anni che hanno un livello di istruzione medio-alto, un lavoro e un reddito medio e che sono coniugate e conviventi con il partner e oltre la metà ha figli.
“Le donne che hanno subito nella propria vita episodi di violenza sia essa psicologica o fisica si caratterizzano per la presenza di uno stato di malessere generalizzato: dichiarano livelli più elevati di stress e/o difficoltà nel sonno, e una maggiore propensione all’isolamento”, commenta Sabrina Molinaro, ricercatrice di Cnr-Ifc responsabile dello studio.
“Altro elemento interessante è proprio nella bassa percentuale di donne che riferisce di avere denunciato l’episodio, nonostante il forte impatto che tali violenze assumono nella gestione della quotidianità, quando non la dimensione di vero e proprio pericolo”, continua Molinaro.
“Analizzando le motivazioni, il 50,3% afferma che l’atto non era perseguibile per legge; il 16,6% afferma di aver perdonato e/o giustificato il proprio aggressore; l’11,3% non voleva più pensare più all’accaduto; il 9,8% non ha denunciato per vergogna; il 7,1% per paura dell’aggressore, il 6,8% per sfiducia nel sistema giudiziario e il 6,6% per paura di non essere creduta. Dati, questi, che indicano chiaramente quanto sia importante diffondere la conoscenza del fenomeno e sensibilizzare la popolazione per contrastare le tendenze a normalizzare dal punto di vista culturale le esperienze legate alla violenza”, conclude Molinaro.