Prof. Vittorio Altomare, direttore dell’UOC di Senologia del Campus Bio-medico di Roma: “Il ritardo nella diagnosi può determinare il rischio della riduzione di quella percentuale molto alta di guarigione che avevamo e che dobbiamo continuare a mantenere rispetto al tumore al seno”
Roma, 21 maggio 2020 – Non trascurarsi e non rimandare i controlli di primo o secondo livello al seno per paura di tornare in ospedale e contrarre il Coronavirus. O forse peggio, pensare che c’è tempo e rimandare la visita dal senologo all’anno successivo. È questo l’appello che il prof. Vittorio Altomare, direttore dell’UOC di Senologia del Campus Bio-medico di Roma, intervistato dall’agenzia Dire via Skype, rivolge a tutte le donne che nel suo ambulatorio di senologia ‘Open’, attivo anche nel periodo del lockdown, possono accedere tutti i giorni anche senza prenotazione.
L’ambulatorio di Senologia è stato sempre aperto e a disposizione di tutte le donne per un primo consulto o accertamenti di II livello. Come è strutturato il servizio e come vi siete riorganizzati per la fase 2 e 3, visto che dovremmo imparare a convivere con il virus?
“L’ambulatorio Open ha la prerogativa di non richiedere prenotazioni e tempi lunghi di attesa proprio perché è aperto tutte le mattine. Durante questo periodo di emergenza sentivamo forte l’esigenza di stare accanto alle donne che, limitate dal lockdown potevano non trovare risposta alle loro esigenze di approfondimenti di dubbi o incertezze nella diagnosi, visto che molti centri vicino alle zone di residenza potevano essere chiusi. Ecco che il Campus ha dato la possibilità di effettuare mammografie, ecografie, ago aspirato o altri controlli, nella stessa giornata per capire se ci fosse o meno un sospetto di tumore al seno. Anche perché l’obbligo di rimanere a casa unito alla paura di recarsi in ospedale per paura del contagio ha costituito per molte pazienti un deterrente per non approfondire un sospetto o una diagnosi di tumore al seno”.
Una diagnosi tardiva, soprattutto quando si tratta di tumori, può essere ancora più letale del Covid che si ha paura di contrarre recandosi in ospedale. Quanto è importante incoraggiare le donne a sottoporsi nuovamente a screening e a non rimandare l’appuntamento?
“Parlo alle donne perché stiamo parlando di tumore al seno, ma mi rivolgo più in generale a tutti coloro che hanno o sospettano un problema oncologico, di tornare ad avere fiducia nelle strutture. Ad esempio, al Campus Bio-medico abbiamo creato una realtà sicura e separata, anche in termini di personale, rispetto al Centro Covid che noi abbiamo. Riusciamo a offrire alle persone, che si recano da noi, la certezza di percorsi specifici. L’altra cosa fondamentale è riprendere l’abitudine ai sani controlli, un concetto che noi specialisti avevamo trasmesso alle donne per incentivarle a fare prevenzione. I due o tre mesi di fermo hanno intaccato questa abitudine. Forse tre mesi nella diagnosi non cambiano la vita del paziente ma le donne, magari perché in questo momento hanno altre emergenze, vanno ben oltre questo periodo e rimandano magari la visita all’anno prossimo. Ecco allora che questo ritardo nella diagnosi può determinare il rischio della riduzione di quella percentuale molto alta di guarigione che avevamo e che dobbiamo continuare a mantenere rispetto al tumore al seno. L’appello che faccio al genere femminile è di quello riprendere i controlli e tornare a sottoporsi agli screening. Insomma, di rispondere sempre agli inviti di controllo. Dal prossimo mese riapriremo completamente tutti i servizi ambulatoriali, anche quelli meno urgenti, all’interno del nostro ambulatorio open. È importante riprendere quel percorso di prevenzione e cura perché altrimenti tutto quello che per anni abbiamo cercato di far comprendere alle donne, e che hanno peraltro acquisito, ne perderemmo tutti i benefici”.
L’UOC di Senologia si avvale di un team multidisciplinare, quali sono le figure che entrano in gioco e perché è importante la presa in carico globale delle pazienti in questa patologia?
“La presa in carico globale della paziente è assolutamente fondamentale. Dal 2016 l’Italia si è adeguata alle richieste della Comunità Europea e cioè di individuare, istituire e riconoscere dei centri specialistici per il tumore al seno, conosciuti anche con il nome di Breast Unit. Questi reparti si avvalgono di specialisti multidisciplinari. Sono tante le figure specialistiche coinvolte, ma cinque quelle fondamentali: il radiologo, il chirurgo senologo, l’anatomopatologo, l’oncologo medico e il radioterapista. Questo team fa corpo unico attorno alla donna che deve affrontare un problema di questo tipo. L’altra raccomandazione è continuare a rivolgersi ai centri dedicati di senologia. Sebbene sul territorio nazionale ci siano diverse possibilità, anche sotto casa per poter effettuare una ecografia o qualsiasi altro esame strumentale, è sempre bene recarsi presso centri dedicati. Questo consente alla donna di approcciare in maniera corretta al problema ed evitare il doppio errore, come l’ansia ad esempio di una diagnosi incerta che poi si rivela una diagnosi non oncologica, oppure un ritardo nella diagnosi o peggio ci si sottopone ad un trattamento inadeguato”.