Tumore al seno: prevenzione e accuratezza diagnostica per vincere

Le nuove conoscenze permettono di mettere a punto programmi personalizzati, in grado non solo di ridurre le probabilità di sviluppare il tumore, ma anche di contenere le recidive della malattia

dr. Claudio Andreoli

Dott. Claudio Andreoli – Direttore Scuola Italiana di Senologia e Coordinatore Unità Multidisciplinare di Senologia di Humanitas Mater Domini – Castellanza (VA)

Il tumore della mammella è in aumento in tutti i Paesi occidentali. Solo in Italia, nel 2014 sono stati diagnosticati circa 48.000 nuovi casi e si stima che alla fine del prossimo decennio il numero salirà a oltre 55.000.L’incidenza non è peraltro omogenea sul territorio italiano, visto che cresce in modo considerevole dal Sud al Nord: ogni 100.000 donne, infatti, se ne ammalano mediamente 93 al Sud, 103 al Centro e 123 al Nord. La provincia di Varese vanta purtroppo un primato non invidiabile, con 160 nuovi casi all’anno ogni 100.000 donne residenti.

Se quindi è indubbio che il tumore della mammella abbia un forte impatto sociale per la rilevanza numerica e per le implicazioni di ordine clinico, economico e psicologico che comporta, d’altra parte, grazie ai progressi della ricerca, i mezzi e i modi per contrastarlo sono sempre più efficaci.

Per quanto riguarda in particolare la prevenzione, le nuove conoscenze permettono di mettere a punto programmi personalizzati, in grado non solo di ridurre le probabilità di sviluppare il tumore, ma anche di contenere le recidive della malattia: calibrando individualmente alimentazione e stile di vita corretti, offrono un valido sostegno per evitare la malattia o per affrontarla con armi più affilate. Importanti passi avanti sono stati compiuti anche nel settore della diagnosi: le moderne apparecchiature consentono sempre più spesso di identificare il tumore prima ancora che abbia dato segni clinici evidenti o che abbia potuto diffondersi dalla mammella in altre parti del corpo.

“A migliorare è stata soprattutto la mammografia, grazie alla tecnologia digitale e, ultimamente, all’innovativa “tomosintesi” purtroppo per ora solo presente in poche strutture. La tomosintesi è sostanzialmente una mammografia tridimensionale ad alta definizione che permette di studiare la mammella “a strati” con l’acquisizione di tante immagini che poi vengono sovrapposte fino a ricreare l’immagine dell’intera mammella. Questo sistema migliora in modo significativo l’accuratezza diagnostica consentendo di evidenziare anche lesioni minime che con la mammografia tradizionale sarebbero risultate invisibili come abbiamo spesso potuto constatare anche in Humanitas Mater Domini, dove la tecnologia è disponibile da oltre un anno”, afferma il dott. Claudio Andreoli, Coordinatore Unità Multidisciplinare di Senologia di Humanitas Mater Domini (Castellanza – VA) e Direttore Scuola Italiana di Senologia.

Occorre tuttavia ricordare che oggi nessun test è in grado di intercettare la totalità dei tumori al seno in fase iniziale. Per questo, le donne devono rivolgersi a strutture specializzate che dispongano di tutte le metodiche diagnostiche, perché solo il loro utilizzo integrato riduce sensibilmente il margine d’errore. Fare in modo che i pochi casi sfuggiti possano comunque essere recuperati e curati in tempo utile, dipende in larga misura proprio dalle donne, che devono rispettare scadenze regolari ed essere costanti nei controlli.

donna-medico-mammografiaQuando e quali esami fare?
“L’eventualità di sviluppare un tumore al seno aumenta con l’età. Da un lato ci sono molte giovani che in assenza di sintomi vengono sottoposte a esami periodici nonostante la loro probabilità di ammalarsi sia minima. Questo eccesso di attenzione finisce spesso per creare in loro una sorta di assuefazione che le induce, dopo tanti anni di visite inutili, a disinteressarsi del proprio seno quando sono arrivate all’età giusta per cominciare ad alzare la guardia. Per contro, ci sono moltissime settantenni che, non venendo più invitate dal programma di screening, ritengono erroneamente di non essere più a rischio, mentre devono continuare con regolarità a controllarsi”, afferma il dott. Andreoli.

In linea di massima, se una donna non ha sintomi e non ha un accertato rischio familiare (che deve essere valutato da un esperto), è ragionevole che inizi a 35 anni a eseguire un esame ecografico e una visita senologica, mediamente ogni 12-18 mesi. Dai quarant’anni in poi è indispensabile inserire nel “pacchetto dei controlli” anche la mammografia, che andrà ripetuta con periodicità variabile tra 12 e 24 mesi, in funzione delle caratteristiche strutturali del seno, molto differenti da donna a donna.

È noto come oggi moltissimi tumori vengano ancora scoperti con l’autopalpazione, che sembrerebbe quindi svolgere un ruolo importante nella prevenzione. In realtà, le donne che individuano da sole il tumore generalmente non si sono sottoposte ai necessari controlli clinici e strumentali, individuando il problema in fase troppo avanzata rispetto alle capacità diagnostiche dei macchinari sofisticati oggi a disposizione. L’autoesame non può dunque essere considerato una pratica utile ai fini della diagnosi precoce, ma tutt’al più un modo per imparare a conoscere il proprio seno.

“In una percentuale di casi sempre maggiore, oggi il tumore della mammella può essere definitivamente guarito e le donne hanno l’opportunità di trovare nelle Unità di Senologia le competenze multidisciplinari indispensabili per affrontare al meglio tutte le problematiche della malattia, dalla prevenzione alla diagnosi, dalla chirurgia oncologica alla terapia medica, dalla valutazione del rischio ereditario alla riabilitazione, dai risvolti psicologici alla preservazione della fertilità, dalla radioterapia alla terapia del dolore, dalla chirurgia ricostruttiva alla medicina nucleare. Solo un team coordinato di specialisti, infatti, può garantire l’approfondimento di tutti gli aspetti e scegliere la strategia migliore, studiata sulle caratteristiche individuali dei tumori al seno, estremamente differenti l’uno dall’altro, come oggi le mappe genetiche rivelano in modo sempre più preciso. Ogni donna richiede interventi mirati e personali”, conclude il dott. Andreoli.

Capisaldi delle attività che si svolgono nelle Unità di Senologia sono la formazione, la ricerca e l’innovazione tecnologica: al centro, l’attenzione ai bisogni delle donne, perché può essere più semplice scacciare il tumore dal corpo che dalla mente.

fonte: ufficio stampa

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