Dopo esser scomparsa l’anno passato grazie a un galateo sociale anti-Covid, l’influenza potrebbe ritornare a colpire il prossimo inverno, approfittando della ripresa delle attività e del ritorno ad una ‘quasi’ normalità favorite dal buon andamento della campagna vaccinale anti-Covid. La stagione influenzale che sta per iniziare potrebbe essere di media intensità, con un numero compreso tra 4 e 6 milioni di casi. Sono già stati isolati i primi casi nel nord Italia e nel Lazio. Il vaccino resta l’unica arma che abbiamo a disposizione per proteggerci e tutelarci dai rischi e dalle conseguenze più serie dell’influenza classica e per ridurre il rischio di una “doppia epidemia” Covid e influenza
Milano, 3 novembre 2021 – In questi giorni, come l’anno scorso in anticipo a causa della pandemia, in tutte le Regioni italiane ha preso il via ufficialmente la campagna vaccinale contro l’influenza per la stagione 2021-2022, che quest’anno andrà di pari passo con la vaccinazione anti-Covid. Per il secondo inverno consecutivo, infatti, il virus dell’influenza stagionale si trova a “convivere” con il SARS CoV-2, responsabile della pandemia.
Lo scorso anno si è registrato un terzo dei casi di influenza rispetto alla stagione pre-Covid: mascherine, distanziamento, scuole chiuse, parziale lockdown nei mesi freddi hanno di fatto impedito ai virus influenzali di circolare. Ma quest’anno la situazione pandemica è cambiata: grazie ai vaccini il numero di casi gravi di Covid-19 si è sensibilmente ridotto e parecchi Paesi, compresa l’Italia, hanno potuto rimuovere buona parte delle limitazioni.
Ecco perché gli epidemiologi concordano nel prevedere che quest’anno altri virus, come quelli influenzali, potrebbero tornare a circolare con maggiore facilità di pari passo con l’allentamento delle misure restrittive e la ripresa di spostamenti e attività al chiuso, con il rischio di avere una stagione influenzale con un elevato numero di contagi.
Lo sta già dimostrando il fatto che, con i primi sbalzi di temperatura, qualcuno sta iniziando già ad accusare i primi malanni di stagione con febbre e raffreddamenti, quelli che solitamente vengono definiti virus para influenzali. In due bambini residenti nel Nord del Paese e in un ragazzo del Lazio sono inoltre già stati identificati i primi casi di influenza legati a virus di tipo A/H3N2. Per ora si tratta di casi sporadici, come sempre avveniva in questo periodo anche prima della pandemia, mentre l’ondata influenzale vera e propria dovrebbe presentarsi tra fine novembre e inizio dicembre.
Tra l’altro, la mancata immunizzazione al virus influenzale dello scorso anno potrebbe aver indebolito le nostre difese immunitarie dando modo alla malattia di essere più aggressiva, ma per ora questa resta solo un’ipotesi. Si spera comunque che alcune misure anti-Covid ancora attive, come l’uso della mascherina e dei gel per le mani, facciano da contrappeso e contribuiscano a contenere la circolazione dei virus influenzali.
I sintomi saranno i più tradizionali: la presenza di almeno un sintomo respiratorio (es. naso che cola/chiuso, starnuti, mal di gola, ecc.); l’innalzamento brusco della temperatura corporea minimo a 38°C; la presenza di almeno un sintomo sistemico generale, come ad esempio: brividi, spossatezza, dolori articolari, ecc.
“In caso di comparsa di questi sintomi la cosa migliore da fare è evitare spostamenti e limitare il più possibile i contatti con le altre persone, in forma preventiva, e sottoporsi al tampone per rimuovere qualsiasi dubbio, proprio perché la variante Delta non presenta più quei sintomi peculiari del Covid, tipo la perdita di gusto e olfatto, ma ha modificato leggermente la propria sintomatologia assomigliando molto all’influenza classica. Il trattamento raccomandato in caso di influenza è quello dell’automedicazione responsabile per attenuare i sintomi senza azzerarli, in accordo con il proprio medico curante. No quindi agli antibiotici se non su espressa indicazione medica, sì invece agli antipiretici”, consiglia il prof. Fabrizio Pregliasco, Direttore scientifico di Osservatorio Influenza, Virologo, Ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano e Direttore Sanitario I.R.C.C.S. Istituto Ortopedico Galeazzi.
