AIOM: “Servono risorse per rispondere alle esigenze di 3 milioni di cittadini e affrontare così la tempesta perfetta”. Il presidente Carmine Pinto: “Lo strumento può essere rappresentato da 1 centesimo in più a sigaretta che non significa aumentare le tasse, ma riconvertire le accise già esistenti spostandole verso altre voci”
Milano, 15 settembre 2016 – “L’obiettivo degli oncologi italiani è poter garantire a tutti i pazienti l’accesso ai farmaci innovativi e alle cure più efficaci. Lo strumento potrebbe essere rappresentato da 1 centesimo in più a sigaretta che non significa aumentare le tasse, ma riconvertire le accise già esistenti spostandole verso altre voci”. Il prof. Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), spiega la proposta degli oncologi di istituire un Fondo Nazionale per l’Oncologia finanziandolo con le accise sul tabacco.
“Oggi in Italia sono disponibili 132 farmaci antitumorali, 63 sono stati immessi sul mercato negli ultimi 15 anni – continua il prof. Pinto – Nel prossimo futuro si può concretizzare il rischio che i malati non siano curati con le terapie più efficaci se non vengono individuate risorse aggiuntive. Solo così potremo far fronte alle necessità di quell’esercito di persone, circa 3 milioni di italiani, che combattono contro il cancro. La spesa per farmaci antineoplastici si è collocata nel 2014 per la prima volta al primo posto (3,2 miliardi di euro), seguita dai farmaci antimicrobici per uso sistemico (2,9 miliardi di euro) e del sistema cardiovascolare (2,7 miliardi). Governare la ‘tempesta perfetta’ in Oncologia sarà cruciale per garantire la sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale”.
In 5 anni gli italiani che vivono dopo un tumore sono aumentati di circa il 20%: da 2 milioni e mezzo nel 2010 a circa 3 milioni nel 2015. Il fumo è il principale fattore di rischio per il cancro del polmone e, più in generale, centomila casi di neoplasie ogni anno in Italia sono dovuti al tabacco. La proposta dell’AIOM ha raccolto consensi trasversali, da AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ai clinici, dai rappresentanti delle Istituzioni a quelli dei pazienti. Si tratta della prima esperienza di questo tipo in Italia rispetto ad altri Paesi che si sono già attivati da tempo.
“Si tratta di una soluzione a breve termine che va collocata in programmi di largo respiro – conclude il prof. Pinto – È infatti necessaria una nuova organizzazione che spazia dalla registrazione e rimborsabilità dei farmaci e da un’adeguata definizione del rapporto valore/costo sia per i farmaci già rimborsati sia per quelli in corso di registrazione, all’utilizzo di Linee Guida nazionali per l’appropriatezza di tutta la strategia terapeutica, allo sviluppo dei programmi di ricerca fino al miglioramento della selezione dei pazienti per la definizione della cura sulla base di criteri biologici e clinici. Senza dimenticare l’introduzione dei biosimilari (prevista per la fine 2017 ed il 2018), l’ottimizzazione della preparazione dei farmaci con Unità Farmaci Antiblastici (UFA) centralizzate per aree vaste e le gare per l’acquisto su base almeno regionale”.
fonte: ufficio stampa