Milano, 7 dicembre 2020 – Siamo in autunno e, come ogni anno, l’influenza stagionale è alle porte. Quest’anno il virus inizierà a circolare un po’ in ritardo rispetto agli anni precedenti, quando era già attivo tra novembre ed i primi giorni del mese di dicembre: per ora ci sono solo dei casi sporadici e il picco è previsto per metà gennaio. Inoltre grazie alle misure adottate contro Covid-19 (uso obbligatorio di mascherine, distanziamento sociale e igiene delle mani) è probabile che potremmo registrare meno casi rispetto alla media, come evidenziano i dati australiani.
Il virus di quest’anno sembra non essere dunque particolarmente ‘cattivo’, ma non per questo bisognerà abbassare la guardia.
Anzi, mai come quest’anno effettuare la vaccinazione anti-influenzale è fondamentale, non solo per limitare le complicanze dell’influenza stessa (che non sono da sottovalutare), ma anche per evitare di poter sviluppare sintomi che potrebbero far pensare al coronavirus e per ridurre il numero di ricoveri per influenza, ora che il personale medico sta fronteggiando l’emergenza Covid-19.
Intorno al vaccino antinfluenzale aleggiano però, ancora oggi, diversi pregiudizi e falsi miti, spesso generati da fonti poco attendibili. Con il prof. Fabrizio Pregliasco, Direttore scientifico di Osservatorio Influenza, Virologo, Ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano e Direttore Sanitario I.R.C.C.S. Istituto Ortopedico Galeazzi, proviamo dunque a fare un po’ di chiarezza sulle credenze più diffuse sul vaccino antinfluenzale, con la raccomandazione di verificare sempre la provenienza delle notizie che circolano e di affidarsi sempre a fonti autorevoli.
L’influenza non è una malattia grave e quindi non è necessario vaccinarsi
FALSO. L’influenza è in realtà una patologia respiratoria che può manifestarsi in forme di diversa gravità: nella stragrande maggioranza dei casi i pazienti guariscono senza strascichi, ma in soggetti più fragili, come gli anziani e i bambini, o persone con un sistema immunitario compromesso, può facilmente provocare complicazioni come polmoniti e condurre al ricovero in ospedale o, nei casi estremi, persino alla morte. Da non dimenticare che l’influenza ogni anno uccide infatti circa 650mila persone in tutto il mondo: morti che si potrebbero evitare se si arrivasse ad una copertura vaccinale tale da contrastare la diffusione del virus.
Il vaccino antinfluenzale è raccomandato solo agli anziani
FALSO. Sebbene le complicanze siano più frequenti nelle persone anziane, la vaccinazione antinfluenzale non è consigliata solo a chi ha più di 65 anni. Tutti i soggetti, di qualsiasi età, con un sistema immunitario compromesso o affetti da malattie croniche come asma bronchiale o patologie cardiache, dovrebbero vaccinarsi contro l’influenza. Non va dimenticato, inoltre, che la vaccinazione è raccomandata anche alle donne in gravidanza e ai bambini piccoli in quanto anch’essi a maggior rischio di infezioni gravi.
Il vaccino dell’anno precedente protegge anche nella stagione successiva
FALSO. Poiché in genere i ceppi virali dell’influenza mutano ogni anno, e ogni anno il vaccino è diverso da quello dell’anno precedente proprio perché disegnato specificamente per il tipo di virus che sarà in circolazione durante quella stagione, per essere “coperti” dall’influenza, occorre vaccinarsi tutti gli anni. E anche se i ceppi virali in circolazione non fossero mutati rispetto all’anno precedente, è bene ripetere regolarmente la vaccinazione per minimizzare le probabilità di contrarre il virus.
Il vaccino non è efficace perché ho contratto comunque l’influenza, pur essendomi vaccinato
FALSO. Le persone che dicono di aver sviluppato l’influenza nonostante si siano vaccinate, in realtà hanno contratto una malattia diversa. Il vaccino antinfluenzale è infatti efficace per contrastare solo i ceppi virali, individuati come i più probabili responsabili della stagione influenzale, per cui è stato studiato. In circolazione, specie in inverno, vi sono però altri virus “parainfluenzali” che provocano sintomi molto simili a quelli dell’influenza, ma per cui non esiste protezione vaccinale. Le infezioni respiratorie o intestinali che essi provocano sono comunque meno serie e meno soggette a complicazioni rispetto a quelle causate dall’influenza.
Il vaccino antinfluenzale è sconsigliato in gravidanza e/o durante l’allattamento
FALSO. In realtà la gravidanza è un momento delicato in cui le donne, avendo un sistema immunitario più debole, sono a maggior rischio di complicazioni in caso di infezione da virus influenzale, complicazioni che potrebbero mettere a rischio la salute sia della mamma che del nascituro. L’influenza, in particolare la febbre alta, può inoltre comportare la comparsa di contrazioni dell’utero, che potrebbero causare a loro volta un parto prematuro. Ecco perché la vaccinazione antinfluenzale è raccomandata alle donne in qualsiasi fase della gravidanza, in quanto protegge la mamma, riducendo di almeno il 50% il rischio di ricovero, e diminuisce il rischio che il neonato sviluppi otite nei primi due mesi di vita.
