Tumore della prostata, la chirurgia può modificare la prognosi

Combattere il tumore prostatico ricorrendo alle ultime novità in ambito tecnologico e farmacologico, in un centro d’eccellenza come il Policlinico Gemelli, specializzato nella cura di questa malattia. Questo l’obiettivo dichiarato del prof. Bernardo Rocco, nuovo Ordinario di Urologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e Direttore della UOC Urologia di Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS, esperto di chirurgia robotica e presidente del Comitato Scientifico di Europa Uomo Italia

Roma, 14 febbraio 2025 – Per tutta la vita la mission del prof. Bernardo Rocco è stata il trattamento del tumore della prostata (anche il 90% della sua corposa produzione scientifica riguarda questo tema), campo nel quale è un’autorità internazionale riconosciuta. E d’altronde, il suo maestro è stato il numero uno della chirurgia robotica prostatica al mondo, il prof. Vipul R. Patel, fondatore e Direttore Medico del Global Robotics Institute dell’Advent Health Celebration, fondatore e vice presidente della Società di Chirurgia Robotica, che sarà al Gemelli il prossimo maggio per tenere una conferenza.

“Quello della prostata – ricorda il prof. Bernardo Rocco, Ordinario di Urologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore della UOC di Urologia di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – è il tumore più frequente nell’uomo ed è anche uno dei tumori, per i quali l’intervento chirurgico può fare la differenza in termini di prognosi. Ma il rischio è quello degli effetti indesiderati cosiddetti ‘funzionali’ (incontinenza urinaria e disfunzione sessuale), che possono rivelarsi particolarmente impattanti sulla qualità di vita di una persona. Per questo gli outcome prostatectomia radicale, uno degli interventi più frequenti in oncologia sono considerati un ottimo indicatore di qualità, valutato tanto da Agenas, quanto dalle agenzie internazionali”.

“La chirurgia robotica ha rivoluzionato il trattamento del tumore della prostata – prosegue il prof. Rocco – Ma fondamentale per la cura di questo tumore è la multidisciplinarietà, il lavoro di squadra, insieme a oncologi, radioterapisti e medici nucleari. È importante scegliere di andarsi a curare nei centri dove siano presenti tutte le competenze, magari organizzate in Prostate Unit, in analogia con quanto già accade per il tumore della mammella (con le Breast Unit). Abbiamo già definito il nostro PCA (Percorso Clinico Assistenziale) Prostata, che presenteremo a breve con il prof. Giulio De Belvis (Professore associato di Igiene Generale e Applicata, Università Cattolica del Sacro Cuore e Direttore Unità Operativa Complessa Percorsi e Valutazione Outcome Clinici di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS). E il nostro obiettivo finale è proprio quello di create un Prostate Cancer Center”.

Una tecnica ‘di famiglia’ di successo contro l’incontinenza compie vent’anni
Prof. Bernardo Rocco

Si chiama ‘Punto di Rocco’ (‘Rocco stitch’, ovvero la ricostruzione uretro-vescicale posteriore) ed è una tecnica chirurgica ormai consolidata (la pubblicazione che l’ha descritta per la prima volta è del 2006) e diffusa ovunque (è utilizzata da più di metà dei chirurghi nel mondo ed è contemplata sia nelle Linee guida europee, che nell’Atlante chirurgico americano). È una tecnica eponima, messa a punto dal prof. Bernardo Rocco e da suo padre Francesco, anch’egli Urologo di chiara fama. Questa tecnica è importantissima nella chirurgia della prostata per massimizzare la ripresa della continenza urinaria.

I ‘calcoli’ da fare per preservare la potenza sessuale

“Nel 2016 – ricorda il prof. Rocco – ho messo a punto dei sistemi di calcolo statistico, dei nomogrammi (PrECE, Predicting Extra Capsula Extension of Prostate cancer), sviluppati insieme al gruppo americano dell’Advent Health Celebration (Florida, Usa) che servono a ‘dosare’ bene il risparmio dei nervi (tecnica chirurgica ‘nerve sparing’); quello della potenza sessuale post-intervento è il secondo dei due grandi temi funzionali, che possono gravare sugli esiti di un intervento di prostatectomia radicale per tumore della prostata. Una possibile evoluzione di questi nomogrammi, potrebbe avvenire attingendo a strumenti di intelligenza artificiale per l’analisi delle immagini RMN; a questo proposito, stiamo mettendo a punto un progetto in collaborazione con la prof.ssa Evis Sala (Ordinario di Diagnostica per immagini e Radioterapia all’Università Cattolica e Direttore del Dipartimento di Diagnostica per Immagini e Radioterapia della Fondazione Gemelli IRCCS)”.

La battaglia per lo screening per il tumore della prostata

Il prof. Bernardo Rocco è presidente del Comitato Scientifico di Europa Uomo (Italia), la più grande associazione pazienti con tumore della prostata a livello europeo. Quest’anno l’Unione Europea ha finalmente promosso lo screening di questo tumore attraverso il dosaggio del PSA nel sangue. In Italia però finora questo screening è stato implementato solo in Regione Lombardia (quando il professor Rocco era uno dei tre membri del Comitato Scientifico di Regione Lombardia).

“Come presidente di Europa Uomo – ricorda il prof. Rocco – ho già avviato dei colloqui con il Ministero della Salute, insieme al prof. Giuseppe Carrieri, presidente della SIU (Società Italiana di Urologia) per discutere dell’estensione di questo screening anche alle altre Regioni italiane. Purtroppo, non essendo ancora il dosaggio del PSA inserito nei LEA, le Regioni in piano di rientro non lo possono proporre ai loro cittadini, nonostante questo introduca un elemento di discriminazione. Certo l’algoritmo dello screening per il tumore della prostata non si esaurisce con il prelievo per il dosaggio del PSA. Se questo dovesse risultare positivo, si deve procedere all’esecuzione della risonanza magnetica multiparametrica, esame che invece ha un costo e un impatto organizzativo importante (anche in termini di liste d’attesa)”.

“Anche in questo caso con la prof.ssa Evis Sala, stiamo realizzando una ricerca per valutare se, in questo contesto di screening, la RMN possa essere alleggerita del mezzo di contrasto, per essere sostituita da una RMN biparametrica (senza mezzo di contrasto) che rappresenterebbe un’enorme vantaggio, in quanto di più agevole esecuzione. L’introduzione della RMN prostatica dopo il dosaggio del PSA ha fatto di nuovo salire le azioni dello screening mediante PSA, che aveva subito una battuta d’arresto per l’enorme numero di biopsie prostatiche che venivano richieste in caso di test positivo e quindi per il rischio di over-diagnosis e di chirurgie inutili. Con la RMN invece – spiega l’esperto – si riduce enormemente il numero dei soggetti da avviare a biopsia, che diventa dunque molto più profilata e mirata”.

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