Vaiolo delle scimmie, rapida decrescita dell’epidemia

Uno studio coordinato da FBK pubblicato su Nature Communications dimostra l’importanza della corretta informazione per limitare la trasmissione

Trento, 21 marzo 2024 – La causa primaria del declino dell’epidemia di vaiolo delle scimmie (mpox), diffusasi in Italia tra maggio e novembre del 2022, è stata la massiccia riduzione di attività sessuale (60-90%) all’interno delle comunità MSM (men who have sex with men, uomini che fanno sesso con uomini) maggiormente esposte al rischio di infezione.

Questi sono i risultati di uno studio della Fondazione Bruno Kessler e del Ministero della Salute in collaborazione con Università Vita-Salute San Raffaele, Indiana University, Northeastern University e University of Florida, appena pubblicato sulla rivista Nature Communications.

L’epidemia del 2022, in cui sono stati osservati 920 casi confermati, dopo una prima e relativamente breve fase di crescita del numero dei casi giornalieri, è stata caratterizzata da una rapida decrescita di difficile interpretazione. Tra le possibili altre cause prese in considerazione nello studio, e valutate di minore impatto, vi sono la campagna di vaccinazione iniziata l’8 agosto 2022 e l’immunità naturale acquisita dagli individui a maggior rischio.

Lo studio dimostra inoltre l’importanza delle attività di tracciamento dei contatti, che hanno permesso di dimezzare il potenziale numero di infezioni grazie a diagnosi e isolamento precoci dei casi confermati. Lo studio suggerisce inoltre come un sostanziale aumento della capacità di tracciamento dei contatti possa avere un ruolo determinante nel controllo rapido di nuove epidemie di vaiolo delle scimmie.

Infine, lo studio indica che una campagna di vaccinazione che copra meno di un quarto della popolazione MSM, purché prioritizzata sugli individui a maggiore attività sessuale, permetterebbe di prevenire completamente la recrudescenza di focolai di vaiolo delle scimmie nel medio termine.

Lo studio è basato sull’analisi della rete di interazioni sessuali nella comunità MSM, incluse quelle avvenute all’interno di club e saune private, e della trasmissione familiare. Lo studio ha rivelato come i club e le saune, pur avendo un potenziale ruolo nell’amplificazione dell’epidemia, hanno contribuito solo in misura residuale alla trasmissione totale per via del limitato numero di utenti. Anche la trasmissione familiare ha avuto un ruolo marginale.

“Questo studio – commenta Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler – dimostra l’importanza di agire sui comportamenti individuali per limitare la trasmissione di mpox, ad esempio con una puntuale e corretta informazione. Il persistere dello stigma sociale nei confronti delle comunità MSM pone invece un limite alle capacità di intervento, soprattutto per quanto riguarda le attività di tracciamento dei contatti, che sono fondamentali per il controllo”.

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