Curare l’igiene respiratoria (coprire la bocca e il naso se si tossisce o starnutisce), lavare spesso e con cura le mani, evitare i contatti con gli altri se si è malati sono i metodi più utili per ridurre la circolazione del virus. Ma, come stiamo vedendo con il Covid, l’arma più efficace e sicura di prevenzione rimangono comunque i vaccini. Ecco perché la raccomandazione rimane, come sempre, quella di vaccinarsi anche contro l’influenza.
Non dobbiamo infatti dimenticare che, anche se tendiamo a vedere l’influenza come un malanno di stagione tutto sommato innocuo che si risolve da solo dopo qualche giorno e senza lasciare conseguenze, in realtà ogni anno 8-10mila persone muoiono di complicanze dell’influenza.
Vaccinandosi si contribuisce dunque a proteggere i soggetti più vulnerabili che corrono un rischio più alto di complicazioni severe e a diminuire gli accessi al pronto soccorso e i ricoveri per influenza; anche perché il ricovero in strutture sanitarie per influenza potrebbe aumentare anche il rischio di esposizione a SARS-CoV-2 e il successivo sviluppo di forme gravi di Covid-19.
Il periodo più indicato per le profilassi è quello autunnale, a partire dal mese in corso così da avere una copertura almeno fino a febbraio-marzo. Una novità di quest’anno è che il vaccino si potrà fare anche in farmacia. Maggiore attenzione, come sempre, deve essere prestata a over 65 e soggetti fragili.
Ma sempre in un’ottica di limitare il più possibile la circolazione dei virus influenzali, quest’anno, come era già accaduto la scorsa stagione, il vaccino viene offerto gratuitamente anche alla fascia di popolazione che ha tra i 60 e i 64 anni, oltre che agli over65. E viene raccomandato anche a tutti i bambini che hanno tra i 6 mesi e i 6 anni.
“I bambini rimangono infatti i principali “untori” per quanto riguarda l’influenza, tanto più in epoca pandemica perché è più difficile per loro seguire le regole di protezione come l’uso della mascherina, il frequente lavaggio delle mani, il distanziamento, ed evitare di toccare occhi e bocca. Quest’anno, con le scuole aperte e la maggiore mobilità, ci aspettiamo più casi di influenza tra i piccoli rispetto allo scorso anno”, afferma il prof. Pregliasco.
Ancora in una situazione di convivenza con il Covid-19, il vaccino antinfluenzale è comunque consigliato anche per le categorie meno vulnerabili per evitare l’assenteismo legato alla malattia e soprattutto facilitare la diagnosi differenziale tra i due virus. L’obiettivo è diffondere una copertura più alta di quella raggiunta negli anni passati e scongiurare il rischio di una sovrapposizione tra virus, per altro con sintomi analoghi.
“Finora, grazie alla campagna vaccinale, siamo riusciti a tenere sotto controllo il numero di contagi da Coronavirus, ma negli ultimi giorni si sta assistendo purtroppo a un nuovo aumento dei casi. La situazione va dunque monitorata in modo attento. Non è infatti escluso che nel prossimo inverno, complici l’arrivo del freddo e la diffusione di nuove varianti tra cui la variante Delta Plus, ci possa essere anche in Italia un ultimo colpo di coda del virus e che la stagione possa essere caratterizzata dalla compresenza di Covid-19 e influenza, malattie con sintomi appunto molto simili. In quest’ottica è bene non farsi dunque trovare impreparati. Utile utilizzare pure le vaccinazioni contro gli pneumococchi, che servono a proteggere dalle polmoniti e dalle bronchiti e che possono essere somministrate insieme all’antinfluenzale”, conclude Fabrizio Pregliasco.