Milano, 30 novembre 2021 – Per la prima volta in Italia, un nuovo anello protesico progettato per la chirurgia riparativa della valvola aortica bicuspide è stato impiantato con approccio mininvasivo su un paziente di 33 anni affetto da insufficienza aortica severa. A effettuare l’intervento, l’équipe medica del dott. Mattia Glauber, responsabile dell’Unità Operativa di Cardiochirurgia Mininvasiva dell’Istituto Clinico Sant’Ambrogio di Milano (Gruppo San Donato).
La bicuspidia aortica è una malformazione congenita ma non ereditaria, che riguarda circa l’1-2% della popolazione e si verifica quando la valvola aortica, che regola il flusso sanguigno dal cuore verso il resto del corpo, si presenta con solo due lembi (o cuspidi) invece di tre, compromettendone l’apertura e/o la chiusura completa. L’insufficienza aortica (la valvola non si chiude come dovrebbe causando un reflusso di sangue nel ventricolo sinistro) è tra le principali conseguenze di questo difetto nei giovani e comporta uno sforzo maggiore del muscolo cardiaco che può causare, con il tempo, una dilatazione del ventricolo e un ispessimento del cuore stesso.
Data la giovane età del paziente, i medici hanno optato per la riparazione della malformazione ed evitando così la sostituzione della valvola nativa con una protesi meccanica. L’utilizzo dell’anello protesico offre un supporto geometrico che rimodella l’anulus, riallinea i due lembi in una configurazione semicircolare facilitandone la chiusura simmetrica per ottenere la continenza della valvola; una differenza importante rispetto al passato quando, senza il supporto dell’anello, si ricorreva a una ricostruzione plastica della valvola più intuitiva e, di conseguenza, più complessa.
L’anello è stato impiantato con approccio mininvasivo mediante un’incisione di 6-7 centimetri sulla parte superiore dello sterno. Negli Stati Uniti questa tipologia di anelli è utilizzata da circa 3 anni; in Italia e negli altri Paesi dell’Unione Europea, ha ricevuto la marcatura CE soltanto un mese fa. La procedura chirurgica è durata 4 ore circa, in trasmissione “live” via internet con l’azienda americana produttrice del dispositivo.
“Questo dispositivo – spiega il dott. Mattia Glauber – consente di dare una maggiore stabilità alla struttura valvolare aortica, offrendo una performance migliore e una maggiore durata del risultato chirurgico nel tempo. Il paziente ora non è più da considerare un soggetto cardiopatico”.
Oggi il paziente può condurre una vita normale, senza la necessità di ricorrere a farmaci anticoagulanti, come avviene in seguito all’impianto di protesi meccaniche. Nel primo periodo saranno necessari controlli più ravvicinati, ma con il tempo si procederà a visite annuali di routine.