Roma, 7 dicembre 2016 – A seguito della nota ufficiale al Ministero del lavoro ed alle altre controparti istituzionali con cui Fsi-Usae ha formalizzato di rifiutare di sottoscrivere lo scandaloso accordo Madia-Triplice e ha aperto il conflitto per il rinnovo del contratto dei lavoratori delle pubbliche amministrazioni relativo al triennio 2016-2018, il Ministero del Lavoro ha proceduto alla Convocazione delle parti.
È il tentativo obbligatorio di conciliazione previsto dalle procedure per il raffreddamento dei conflitti e dalla legge sul diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali.
Rammentiamo che nella nota ufficiale Fsi-Usae bolla il protocollo come un accordo, chiaramente pre-elettorale, in cui si svendono i lavoratori ed il loro diritto ad una giusta retribuzione e alla possibilità di recuperare il potere di acquisto delle buste paga e lo definisce un atto di arroganza che va al di là del buon senso ed è al di fuori da ogni procedura democratica messo in atto da soggetti che praticano una politica maleducata ed arrogante, che se ne infischiano della democrazia sindacale e della cortesia istituzionale.
E che nella medesima nota, Fsi-Usae, rammenta anche che in questo periodo, mentre i lavoratori delle pubbliche amministrazioni (per legge) subivano un blocco delle retribuzioni, si stanno rinnovando i contratti del lavoro privato con aumenti che si aggirano su 80-90 euro; gli stessi però hanno già avuto aumenti relativi a due rinnovi triennali, il 2010-2012 prima (circa 100 €) e il 2013-2015 poi (circa 130 €).
Infine FSI-USAE ritiene che tutti i lavoratori abbiano il medesimo diritto alla giusta retribuzione e che il fatto di lavorare per un datore di lavoro pubblico non può e non deve costituire elemento di discriminazione salariale. FSI-USAE rivendica quindi in questa tornata contrattuale il riallineamento degli andamenti retributivi e contrattuali dei lavoratori delle pubbliche amministrazioni centrali e locali con quanto avvenuto per i lavoratori del lavoro privato chiedendo aumenti adeguati e indicando una cifra che, al netto degli 80 euro di decontribuzione, si può quantificare in 250 euro medie pro capite.
fonte: ufficio stampa