“È importante che anche le persone che hanno già contratto il virus si proteggano, in quanto potrebbero riacquisire nuovamente la malattia. Non è, infatti, ancora provato scientificamente che questi soggetti producano anticorpi neutralizzanti a dosi tali da proteggerli nel tempo”
Milano, 14 dicembre 2020 – Il prof. Marco Tinelli, Infettivologo, Componente del Direttivo Nazionale della Società Italiana di Malattie Infettive e Senior Consultant di Auxologico è stato intervistato per dare risposte scientifiche alle tante domande sui vaccini anti Covid.
Che differenza c’è tra i diversi vaccini?
Il piano vaccinale nazionale consiste nella somministrazione di 6 vaccini che hanno caratteristiche differenti:
- 3 vaccini hanno come tecnica la somministrazione di particelle di mRNA messaggero all’interno delle cellule che inducono a produrre la proteina spike (proteina prodotta dal virus), senza potere infettante, che stimolerà anticorpi contro questa proteina e proteggerà dal virus;
- altri 2 tipi di vaccini sono veicolati da un virus inattivato di scimpanzé: contengono anch’essi un’informazione di mRNA messaggero che induce a sua volta, come gli altri, la produzione di queste proteine, e quindi gli anticorpi;
- esiste infine un altro vaccino, più tradizionale, che somministra direttamente le proteine dell’envelope, cioè della membrana del virus, e quindi induce la formazione di anticorpi.
I vaccini che arriveranno per primi saranno quelli con mRNA messaggero di Pfizer e Moderna. Successivamente verranno somministrati gli altri vaccini c in modo da raggiungere tutta la popolazione italiana.
Tutti i vaccini saranno somministrati in 2 dosi a distanza di 1 mese o di 3 settimane uno dall’altro.
Quali particolarità hanno i due vaccini che arriveranno per primi?
I vaccini Pfizer e Moderna si basano entrambi sull’innovativa tecnologia a Rna messaggero, cioè sulla somministrazione di particelle di mRNA messaggero all’interno delle cellule che inducono a produrre la proteina spike (proteina prodotta dal virus), senza potere infettante, che stimolerà anticorpi contro questa proteina e proteggerà dal virus.
I due vaccini hanno anche differenti modalità di conservazione: uno deve essere conservato a -70 gradi e l’altro a temperature ancora più basse.
In Italia molti centri sono già attrezzati e il governo ne ha identificati 300 che detengono queste modalità di somministrazione e garantiscono la catena del freddo. Auxologico per esempio ha già acquistato 8 congelatori per somministrare questo vaccino, in quanto sarà riconosciuto, molto probabilmente, come Centro Vaccinale dalla Regione Lombardia dall’inizio del 2021.
Qual è la percentuale di vaccinati indispensabile per raggiungere l’immunità di gregge?
Quest’anno la richiesta di vaccinazione antinfluenzale è stata molto alta e questo lascia ben sperare in una buona risposta da parte della popolazione italiana anche verso il vaccino del Coronavirus. Per raggiungere la cosiddetta immunità di gregge è necessario che il 65-75% di tutta la popolazione sia vaccinata.
Dovranno vaccinarsi anche coloro che hanno avuto il Covid?
È importante che anche le persone che hanno già contratto il virus si proteggano, in quanto potrebbero riacquisire nuovamente la malattia. Non è, infatti, ancora provato scientificamente che questi soggetti producano anticorpi neutralizzanti a dosi tali da proteggerli nel tempo.
Quanto potrebbe durare l’immunità dopo la vaccinazione?
La popolazione che si è già sottoposta volontariamente alla vaccinazione in via sperimentale ha prodotto molti anticorpi: questo significa che molto probabilmente l’immunità potrebbe durare qualche anno. I governi e le aziende farmaceutiche potranno verificare l’immunità a distanza di uno o due anni.
Com’è stata possibile una risposta così rapida nello sviluppo di nuovi vaccini?
La risposta così rapida della scienza e della medicina è stata possibile grazie a tanti anni di studi e alle nuove tecnologie. La ricerca è stata fondamentale perché ha permesso di produrre dei vaccini ad altissima tecnologia, ma anche dei modelli predittivi sui rischi potenziali che potrebbero verificarsi in futuro e che ci consentiranno di affrontare qualunque tipo di patologia contagiosa da virus in maniera più tempestiva.