Prof.ssa Anna Maria Colao, endocrinologa, Chairholder Cattedra Unesco presso l’Università Federico II di Napoli: “Importante dichiarare durante l’anamnesi eventuali allergie, episodi di ictus o trombosi in famiglia”
Roma, 3 luglio 2021 – Vaccino Covid-19 e donne: rischi, fertilità, risposta vaccinale e differenza di genere, ma anche arruolamento femminile nei trial. L’agenzia Dire ne ha parlato con la prof.ssa Anna Maria Colao, Chairholder Cattedra Unesco presso l’Università Federico II di Napoli e ideatrice e realizzatrice dell’iniziativa “Il Festival della salute e del benessere Femminile” ed endocrinologa in corso a Napoli.
I sieri che sfruttano la piattaforma ad Adenovirus possono creare un problema maggiore nel sesso femminile in età fertile o la casistica non fa pensare a questo? E ancora, le donne sono parimenti arruolate nei trial clinici rispetto ai ‘colleghi’ maschi o serve maggiore attenzione da parte del mondo scientifico e farmaceutico?
Due quesiti molto importanti. Partiamo dal secondo. Si arruolano sempre poche donne nei trial perché il sesso femminile è complesso dal punto di vista ormonale in quanto è caratterizzato da una ciclicità mensile che cambia completamente l’assetto della distribuzione dei liquidi all’interno del corpo e quindi la distribuzione del farmaco. Inoltre ogni mese ogni donna potrebbe essere ‘potenzialmente’ in gravidanza.
Tutto questo può diventare un motivo di esclusione dal trial quindi è ovvio che inserire le donne è più costoso o complesso rispetto ad un uomo che da questo punto di vista è molto più stabile. Per questo noi donne subiamo un danno d’informazione su tutti i farmaci. Alla fine la posologia di gran parte dei farmaci che conosciamo è stata studiata sull’uomo e non nella donna. Diamo per buono che vada bene per entrambi i sessi, ma non è detto che sia così.
Questa è una domanda fondamentale ma anche senza una risposta, questo vale anche sui farmaci e il gap andrebbe recuperato attraverso una collaborazione su larga scala a livello internazionale.
Voglio cogliere l’occasione poi per lanciare l’appello a tutta la popolazione affinché riprenda con fiducia a vaccinarsi. Usciremo da questa pandemia solo quando la stragrande maggioranza della popolazione avrà fatto il vaccino.
Su alcuni sieri ci sono problemi? Può darsi che per alcuni debbano essere affinate le conoscenze, ma dobbiamo ricordare che è stato fatto uno sforzo incredibile per combattere un virus di cui non si sapeva nulla. E soprattutto sono le donne più a rischio trombosi che viene facilitata dagli ormoni? Al normale livello ormonale non c’è nessun rischio.
Esiste una ‘quota parte’ di popolazione che sviluppa un rischio di trombosi per questo è importante che ognuno conosca il proprio ‘rischio personale’ e lo ‘denunci’ prima di sottoporsi al vaccino. Ad esempio va dichiarato nel momento dell’anamnesi se si è un soggetto allergico, se nella propria famiglia ci sono stati infarti, ictus o trombosi in modo tale che quel singolo soggetto farà uno screening prima di sottoporsi al vaccino.
Il discorso della vaccinazione eterologa va vista sempre con un occhio benevolo. Se si utilizzano due modalità di indurre la risposta anticorpale è probabile che avremo più anticorpi utilizzando due modalità di vaccinazione diversa rispetto al soggetto su cui è stato usato lo stesso vaccino. Da qui i ricercatori hanno suggerito di fare la seconda dose con lo stesso vaccino.
La scienza procede per domande a cui si cerca di dare una risposta. Riprendiamo con fiducia con le vaccinazioni e facciamo in modo che tutto il mondo sia vaccinato. Perché o si esce fuori dalla pandemia tutti insieme o non ne esce nessuno.
(fonte: agenzia Dire)