Ferrara, 11 aprile 2016 – All’Oncologia Clinica del S. Anna è stata donata una apparecchiatura per contrastare la caduta dei capelli provocata dalla chemioterapia, che consentirà di trattare contemporaneamente fino a 6 pazienti al giorno.
Per questo motivo stamane si è tenuta una conferenza stampa in cui si è presentato lo strumento. Erano presenti: Eugenio Di Ruscio (Direttore Sanitario S. Anna), Antonio Frassoldati (Direttore Oncologia S. Anna), Cristiana Fantozzi (Presidente Fondazione CariCento), Sergio Gullini (Presidente LILT), Bruno Rossi (Presidente Lions Club Poggio Renatico), Paolo Cervi (Tesoriere Lions Club Poggio Renatico).
Un grande aiuto alle donne. La chemioterapia rappresenta una delle principali armi a disposizione dell’oncologo per combattere i tumori. Nella maggior parte dei casi i farmaci utilizzati (che agiscono bloccando la crescita dei tessuti che si rinnovano rapidamente, come le cellule del sangue e delle mucose) provocano, fra gli effetti indesiderati, la caduta dei capelli (o alopecia).
I farmaci infatti, distribuendosi attraverso il sangue in tutto il corpo, raggiungono anche il cuoio capelluto, dove bloccano temporaneamente la crescita delle cellule dei bulbi piliferi, provocando la rottura delle radici del capello, aumentando la sua fragilità e favorendone il distacco e la caduta.
Non tutti i farmaci chemioterapici provocano alopecia con la stessa intensità. Il fenomeno è particolarmente evidente con farmaci molto utilizzati nella terapia dei tumori della mammella, dell’ovaio, del polmone ed in molti altri. La perdita dei capelli inizia già dopo 1-2 settimane dalla prima dose di chemioterapia e si manifesta, spesso in modo rapido, fino alla completa alopecia.
Più raramente la caduta è parziale (“a macchia di leopardo”). L’alopecia si mantiene solitamente fino al termine della chemioterapia, con una successiva progressiva ricrescita dei capelli.
Seppure sia transitorio, con recupero al termine delle terapia, questo effetto collaterale ha un grande impatto emotivo sui pazienti. Alla comunicazione della diagnosi di tumore e della necessità di iniziare la chemioterapia si associa quindi anche la notizia di una modifica importante del proprio corpo, che certamente aumenta il grado di ansia e sofferenza in un momento già molto complesso.
La caduta dei capelli modifica profondamente l’immagine di se stessi, in particolare nella donna, ed è di fatto un “marchio” di malattia, visibile a sé e agli altri, vissuto come indice della propria vulnerabilità, che pone in una condizione psicologica di inferiorità e ricorda e rinnova ogni giorno ansie e paure per il proprio destino.
Il problema della caduta dei capelli è così temuto da alcuni pazienti da condizionare una rinuncia alla chemioterapia. Non esistono rimedi efficaci per evitare il fenomeno della caduta dei capelli. Si consiglia solitamente l’uso di parrucche, cappelli, foulard o bandane, per limitare l’effetto visivo dell’alopecia.
La nuova strumentazione. Recentemente un’azienda inglese ha messo a punto un dispositivo che si è rivelato in grado di contrastare il fenomeno della caduta dei capelli. Si tratta di un casco morbido (una specie di “cuffia”) che il paziente deve indossare mentre viene sottoposto all’infusione della chemioterapia. Il casco è collegato ad un sistema refrigerante che, attraverso un liquido che circola nella cuffia, mantiene una bassa temperatura del cuoio capelluto per tutta la durata del trattamento.
In tal modo viene ridotta di circa il 40% la circolazione del sangue in questa zona; di conseguenza diminuisce l’esposizione del bulbo pilifero ai farmaci chemioterapici e viene rallentato il metabolismo della cellula del bulbo, rendendola meno sensibile al chemioterapico. Il risultato è una riduzione del danno del bulbo pilifero ed una riduzione – o assenza – del fenomeno di perdita del capello.
Numerosi studi, condotti per lo più nel nord Europa, hanno dimostrato che questo sistema è in grado di ridurre significativamente il rischio della caduta dei capelli nella maggior parte dei pazienti. La caduta completa dei capelli è stata infatti evitata in percentuali che superano l’80% dei casi, con nessuna caduta dei capelli in oltre un terzo dei casi. L’uso del casco refrigerato è risultato ben tollerato dalla maggior parte dei pazienti.
Poter offrire ai pazienti (e soprattutto alle donne) la possibilità di prevenire o contenere il fenomeno della caduta dei capelli rappresenta un modo per curare non solo la malattia, ma anche il disagio psicologico che si associa inevitabilmente a queste situazioni.
fonte: ufficio stampa (foto del Servizio Audiovisivi dell’AOU di Ferrara)