Udine, 29 luglio 2024 – Da circa due anni, l’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale, l’Università degli Studi di Udine, il Centro di Riferimento Oncologico di Aviano, Elettra Sincrotrone Trieste, la SISSA (Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati) e il CNR-IOM (Consiglio Nazionale delle Ricerche) sono impegnati in un progetto comune con l’obiettivo di migliorare le cure dei pazienti con tumore cerebrale.
Il progetto, intitolato “Sviluppo preclinico di innovative strategie terapeutiche e predittive per l’ottimizzazione della neurochirurgia dei tumori cerebrali in Friuli Venezia Giulia”, è stato finanziato dalla Regione, da sempre molto sensibile a queste patologie.
Il dott. Marco Vindigni, direttore della SOC Neurochirurgia di Udine, ci parla del progetto: “I tumori cerebrali primitivi sono fortunatamente rari ma la loro prognosi è spesso severa e possono colpire anche i bambini. Per altre neoplasie meno aggressive, rimane il rischio di recidiva anche a distanza di molti anni. La chirurgia rimane ancora oggi il primo passo fondamentale per curare i tumori cerebrali: tanto più è radicale, cioè capace di rimuovere tutto il tessuto tumorale, tanto migliore sarà la prognosi. Dopo la chirurgia seguono trattamenti di chemio e radioterapia, ma non abbiamo a disposizione molti farmaci, a differenza di altri tumori”.
La task force si distingue per la collaborazione tra ospedali, università e istituti di ricerca come il CRO di Aviano, Elettra Sincrotrone Trieste, la SISSA e il CNR-IOM.
“Il mio primo obiettivo è stato migliorare la radicalità dell’intervento chirurgico, avvalendoci delle tecniche più avanzate e creando un gruppo di professionisti dedicati – continua il dott. Vindigni – Tuttavia, mi sono reso conto che questo non bastava. Ho cercato di coinvolgere diversi gruppi della Regione per trovare nuove soluzioni e offrire al paziente ciò che la medicina più avanzata riesce a offrire”.
Lo scopo del progetto è di arrivare a un percorso terapeutico concreto. Oltre alla chirurgia, una diagnosi isto-molecolare avanzata e la terapia standard, viene eseguita un’analisi di più di 500 geni alla ricerca di possibili mutazioni che possano dare accesso a una terapia mirata. Nei pazienti in cui si trovano queste mutazioni, si valuta la possibilità di farli accedere a trattamenti sperimentali, se non è già possibile somministrare il farmaco come pratica clinica. Questo rappresenta il primo passo verso una medicina di precisione.
Il coinvolgimento e la collaborazione delle strutture e delle componenti citate è fondamentale e, pur se in una fase sperimentale, si tratta di un progetto che sta iniziando a intravedere la possibilità di terapie personalizzate, aspetto fondamentale nella presa in carico dei pazienti.
“In questa fase terapeutica innovativa tutto rientra nella sperimentazione – conclude il dott. Vindigni – ma il progetto ha visto da subito il supporto della Regione, che ringraziamo, e confidiamo di poter arrivare a risultati tangibili nel prossimo futuro”.