I cani possono diagnosticare il tumore alla prostata, annusando le urine di un paziente con un’accuratezza pari al 98%. A dimostrarlo, uno studio scientifico avviato nel 2012 dal dott. Gianluigi Taverna, condotto ed attualmente in corso con la collaborazione del Centro Militare Veterinario di Grosseto (Cemivet) Patrocinato dallo Stato Maggiore della Difesa
Castellanza, 5 ottobre 2015 – Quello alla prostata, è uno dei tumori più comuni tra gli uomini: le possibilità di ammalarsi sono minime prima dei 40 anni, aumentano sensibilmente dopo i 50, mentre quasi due tumori su tre vengono diagnosticati in persone con oltre 65 anni. Oggigiorno, sono stati però compiuti molti passi in avanti nella diagnosi e nel trattamento del tumore alla prostata.
Le grandi capacità olfattive dei nostri amici a quattro zampe
Ecco un’importante novità in tema di diagnosi della patologia. In prima linea sull’argomento, il dott. Gianluigi Taverna, entrato a far parte dell’équipe di Unità Operativa di Urologia di Humanitas Mater Domini in qualità di Vice Responsabile, accanto al prof. Alberto Mandressi (Responsabile).
Olfatto canino per riconoscere il tumore della prostata
Che il fiuto dei cani sia raffinato è risaputo da sempre, ma pochi forse ancora conoscono la loro straordinaria capacità di captare anche le cellule tumorali. Uno studio avviato nel 2012 dal dottor Gianluigi Taverna, infatti, ha rilevato che cani rigorosamente addestrati possono essere in grado di riconoscere un tumore della prostata, semplicemente annusando l’urina delle persone malate.
Lo studio scientifico è stato condotto ed è attualmente in corso con la collaborazione del Centro Militare Veterinario di Grosseto (Cemivet) e patrocinato dallo Stato Maggiore della Difesa. L’équipe che sta conducendo la ricerca è costituita da urologi dell’Unità Operativa di Urologia dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano e di Humanitas Mater Domini, dal Colonnello Veterinario del Cemivet, Lorenzo Tidu e dal biologo Fabio Grizzi.
“La prima fase dello studio, che si è conclusa con successo, ha coinvolto oltre 900 persone, suddivise tra soggetti affetti da tumore alla prostata e un gruppo di controllo costituito da pazienti sani o affetti da patologie tumorali non prostatiche o non tumorali. Zoe, Liu e Jack, tre pastori tedeschi, di età compresa tra 1 e 6 anni, dopo un rigoroso addestramento, sono stati in grado di riconoscere l’urina dei pazienti affetti da tumore prostatico con un’accuratezza del 98%. Teniamo conto che l’attuale accuratezza del PSA, associato al primo campionamento bioptico della prostata, non supera il 35% di accuratezza”, spiega il dott. Taverna, Responsabile dello studio.
“La scoperta interessante riguarda la certezza che il tumore della prostata produce delle sostanze volatili, chiamate tecnicamente “VOCs (Volatic Organic Compaunds specific), che il cane è in grado di riconoscere con estrema attendibilità. In un prossimo futuro, la sfida sarà quella di capire cosa il cane annusi”, conclude il dott. Taverna.
Se i cani fiutano il tumore della prostata, un robot può curarlo
Da qualche mese, fiore all’occhiello dell’Urologia di Humanitas Mater Domini, il Robot “Da Vinci”, che non sostituisce la professionalità del chirurgo, ma lo aiuta migliorando la qualità dell’intervento a beneficio dei pazienti.
Quali sono i vantaggi della chirurgia robotica rispetto alla tradizionale?
- Piccole incisioni, minore sanguinamento e necessità di trasfusioni;
- Riduzione dei tempi di degenza e del dolore post-operatorio;
- Riduzione dei tempi di recupero e ripresa più rapida delle attività quotidiane.
“La prostatectomia radicale (rimozione totale della prostata) è una procedura consolidata con il Robot Da Vinci ed è possibile effettuarla sia contemporaneamente all’asportazione dei linfonodi locoregionali (linfoadenectomia), che con tecnica “nerve sparing”, che permette il mantenimento delle terminazioni nervose allo scopo di ridurre le problematiche legate alla ripresa della funzionalità sessuale”, spiega il dott. Taverna.
La chirurgia urologica robotica, inoltre, consente il trattamento di tumori al rene, delle patologie ostruttive o malformative dell’uretere e il trattamento in casi selezionati delle patologie pelviche (es. prolasso vescicale). In ambito chirurgico e ginecologico, il robot permette di eseguire interventi oncologici, anche di tipo molto complesso.
fonte: ufficio stampa