Parte oggi, all’Azienda Ospedaliera dei Colli Plesso Monaldi a Napoli, un ciclo di eventi che vede il coinvolgimento di alcuni dei Centri d’Eccellenza italiani. ‘Time To tALK’: a Napoli la prima di una serie di giornate dedicate ai pazienti con riarrangiamento del gene ALK. Una rete di esperti e pazienti, per trovare risposte alle tante domande che la malattia pone. Ma anche per confrontarsi con chi sta vivendo la stessa realtà, perché i pazienti non sono tutti uguali.
Milano, 24 settembre – Una diagnosi di tumore al polmone arriva all’improvviso, come uno schiaffo in pieno volto che lascia senza parole. Quelle per raccontare il presente e per pensare al futuro. Ed invece, è proprio di “parole” che c’è bisogno in quei momenti, di consigli, indicazioni, informazioni. Perché spaventa ciò che non si conosce.
Parte da oggi, e proprio da Napoli all’Azienda Ospedaliera dei Colli Plesso Monaldi, ‘Time To tALK’ un ciclo di appuntamenti in alcuni Centri d’eccellenza italiani dove pazienti con una particolare forma di tumore al polmone, quello non a piccole cellule in fase avanzata e che presenta il riarrangiamento del gene ALK, meglio conosciuta come “ALK positivo”, possono incontrare un team di esperti per trovare le risposte ai tanti quesiti quotidiani che la malattia pone.
L’occasione per fare rete, tra specialisti con diverse competenze ma anche per fare rete tra persone, e familiari, che vivono la stessa realtà. Pazienti e familiari possono incontrare i massimi esperti dell’oncologia campana provenienti non solo dall’Azienda Ospedaliera dei Colli-Monaldi (presenti Francovito Piantedosi, Direttore UOC Pneumologia Oncologica; Vincenzo Montesarchio, Direttore U.O.C. di Oncologia generale; Danilo Rocco, Responsabile e coordinatore del GOM di Patologia neoplastica pleuropolmonare) ma anche dall’Istituto Nazionale Tumori “Fondazione Pascale” di Napoli (presente Alessandro Morabito, Direttore della struttura complessa Oncologia clinica sperimentale toraco-polmonare) e dall’Azienda Ospedaliera “S.G.Moscati” di Avellino (presente Cesare Gridelli, Direttore U.O. Oncologia Medica) e un team multidisciplinare (psico-oncologo, nutrizionista, fisiatra, legale) provenienti da diversi Centri. L’evento ha ricevuto il patrocinio delle Associazioni pazienti Walce e IPOP e della Società Italiana di Medicina Narrativa (SIMeN).
“I pazienti con questo tipo di neoplasia polmonare, grazie alle nuove terapie ‘a bersaglio molecolare’ hanno davanti a loro un’aspettativa di vita molto diversa rispetto al passato, decisamente migliorata – dice Danilo Rocco, Responsabile e coordinatore del GOM di Patologia neoplastica pleuropolmonare A.O.R.N dei Colli-Monaldi di Napoli – Sono persone che hanno davanti degli anni e noi dobbiamo fare in modo che siano anni ‘di qualità’. La gestione multidisciplinare si è dimostrata vincente nella fase iniziale – quando per fare una diagnosi corretta servono il clinico, il patologo, il radiologo interventista o il broncoscopista, ecc – ed è la strada maestra anche nel percorso successivo. Dare la possibilità ai pazienti di incontrare un team multidisciplinare al quale porre dei quesiti e anche altri pazienti con i quali confrontarsi è importante. Ed è per tutti noi un motivo di orgoglio che l’evento “Time To tALK” parta proprio da Napoli, perché non solo la ricerca in oncologia polmonare in Campania è un fiore all’occhiello per tutto il Paese ma anche perché la presenza di esperti provenienti da diversi Centri del Territorio dimostra che la ‘rete’ che abbiamo costruito è una magnifica realtà al servizio dei pazienti”.
Gioco di squadra, multidisciplinarietà, rete: un modello organizzativo che in occasione dell’incontro “Time To tALK” è diventato un vero e proprio approccio culturale dal quale partire. Perché solo così il paziente non si sente perso e abbandonato in un percorso che è indubbiamente difficile.
“Quello della rete è l’unico sistema per farsi carico in modo appropriato, efficace e scientificamente valido di un paziente – aggiunge Vincenzo Montesarchio, Direttore U.O.C. di Oncologia generale A.O.R.N dei Colli di Napoli – la rete oncologica campana è un modello per il nostro Sistema Sanitario Nazionale, ha comportato uno sforzo enorme ma sta dando risultati eccellenti. Ma non solo, stiamo lavorando affinché un paziente una volta dimesso sia preso rapidamente in carico dalla propria ASL ed accompagnato nei percorsi di assistenza domiciliare concretizzando la parte forse più complessa della Rete: la perfetta sinergia ed integrazione Ospedale-Territorio. Con un grande coinvolgimento dei Medici di Medicina Generale che sono un importante tassello della rete oncologica e non solo. Una rivoluzione epocale che speriamo di poter allargare presto a tutte le ASL. Quello della rete è un modello che si dimostra sempre vincente ma che diventa ancora più importante rispetto ad un paziente che può avere un’eccellente risposta alle terapie e per il quale, quindi, possiamo fare molto e bene”.
Tante storie, tante vite, tante esperienze e un fattore comune: quella mutazione genetica che rende questo tipo di tumore al polmone diverso da tutti gli altri. Perché oggi non ci si limita a fare una diagnosi di ‘tumore al polmone’ ma è possibile avere la ‘carta d’identità’ di quel tumore, conoscerlo nei dettagli e, grazie a test mirati, scoprire se si tratta di una forma che presenta una particolare mutazione genica (come EGFR, ALK, ROS1) e, quindi, può essere trattata con farmaci altamente selettivi, ‘a bersaglio molecolare’.
Da alcuni anni sono a disposizione farmaci biologici innovativi che hanno dimostrato una maggiore efficacia e tollerabilità rispetto alle terapie standard. Nel tumore con riarrangiamento di ALK, in particolare, i farmaci biologici a disposizione non solo hanno allungato l’aspettativa di vita rispetto alle terapie standard, ma si sono dimostrati efficaci anche nel controllo delle metastasi cerebrali.
Davanti a una diagnosi di tumore al polmone, quindi, il test molecolare è fondamentale: perché per quella piccola percentuale di pazienti con mutazione genica (il 5% dei tumori al polmone non a piccole cellule mostra il riarrangiamento del gene ALK) la terapia a bersaglio è una realtà concreta ed è quindi corretto fare tutto il possibile, in fase di diagnosi, per capire se è una strada da percorrere. Il tumore del polmone, è molto frequente nei fumatori ma interessa anche i non fumatori: il test di ALK, per esempio, bisogna farlo in tutti i non fumatori o lievi fumatori perché il riarrangiamento di ALK è più frequente in questi pazienti, soprattutto giovani, sia che abbiano la forma squamosa che non squamosa. Nei pazienti fumatori con tumore polmonare non a piccole cellule non squamoso, pur se raro, il riarrangiamento può essere presente e, quindi, vale comunque la pena cercarlo.