Tumore alla cervice, è possibile prevenirlo con il vaccino. Pap test per la prevenzione secondaria

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Nella settimana dedicata a questa neoplasia, l’appello di Women For Oncology Italy alla vaccinazione. Dott.ssa Domenica Lorusso: “Il tumore al collo dell’utero è tra i pochi prevenibili. Grazie al vaccino contro il papilloma virus possiamo evitare di ammalarci: utilizziamolo. E non smettiamo mai di fare i test di screening”

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Milano, 26 gennaio 2019 – Quando l’80 per cento della popolazione a rischio sarà vaccinata, si registrerà più del 50% in meno di casi. Contro il tumore esiste già un antidoto, si chiama vaccino contro il papilloma virus: è già stato verificato come il ricorso a questo vaccino riduca dell’80% la possibilità che si verifichino lesioni precancerose, fatto che consente di avere per questa neoplasia una efficace arma di prevenzione primaria, possibilità purtroppo ancora negata in altre.

Nella settimana dedicata alla prevenzione del tumore al collo dell’utero, l’associazione Women For Oncology Italy pone l’attenzione su come non solo sia possibile prevenirlo, ma anche in qualche modo sconfiggerlo allargando il più possibile il bacino dei vaccinati.

“Ad oggi il tumore alla cervice è uno dei pochi che si possono prevenire – spiega Domenica Lorusso, W4O Italy e Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma – il vaccino contro il papilloma virus ci permette di fare una prevenzione primaria, cosa che costituisce un fatto eccezionale in quanto, a differenza degli screening di prevenzione secondaria come il Pap test, che ci segnalano le lesioni precancerose una volta che sono già presenti, con il vaccino possiamo evitare di contrarre l’infezione da HPV. Per questo dobbiamo sempre più implementare il ricorso alla vaccinazione: più la popolazione è coperta, più possibilità abbiamo di ridurre drasticamente i casi di tumori alla cervice’. Fino forse alla sua scomparsa definitiva tra qualche anno. Per il momento la strada è ancora lunga”.

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Dott.ssa Domenica Iorusso

“Ad oggi – continua Lorusso – si stanno vaccinando gratuitamente le coorti di bambine di 12 anni, ma fino a 45 anni c’è la possibilità di avvalersi del vaccino ancora con efficacia. Sappiamo, sulla base dei dati attuali, che la copertura vaccinale dura per almeno 10 anni, ma abbiamo bisogno di più tempo e di più vaccinati per capire se questa protezione può durare anche oltre”.

Di certo il vaccino contro il papilloma è più efficace in chi non è mai venuto in contatto con il virus, per questo la protezione inizia su soggetti molto giovani. Può comunque risultare attiva anche in chi ha contratto l’infezione.

Attualmente, l’infezione da HPV riconosce due picchi di incidenza, intorno ai 20 anni e intorno ai 45. “La prevenzione non deve finire mai – sottolinea Lorusso – anche se vaccinate, le donne non devono mai smettere di sottoporsi agli screening periodici come il Pap test o la ricerca del papilloma che rappresentano sempre forme molto efficaci di prevenzione secondaria”.

Nel frattempo, la ricerca ha fatto i suoi passi in avanti anche sul fronte delle cure e della chirurgia che, oggi, in alcuni casi di diagnosi precoce, può essere anche conservativa e permettere di debellare il tumore conservando pressoché integri l’utero e la sua funzionalità ai fini di future scelte procreative.

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