24 marzo Giornata Mondiale contro la Tubercolosi. Medici Senza Frontiere: “Farmaceutiche e governi devono agire subito per aumentare l’accesso alle cure salvavita”
Ginevra/Roma, 24 marzo 2017 – In occasione della Giornata Mondiale contro la Tubercolosi che si celebra il 24 marzo, Medici Senza Frontiere (MSF) ricorda che nel 2016 solo 4.800 persone affette da tubercolosi resistente ai farmaci (DR-TB) sono state trattate con i nuovi farmaci – molto più efficaci dei precedenti – in commercio da quasi quattro anni: meno del 5% di tutte le persone che ne avrebbero bisogno. Tutte le altre che sono oggi in cura per la DR-TB seguono regimi di trattamento più vecchi e tossici, che hanno una percentuale di successo solo del 50%, e che causano gravi effetti collaterali che vanno dalla sordità alla psicosi.
Nel 2015, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che più di mezzo milione di persone è affetta da DR-TB e che solo a un quarto di queste è stata diagnosticata la malattia e sta ricevendo il trattamento. L’accesso ai farmaci bedaquiline e delamanind deve essere dunque ampliato urgentemente dalle case farmaceutiche che li producono e dai governi, per salvare le vite delle persone affette da DR-TB.
“È davvero deprimente che delle centinaia di migliaia di persone affette dalla mortale tubercolosi resistente ai farmaci, solo 4.800 persone lo scorso anno abbiano ricevuto i due nuovi farmaci in grado di aumentare moltissimo il numero di vite salvate”, afferma il dott. Isaac Chikwanha, consulente sulla TB della campagna per l’Accesso ai Farmaci di MSF.
La tubercolosi è tra le più grandi malattie infettive mortali del mondo e provoca 1.8 milioni di morti ogni anno. I due nuovi promettenti farmaci, delamanid e bedaquiline sono stati entrambi immessi nel mercato circa quattro anni fa, con la grande speranza che potessero essere il pilastro di un nuovo e migliore trattamento per la DB-TB.
“Dando accesso alle persone ai nuovi farmaci bedaquiline e delamanid, anche in combinazione, diamo loro la reale possibilità di sopravvivere a questa malattia mortale – dichiara la dott.ssa Jennifer Hughes, medico di MSF a Khayelitsha in Sud Africa – Dei 18 pazienti coinvolti nel nostro progetto – che prevede l’assunzione in combinazione di bedaquiline e delamanid – quasi il 90% ha avuto una coltura negativa dopo sei mesi di trattamento, che è già segno del fatto che sta funzionando. I progressi per aumentare l’accesso ai due farmaci sono portati avanti con drammatica lentezza e oggi, in Sud Africa, solo l’1% di quelli che potrebbero beneficiare del delamanid lo stanno ricevendo, quasi tutti concentrati in una singola area – aggiunge la dott.ssa Hughes – Quanto tempo ancora dovranno aspettare le altre persone?”.
Mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha approvato l’inserimento del bedaquiline e del delamanid nei regimi di trattamento per le persone affette da gravi forme di DR-TB, MSF e altri attori si sono battuti per ottenere l’accesso a questi nuovi farmaci. L’utilizzo dei due farmaci è attualmente limitato per diverse ragioni, incluso il fatto che le aziende non hanno registrato i farmaci in molti Paesi che hanno alti tassi di TB.
“Il nostro principale problema è che le aziende farmaceutiche non hanno ancora registrato questi farmaci in molti dei Paesi duramente colpiti dalla TB; l’altro problema è il loro costo elevato – spiega il dott. Chikwanha – Sia la Janssen sia la Otsuka devono urgentemente accelerare la registrazione dei loro farmaci nei Paesi che presentano un’elevata endemia tubercolare, e stabilirne un prezzo appropriato”.
I Paesi inoltre devono facilitare un più ampio accesso a questi nuovi farmaci permettendo che essi siano importati prima che la registrazione sia completata. “I governi devono fare tutto il possibile per aiutare a salvare le vite della loro gente – aggiunge il dott. Chikwanha – I Paesi hanno una responsabilità nel trattare la DR-TB con gli strumenti a loro disposizione, inclusi il bedaquiline e il delamanid, specialmente per quelle persone che non hanno altre opzioni di trattamento”.
“Sono stata molto fortunata, perché sono una delle prime persone in Sud Africa a ottenere il delamanid – racconta Sinethemba Kuse, 17 anni, di Khayelitsha – Sono in cura da 14 mesi ormai e sto bene, non ho praticamente nessun effetto collaterale. Molte più persone dovrebbero ottenere questo trattamento, perché funziona. Chi non ha la possibilità di prendere queste pastiglie sta soffrendo – molti stanno morendo – per questo i governi devono acquistarle e dare una seconda possibilità di vita alle persone”.
fonte: ufficio stampa