Il vaccino antinfluenzale è sicuro e fortemente consigliato anche durante l’allattamento, in quanto permette di rinforzare le difese immunitarie anche del neonato, dato che attualmente non esiste un vaccino per i bambini sotto i sei mesi.
Il vaccino per l’influenza aiuta a proteggerci dal Covid-19
VERO/FALSO. In realtà non esistono evidenze che il vaccino antinfluenzale aiuti a proteggerci anche dal Covid-19. Nonostante ciò, in questo momento la vaccinazione antinfluenzale è molto importante per semplificare la diagnosi e la gestione dei casi sospetti, dato che i sintomi tra Covid-19 e influenza sono molto simili. Inoltre, vaccinandosi contro l’influenza, si riducono le complicanze dovute a questa malattia, soprattutto nei soggetti a rischio, e gli accessi al Pronto soccorso.
Il vaccino antinfluenzale può causare gravi effetti collaterali
FALSO. I vaccini in commercio sono assolutamente sicuri. Prima di essere commercializzato di solito un vaccino segue per anni una serie di test e controlli molto rigidi che servono proprio a verificarne non solo l’efficacia, ma anche la sicurezza. La maggior parte degli effetti collaterali sono di solito lievi e irrilevanti, se paragonati ai rischi di un’epidemia influenzale o agli effetti collaterali dei farmaci più comuni usati per curarla. A seguito del vaccino, possono presentarsi al massimo un momentaneo gonfiore e dolore nella zona interessata, un lieve rialzo della febbre o un malessere generale che regrediscono però spontaneamente nel giro di 24/48 ore. Anche reazioni allergiche gravi al vaccino sono possibili, ma estremamente rare.
Il periodo migliore per vaccinarsi è compreso tra ottobre e inizio dicembre
VERO. La copertura determinata dal vaccino ha una durata limitata. Quindi, tenuto conto che il vaccino impiega due settimane per produrre anticorpi efficaci contro i virus dell’influenza circolanti e che la stagione influenzale di solito parte dalla fine di dicembre con un picco tra gennaio e febbraio, il periodo più indicato per la vaccinazione è quello compreso tra la metà del mese di ottobre e l’inizio del mese di dicembre, in modo da essere protetti nel periodo influenzale tipico.
In caso di raffreddore è meglio rinviare la vaccinazione contro l’influenza
FALSO. In generale raffreddore, mal di gola o diarrea, se sono lievi, non rendono necessario rimandare la vaccinazione antinfluenzale, che va invece rinviata in caso di malattie moderate o gravi con febbre. In questi casi meglio aspettare la guarigione.
I vaccini antinfluenzali attualmente disponibili sono tutti uguali
FALSO. I vaccini attualmente disponibili non sono tutti uguali e sempre più fonti autorevoli evidenziano l’importanza di scegliere il vaccino più appropriato in relazione all’età e alla condizione di salute della popolazione da vaccinare.
I vaccini più diffusi in Italia sono intramuscolari (split, a subunità o adiuvato) e sono tutti inattivati (ossia non contengono virus attivi). Esiste anche un vaccino spray intranasale, costituito da virus vivi attenuati, per ora destinato esclusivamente al trattamento di pazienti di età compresa tra i 2 e i 18 anni. Da poco è infine disponibile un innovativo vaccino che impiega virus da coltura cellulare, sviluppato come alternativa al tradizionale processo manifatturiero basato su uova, e che è in grado di offrire una protezione ancora più significativa.
La maggioranza dei vaccini disponibili sono trivalenti, ossia offrono immunità verso i tre principali ceppi virali indicati dall’OMS (due virus di tipo A e uno di tipo B), ma dal 2014 è autorizzata al commercio in Italia anche la formulazione quadrivalente split che protegge da un ulteriore virus di tipo B. L’uso preferenziale del vaccino quadrivalente viene raccomandato ai bambini e agli adolescenti, dato il maggior impatto dei ceppi B su queste fascia d’età (a partire dai 9 anni di età è possibile somministrare anche il nuovo vaccino quadrivalente prodotto su coltura cellulare).
Nella fascia di popolazione compresa fra i 18 e i 64 anni viene raccomandato l’impiego di un vaccino sub unità o split trivalente o quadrivalente con una preferenza per la formulazione quadrivalente (incluso il nuovo quadrivalente prodotto su coltura cellulare) negli operatori sanitari, negli addetti all’assistenza e negli adulti affetti da patologie croniche.
Nei soggetti over 65 è preferibile l’utilizzo del vaccino trivalente adiuvato: la sua funzione è quella di potenziare la risposta immunitaria alla vaccinazione, ecco perchè questa formulazione viene in genere riservata ad anziani e soggetti con scarsa risposta immunitaria.
Da quest’anno, per le stesse categorie indicate per il vaccino adiuvato, è disponibile anche il vaccino quadrivalente ad alto dosaggio in cui, invece di un adiuvante, per stimolare maggiormente il sistema immunitario è stata inserita una quantità di antigene pari a 4 volte quella contenuta nei vaccini tradizionali.