Roma, 23 gennaio 2024 – Ogni anno in Italia il tumore del rene colpisce più di 12.700 uomini e donne. “È una neoplasia insidiosa nella quale però abbiamo registrato negli ultimi anni importanti progressi. La sopravvivenza a cinque anni si attesta, infatti, al 71%”. È questo il commento della Società Italiana di Uro-Oncologia (SIUrO) alla recente notizia delle condizioni di salute di Paola Perego. La famosa conduttrice televisiva, attraverso un post su Instagram, ha reso noto di essere stata sottoposta a nefrectomia parziale per una neoplasia.
“La chirurgia è un trattamento molto efficacie – afferma il dott. Alberto Lapini, Past President di SIUrO – Si calcola che nel 55% dei casi alla diagnosi, la malattia è agli stadi iniziali ed è confinata al rene. Quando è così, attraverso l’asportazione parziale o totale dell’organo, riusciamo a guarire il 50% dei nostri pazienti. Inoltre, le nuove tecniche e tecnologie hanno reso gli interventi meno invasivi rispetto al recente passato”.
“La chirurgia conservativa può essere eseguita mediante chirurgia “a cielo aperto”, laparoscopia o essere robot-assistita – spiega Lapini – È il trattamento chirurgico elettivo per le neoplasie renali in stadio iniziale. Garantisce la radicalità oncologica, e quindi la rimozione del tessuto neoplastico, permettendo la conservazione pressoché inalterata della funzione renale. Solo in quei casi in cui la conservazione del rene non è possibile, l’opzione è la nefrectomia radicale. Questa è di solito eseguita per via laparoscopica vista la minore invasività della procedura”.
“Fondamentale per sconfiggere questo tumore è ottenere una diagnosi precoce – aggiunge il dott. Sergio Bracarda, Presidente Nazionale SIUrO – Tuttavia nel 50% dei casi la malattia è individuata in modo casuale, come molto probabilmente è capitato a Paola Perego. Spesso i pazienti scoprono la neoplasia attraverso esami clinici svolti per altri problemi di salute. Anche per questo il 30% di tutti i carcinomi renali si presentano in fase avanzata o metastatica. Per questi casi più difficili da trattare, la radioterapia e la chemioterapia trovano da sempre uno scarso utilizzo. Risultati decisamente migliori gli abbiamo ottenuti con l’introduzione, negli ultimi decenni, dell’immunoterapia e delle terapie mirate. I tassi di controllo di malattia e di lungo sopravviventi sono nettamente aumentati grazie all’introduzione delle combinazioni di farmaci”.
“Infine condividiamo l’appello di Paola Perego sull’importanza della prevenzione – concludono i dott. Bracarda e Lapini – Se quella secondaria è abbastanza difficile nel tumore del rene, va sempre ricordata l’estrema importanza degli stili di vita sani. In particolare il fumo di sigaretta raddoppia il rischio di insorgenza di un tumore renale. Al sovrappeso e all’obesità è invece attribuibile più del 30% di tutti i casi registrati in Europa”.