Prof. Federico Cappuzzo, Direttore dell’Oncologia Medica 2 dell’IRCCS Istituto Regina Elena: “Ci auguriamo che i risultati del lavoro offrano una prospettiva di cura per quei pazienti con tumore al polmone non a piccole cellule metastatico che non rispondono più alle terapie di prima linea”. IRCCS Istituto Nazionale Tumori Regina Elena al Congresso ASCO 2022
Roma, 7 giugno 2022 – Una delle principali sfide da superare nel campo dei tumori al polmone in stadio avanzato è la resistenza all’immunoterapia: molti pazienti, dopo un periodo iniziale di beneficio, tendono ad avere nuovamente una progressione ed evoluzione della malattia. A proposito di questo è stato presentato al congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), in corso a Chicago, uno studio di fase 2, ideato e promosso da Federico Cappuzzo, Direttore dell’Oncologia Medica 2 dell’IRCCS Istituto Regina Elena.
La sperimentazione ha preso il via un anno fa, e sta arruolando oltre 100 pazienti con tumore del polmone metastatico non a piccole cellule (NSCLC), che non rispondono più alle cure di prima linea con chemio e immunoterapia. L’obiettivo è valutare l’efficacia di un innovativo vaccino sperimentale anticancro, basato su neoepitopi, combinato con chemioterapia o immunoterapia. Si tratta di uno studio che coinvolge 20 centri italiani e 10 centri francesi e spagnoli.
Il nuovo vaccino anticancro agisce su 5 antigeni tumorali molto frequenti nel tumore al polmone. Il suo utilizzo in studi precedenti, ha mostrato un rapporto positivo di rischio-beneficio, rispetto allo standard di cura, nei pazienti con NSCLC avanzato, resistenza alla chemioterapia seguita da immunoterapia e senza alternative terapeutiche. Ora si aggiunge un tassello in più, grazie alla sperimentazione in cui il vaccino si affianca a chemio o alla stessa immunoterapia.
L’immunoterapia ha rivoluzionato le prospettive di cura, ponendole in uno scenario articolato e sempre più personalizzato per ogni paziente. Fino a 10 anni fa una diagnosi di tumore al polmone invasivo, avanzato o metastatico, corrispondeva quasi sempre ad una prognosi infausta. Oggi, grazie all’immunoterapia con nivolumab, molecola che in Italia ha ricevuto la rimborsabilità, la prognosi e la qualità di vita di molti malati è migliorata.
“Sui pazienti resistenti all’immunoterapia – evidenzia Federico Cappuzzo – si stanno concentrando maggiormente gli sforzi dei clinici e dei ricercatori, per identificare nuovi farmaci o nuove combinazioni terapeutiche. Ci auguriamo che il nostro studio multicentrico internazionale possa avanzare e raggiungere questi obiettivi!”.