In Humanitas Mater Domini, il primo robot chirurgico della provincia di Varese, tra i pochi in Lombardia, per una chirurgia sempre più all’avanguardia
Castellanza, 14 luglio 2015 – Si chiama “Da Vinci” ed è stato ideato in California (USA), precisamente nella Silicon Valley, una delle zone tecnologicamente più avanzate al mondo. Da poco approdato in Humanitas Mater Domini, può essere utilizzato per interventi urologici, di chirurgia generale e ginecologici.
Quello alla prostata, è uno dei tumori più comuni tra gli uomini. Il rischio di incorrere in tale patologia è spesso correlato all’età: le possibilità di ammalarsi sono minime prima dei 40 anni, aumentano sensibilmente dopo i 50, mentre quasi due tumori su tre vengono diagnosticati in persone con oltre 65 anni. La familiarità, una dieta ricca di lipidi (grassi) e l’etnia nera, sono fattori che aumentano il rischio di ammalarsi di tumore alla prostata.
Sono però stati compiuti molti passi in avanti nel trattamento del tumore alla prostata: la chirurgia robotica e, in particolare, il robot “Da Vinci” sono la nuova frontiera per la cura della patologia.
Robot “Da Vinci”: un robot in camice bianco
In provincia di Varese, Humanitas Mater Domini è la prima struttura sanitaria a disporre della tecnologia Da Vinci, il sistema robotico utilizzato in chirurgia più diffuso al mondo, che da oggi è al servizio dei pazienti.
È stato ideato nella zona tecnologicamente più avanzata al mondo, la Silicon Valley in California (USA), e consente di eseguire diversi interventi, dall’urologia alla chirurgia generale e ginecologia, con particolare riferimento all’ambito oncologico.
In prima linea sull’argomento, il dott. Gianluigi Taverna, entrato nell’équipe dell’Unità Operativa di Urologia di Humanitas Mater Domini in qualità di Vice Responsabile, accanto al prof. Alberto Mandressi (Responsabile).
Il dott. Taverna, esperto di chirurgia robotica, ha eseguito centinaia di interventi con il Robot Da Vinci presso l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, in qualità di Responsabile della Sezione delle patologie prostatiche.
Robot “Da Vinci”: come funziona?
“Da Vinci” è un robot di ultima generazione, con visione ad alta definizione tridimensionale e quattro bracci meccanici. È costituito da due parti: una consolle che è il centro di controllo e un carrello chirurgico, che è il vero e proprio robot.
Il chirurgo, fisicamente lontano dal campo operatorio e seduto alla consolle, muove gli strumenti robotici, intercambiando la funzione dei bracci meccanici. Il robot (carrello chirurgico) che è posto a lato del letto operatorio, trasmette i movimenti del chirurgo ai bracci dove sono montati speciali strumenti operatori in grado di eseguire all’interno del corpo umano gesti fluidi ed estremamente precisi.
“Il robot conferisce all’atto chirurgico una precisione non confrontabile con altre tecniche. È importante sottolineare che si possono così superare i limiti legati alla difficoltà di trattare con la chirurgia mininvasiva laparoscopica quelle patologie in sedi anatomiche difficili da raggiungere. Il tutto con una incredibile versatilità di movimenti”, spiega il dott. Taverna.
Con il Robot “Da Vinci è possibile eseguire interventi di complessità crescente con vantaggi per i pazienti, in termini di minor rischio di sanguinamenti intra e peri operatori, minore invasività e ridotti tempi di recupero.
“La prostatectomia radicale (rimozione totale della prostata) è una procedura ormai consolidata con il Da Vinci ed è possibile effettuarla sia contemporaneamente all’asportazione dei linfonodi locoregionali (linfoadenectomia), che con tecnica nerve sparing, che permette il mantenimento delle terminazioni nervose allo scopo di ridurre le problematiche legate alla ripresa della funzionalità sessuale”, spiega il dottor Taverna.
La chirurgia urologica robotica, inoltre, consente il trattamento di tumori al rene, delle patologie ostruttive o malformative dell’uretere ed il trattamento in casi selezionati delle patologie pelviche (es. prolasso vescicale).
“Il Robot Da Vinci può essere utilizzato allo scopo di preservare intatta la funzionalità renale del paziente, anche nel caso di rimozione di tumore al rene (enucleoresezione renale). Grazie a questo approccio, l’intervento viene eseguito in assoluta precisione, con riduzione delle probabilità di sanguinamento. La ripresa del paziente è più veloce e si riduce di molto il dolore nel post operatorio”, afferma il dott. Taverna.
“Qualora le dimensioni del tumore o le caratteristiche anatomiche del paziente non consentano un approccio robotico, può sempre essere attuata una chirurgia laparoscopica o a cielo aperto”, spiega il dott. Mauro Seveso, Capo Sezione della Nefrologia Chirurgica.
In ambito chirurgico e ginecologico, il robot permette di eseguire interventi oncologici, anche di tipo molto complesso. È, inoltre, in molti casi, sempre più preservata l’integrità estetica del paziente, evitando tagli sull’addome.
Quali sono i vantaggi della chirurgia robotica rispetto a quella tradizionale?
L’aiuto del robot non sostituisce la professionalità del chirurgo, ma lo aiuta migliorando la qualità dell’atto chirurgico a beneficio dei pazienti.
La chirurgia robotica, sempre meno invasiva e precisa, offre molti vantaggi:
- piccole incisioni e minore sanguinamento e necessità di trasfusioni;
- riduzione dei tempi di degenza e del dolore post-operatorio;
- riduzione dei tempi di recupero e ripresa più rapida delle attività quotidiane.
fonte: ufficio stampa