Roma, 27 ottobre 2022 – “Guardiamo con favore al recente documento elaborato dalla Conferenza delle Regioni e diretto al nuovo Governo. In particolare accogliamo in modo costruttivo la parte inerente al rinnovato campanello di allarme sulla carenza di personale, rispetto alla quale, giunti ormai vicini ad un punto di non ritorno, occorre, senza alcun dubbio, un coraggioso e concreto piano di assunzioni, indispensabile per rimettere in carreggiata il nostro claudicante sistema sanitario”. Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, commenta le Proposte Strategiche che le Regioni hanno inviato al nascente esecutivo guidato dalla prima Premier donna della nostra storia politica.
“La carenza strutturale di 80mila infermieri rappresenta una emorragia non affatto arginata, che rischia di causare danni irreversibili ad un paziente già ampiamente debilitato. Il nostro SSN, da tempo malato, non può permettersi, tra fughe volontarie di infermieri all’estero e addirittura dimissioni a raffica dalla sanità pubblica, di fare a meno della competenza e delle qualità umane di professionisti sulle cui forti spalle va ricostruito il presente e il futuro.
La nostra speranza, da un lato, è che il nuovo Governo e le Regioni trovino da subito, finalmente, la “strada maestra” per attuare un piano sinergico per dare nuovo impulso al sistema sanitario, partendo, come abbiamo detto più volte, da una sintonia di intenti che cementifichi le fondamenta di un fragile castello di sabbia, dove ognuna delle 21 regioni rischia di dare vita a 21 sistemi sanitari differenti.
Occorre poter contare sulla forza di un Governo che, in ambito sanitario, faccia finalmente da guida, con una serie di norme solide su cui le Regioni possano contare, seppur nel pieno rispetto dei differenti ruoli e peculiarità. Impossibile non tenere conto del mutato costo della vita, in relazione al quale, l’indispensabile percorso di valorizzazione degli infermieri rischia di imbattersi in nuovi ostacoli.
Ed è su un unico binario, sul medesimo convoglio, che il nuovo Governo e le Regioni devono adesso viaggiare, anche nell’ottica delle ingenti risorse a disposizione per la sanità italiana, con il nuovo PNRR, una occasione da non sprecare, nell’ottica del rinnovato fabbisogno di operatori sanitari legato alla tanto attesa ricostruzione della sanità di prossimità, nella speranza che tali risorse non finiscano alla fine fagocitate dalla mediocrità e dal pressapochismo.
Al nuovo Governo e alle Regioni, ci sentiamo in dovere di ribadire alcuni dei contenuti di quelle battaglie, che siamo intenzionati a portare avanti con determinazione:
- Impegno a fornire, attraverso il comitato di Settore, e per quanto di competenza, risorse economiche necessarie, affinché, con riferimento alle negoziazioni relative alla prossima tornata contrattuale 2022/2024, le professioni sanitarie titolari di un proprio profilo professionale approvato con D.M. possano avere il doveroso riconoscimento economico che gli spetta. Chiediamo inoltre, per tali professionisti, indicazioni finalizzate a favorirne la collocazione strutturale nell’Area Elevata Qualificazione, dove hanno titolo ad accedere per conoscenze, competenze e responsabilità.
- Il superamento, per i professionisti sanitari dipendenti del SSN iscritti ai propri Ordini, del regime delle anacronistiche incompatibilità ancora vigente, e consentire agli stessi di svolgere attività libero professionale per soggetti terzi estendendogli l’applicabilità delle norme già previste per la dirigenza medica.
- La revisione del meccanismo di programmazione degli accessi ai corsi di Laurea per le professioni sanitarie, individuando strumenti che consentano di avere un riscontro oggettivo e dinamico della realtà territoriale, in grado di intercettare il reale fabbisogno degli enti e delle strutture del SSN, del sistema ospedaliero universitario e della sanità privata.
- L’accoglimento della proposta di fonte della FNOPI, e quindi l’inserimento all’interno dei Lea (livelli essenziali di assistenza) della branca specialistica assistenziale per dare uniformità di prestazioni a livello regionale e nazionale, con l’istituzione delle competenze specialistiche che già oggi esistono di fatto, ma che non sono ufficialmente riconosciute agli infermieri (es. Wound Care, management accessi vascolari, stomaterapia, interventi di educazione sanitaria e aderenza terapeutica ecc.). È anche opportuno adottare provvedimenti atti a consentire di prescrivere alcune categorie di farmaci e ausili/presidi, come strumento per applicare le competenze specialistiche, che rientrano nella sfera di competenza infermieristica come già accade in diversi Paesi Ue.
- L’estensione a tutta la professione infermieristica della possibilità di accedere ai benefici previsti per le attività usuranti, assieme agli altri colleghi che, come le ostetriche ad esempio, garantiscono giorno per giorno la complessa macchina assistenziale negli ospedali italiani”, conclude De Palma.