Oltre una persona su due ha le gengive troppo sottili e dopo un impianto dentale mal posizionato si ritrova con un ‘sorriso cavallino’, nel 60% dei casi entro appena 6 mesi: un intervento non ben programmato e gestito aumenta di 14 volte il rischio che le gengive entro poche settimane si ritraggano, scoprendo le radici dentali e alterando il sorriso. Per evitare gli inestetismi gengivali bastano però una buona progettazione tridimensionale dell’impianto con RX o Tac 3D, la corretta valutazione dello spessore dei tessuti e in alcuni casi il ricorso a innesti gengivali o biomateriali
Firenze, 10 maggio 2024 – Da Laetitia Casta a Julia Roberts, a Ronaldinho: tanti vip hanno il ‘sorriso cavallino’ o ‘gummy smile’, che scopre un po’ troppo le gengive. Ma se per loro è una caratteristica distintiva, per chi si ritrova il sorriso alterato dopo un impianto dentale può diventare un serio problema, creando disagio e imbarazzo quando si sorride.
Oltre una persona su due ha infatti le gengive molto sottili e questo aumenta il rischio di risultati esteticamente sfavorevoli dopo un impianto, se questo non viene ben programmato ed eseguito, tanto che si stima che a 6 mesi da un intervento non preciso, il 60% dei pazienti possa ritrovarsi con un sorriso gengivale.
Lo segnalano gli esperti della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP) durante il corso di aggiornamento in Chirurgia plastica parodontale e peri-implantare, a Firenze il 10 e 11 maggio, sottolineando che un impianto posizionato male, per esempio, aumenta 14 volte la probabilità che il margine della gengiva si ritragga cambiando il sorriso.
“Il sorriso gengivale, o cavallino, è una condizione di nascita per circa il 10-12% delle persone e si definisce tale quando sorridendo si scoprono oltre 3 millimetri di gengiva – osserva Francesco Cairo, presidente SIdP e Professore di Parodontologia dell’Università di Firenze – Molti ci convivono senza farsene un cruccio, ma intercettando il problema durante la crescita lo si può efficacemente correggere, per esempio con semplici interventi poco invasivi di gengivectomia per rimuovere e riposizionare il tessuto gengivale in eccesso, se questa è la causa dell’inestetismo”.
“Si può intervenire anche in altri modi, per esempio con l’iniezione di filler o botulino per consentire al labbro superiore di coprire di più la gengiva, ma con effetti di durata limitata che svaniscono dopo 6 mesi – spiega il prof. Cairo – Peraltro, con il passare degli anni in alcuni casi il problema si risolve da sé, perché il labbro più cadente torna a nascondere la gengiva. Un sorriso perfetto non scopre oltre 3 millimetri di gengive a partire dal bordo del labbro superiore, che devono essere sane, rosee e uniformi”.
Ma se Julia Roberts e Laetitia Casta hanno scelto di tenersi il loro sorriso ritenendolo anzi un tratto distintivo, la faccenda cambia quando ci si ritrova con un sorriso diverso dopo un impianto dentale: almeno il 50% delle persone ha infatti gengive costituzionalmente sottili, un tratto anatomico che le rende più a rischio di recessione se si è sottoposti a un impianto dentale non ben progettato.
“In queste persone un impianto posizionato male aumenta di 14 volte la probabilità di avere poi un sorriso cavallino, con radici dentali molto scoperte – specifica Cairo – Un impianto troppo inclinato, in caso di gengive sottili, comporta la recessione delle gengive stesse: per ogni errore di posizionamento di 10 gradi, per esempio, aumenta il rischio che la gengiva si ritragga di 0.25 millimetri”.
“L’antidoto però esiste – rassicura – basta rivolgersi a parodontologi esperti: attraverso un’accurata progettazione tridimensionale del posizionamento dell’impianto con Rx o Tac 3D il rischio di inserirlo ‘storto’ si azzera e con questo anche la probabilità di avere un problema estetico dopo. Soprattutto nei casi in cui l’impianto deve essere inserito in un’area visibile ed esteticamente rilevante, è molto importante che ci sia un’attenta valutazione dello spessore dei tessuti molli e dei tessuti duri attraverso Tac e scansioni digitali, così da valutarne accuratamente tutti i dettagli per evitare che uno spessore troppo sottile possa avere ripercussioni negative sull’esito dell’intervento”.
“Infine, nei casi più difficili in cui le gengive sono sottili e l’impianto potrebbe effettivamente comportare modifiche del sorriso nonostante tutte le precauzioni e cautele, si può optare per l’utilizzo di specifici biomateriali e per innesti gengivali, in cui il tessuto mancante viene ricostruito prelevando piccoli lembi di tessuto molle dal palato e innestandoli nelle aree che necessitano di trattamento, dando luogo alla graduale formazione di un nuovo strato di gengiva. In questo modo non si interferisce con l’estetica del sorriso, che anzi risulta migliorato”, conclude il prof. Cairo.