A un anno dalla creazione del fondo nazionale la situazione è ancora a macchia di leopardo. Il Presidente Eletto Saverio Cinieri: “Solo alcune pazienti accedono a esami in grado di evitare chemioterapie inutili”. Il Presidente Giordano Beretta: “In casi selezionati possono garantire benefici alle donne e alle casse pubbliche”
Roma, 25 ottobre 2021 – A quasi un anno dalla istituzione del fondo da 20 milioni i test genomici per il tumore del seno non sono ancora disponibili gratuitamente per tutte le donne. Anche se le Regioni hanno finalmente recepito il decreto del Governo, attraverso appositi provvedimenti, tocca ora far diventare operativo e attuabile la determinazione del test in ogni ospedale. Tra gare da avviare ed ulteriori ritardi burocratici e amministrativi si corre il rischio concreto di dover aspettare altri 6-9 mesi.
“Stiamo perdendo tempo prezioso, ogni giorno che passa decine di donne rischiano di non accedere ai test che possono evitare chemioterapie inutili”. Il nuovo appello viene lanciato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) in occasione della seconda giornata del XXIII Congresso Nazionale della Società Scientifica.
“Negli ultimi dodici mesi si sono accumulati pesanti ritardi prima a livello di Governo centrale, poi di singole Regioni e Provincie Autonome – afferma Saverio Cinieri, Presidente eletto AIOM – È una situazione intollerabile che per l’ennesima volta ha creato un’assistenza a macchia di leopardo nel nostro Paese. Ad alcune pazienti ‘fortunate’ possiamo prescrivere da mesi gratuitamente esami che permettono di sottrarsi alla somministrazione di farmaci inutili o controproducenti. Altre invece ancora non possono e per averli devono mettere mano al proprio portafoglio. Chiediamo alle Regioni e alle ASL del territorio di velocizzare i processi per reperire i test, ovviamente nel pieno rispetto delle norme che regolano questo genere di acquisti da parte delle strutture sanitarie”.
I test genomici permettono di individuare i casi specifici in cui la chemioterapia è davvero indispensabile, in aggiunta all’ormonoterapia, dopo un primo intervento chirurgico. “Si calcola che possano essere prescritti ad una paziente su cinque – prosegue Giordano Beretta, Presidente Nazionale AIOM – Sono quindi oltre 10mila le donne che solo nel nostro Paese ogni anno potrebbero trarre numerosi benefici da esami relativamente poco costosi e facili da svolgere. I farmaci chemioterapici sono molto temuti soprattutto per alcuni effetti collaterali che ancora determinano. Possono provocare controindicazioni come caduta dei capelli e peli, danni a pelle e unghie, anemia, fatigue o alterazione dell’olfatto e del gusto. Non vanno poi sottovalutati i costi, sia diretti che indiretti, indotti dalla somministrazione di queste terapie. L’utilizzo dei test genomici deve essere considerato un investimento che genera risparmi per le casse pubbliche e che soprattutto evita sofferenze alle donne”.
Attualmente solo in 11 Regioni alcuni ospedali hanno iniziato a ordinare i test anche in attesa delle gare regionali. Tra queste si segnala l’esempio positivo dell’Emilia Romagna. “Già all’inizio di agosto 2021 è stato approvato un apposito provvedimento e sono 850 le donne che ogni anno potranno ricevere gratuitamente i test genomici – sottolinea Claudio Zamagni, Direttore dell’Oncologia Medica Senologica e Ginecologica del Policlinico S. Orsola-Malpighi di Bologna – Dobbiamo ringraziare le istituzioni locali che hanno avuto la lungimiranza di accelerare nei processi di accesso ma fondamentale è stato anche il nostro ruolo. Come rappresentanti dei clinici abbiamo sollecitato l’assessorato e ottenuto un importante risultato. Nell’attesa delle gare regionali, le singole strutture ospedaliere, da Piacenza a Rimini, possono acquistare i test che saranno poi rimborsati dalla Regione. È una scelta vincente che sta portando ottimi risultati e che può essere presa a modello da altre Regioni”.
“Quello del seno è il tumore più diagnosticato tra le donne residenti nel nostro Paese – conclude Cinieri – Il numero di nuovi casi l’anno è di 55mila e la sopravvivenza a cinque anni si attesta all’88%, una delle migliori registrate per una neoplasia in Italia. Diagnosi precoci, interventi terapeutici tempestivi e gestione multidisciplinare della patologia hanno portato a questi ottimi risultati. La grande diffusione della neoplasia, e la sua costante crescita, la rendono una delle principali sfide del nostro sistema sanitario nazionale. In quest’ottica l’uso dei test genomici è indispensabile e rientra nella personalizzazione delle cure che è alla base dell’evoluzione dell’oncologia degli ultimi anni. Sono, infatti, esami il cui utilizzo è raccomandato in tutte le linee guida nazionali ed internazionali. E in molti Paesi occidentali sono già disponibili per pazienti e clinici da diversi anni. Chiediamo quindi che ciò avvenga anche in Italia e che si ponga fine a dei ritardi non più accettabili”.