Tutte le novità della radiologia interventistica saranno al centro della due giorni di MIO-Live (Mediterranean Interventional Oncology, 20-21 gennaio), il meeting teorico-pratico internazionale, organizzato ogni anno al Gemelli (questa è la decima edizione) dal prof. Roberto Iezzi e dedicato alle più innovative tecniche e tecnologie di settore, oltre che alle nuove indicazioni di questo campo in costante espansione. Quest’anno i riflettori sono puntati sul trattamento mininvasivo delle metastasi e sui registri europei
Roma, 20 gennaio 2025 – Radiologia interventistica sempre più protagonista del trattamento dei tumori, in maniera mirata e mininvasiva. Il suo esordio, quasi 40 anni fa, è stato nel trattamento dell’epatocarcinoma, che resta una delle sue indicazioni principali, ribadita anche dalle recenti linee guida dell’EASL (European Association for the Study of the Liver).
“In queste linee guida – spiega il prof. Roberto Iezzi, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Direttore UOC Radiologia d’Urgenza e Interventistica, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – viene ribadito il ruolo centrale del trapianto nel trattamento del tumore del fegato e di una gerarchia terapeutica in questo contesto; i trattamenti loco-regionali hanno un ruolo fondamentale sia in termini curativi (in alternativa alla chirurgia), sia come bridge, cioè nel poter portare il paziente al trapianto, attraverso la riduzione del carico di malattia (‘down-staging’). I trattamenti loco-regionali in questi pazienti hanno anche un ruolo predittivo di risposta al trapianto stesso: chi risponde meglio ai trattamenti loco-regionali, andrà meglio anche dopo il trapianto”.
Ma nel frattempo c’è stata un’importante evoluzione tecnologica, nei materiali, nelle procedure e nelle indicazioni alla radiologia interventistica che oggi si occupa sempre più spesso del trattamento delle metastasi epatiche da tumore del colon retto; ma il suo campo d’azione si sta estendendo anche a metastasi epatiche secondarie ad altri tumori e al trattamento di metastasi polmonari, renali, ossee e linfonodali.
Le tecniche
Possono essere riassunte in due macroaree: l’ablazione e l’embolizzazione. La prima consente di distruggere direttamente il tumore utilizzando il calore (termoablazione a radiofrequenza o a micro-onde), il freddo (crioablazione), campi elettrici (elettroporazione) o tossici (alcolizzazione). L’embolizzazione taglia i viveri al tumore perché chiude i vasi che lo riforniscono di ossigeno e sostanze nutritive, attaccandolo allo stesso tempo con farmaci (chemio-embolizzazione) o microsfere radioattive (radio-embolizzazione).
“Nel primo caso – spiega il prof. Iezzi – la novità è rappresentata dall’uso di nuove particelle riassorbibili, in grado di veicolare una serie di farmaci (questo consente di poter agire contro tumori di varia natura). Il fatto che siano riassorbibili (da un’ora a 4 settimane) permette inoltre di ‘riaprire’ la strada per arrivare al tumore e fare un secondo o un terzo trattamento (un po’ come si fa con i diversi ‘cicli’ di chemioterapia). L’ischemia prodotta dall’embolizzazione determina nel breve periodo una sorta di shock per il tumore; a questo si aggiunge l’azione del farmaco, portato in quella sede dalle microparticelle”.
Ma rispetto alla chirurgia tradizionale quale efficacia ha la radiologia interventistica? “È di qualche mese fa – prof. il professor Iezzi – la pubblicazione del trial Collision che ha confrontato la chirurgia versus la termo-ablazione sulle metastasi del colon retto. Lo studio ha confermato che l’ablazione, grazie alla tecnologia e ai nuovi materiali sempre più performanti, consente di ottenere risultati simili a quelli della chirurgia, ma con minori effetti collaterali. Questo però non significa che stiamo per abbandonare la chirurgia a favore della radiologia interventistica. Come sempre, per garantire le maggiori chance di successo è necessario fare una corretta selezione dei pazienti da avviare all’una o all’altra procedura e questa scelta può essere fatta solo dopo aver discusso il caso all’interno di un board multidisciplinare, con tutti gli specialisti coinvolti nel trattamento del paziente”.
Anche l’approccio alle procedure di radiologia interventistica sta cambiando, favorendo sempre più – sempre in un’ottica di minor invasività – quello trans-radiale (cioè da un’arteria del polso), al posto di quello trans-femorale (dai vasi dell’inguine). “L’approccio radiale – spiega il prof. Iezzi – rappresenta un’ulteriore opzione che si è aggiunta a quella transfemorale; non c’è una regola generale, la scelta viene fatta sulla base della lesione da trattare e del singolo paziente. L’approccio attraverso l’arteria radiale è meno invasivo e dunque più gradito al paziente, che può camminare subito dopo la procedura; è inoltre gravato da un minor tasso di complicanze e non richiedere un monitoraggio continuo per ore, da parte del personale infermieristico”.
Tra le novità della decima edizione del congresso internazionale MIOLive c’è il simposio congiunto con la CIRSE (Società Europea di Radiologia Interventistica), dedicato ai registri europei. “A occuparsi di questi registri – spiega Iezzi – è il gruppo di lavoro ‘Next Research’ del CIRSE, del quale facciamo parte insieme a vari esperti europei. Tra i registri finora attivati, il CIREL (chemio-embolizzazione nelle metastasi da colon retto), il CIRT (sull’impiego della radioembolizzazione nelle lesioni epatiche), il CIEMAR (utilizzo dell’elettroporazione reversibile nel trattamento locale delle lesioni epatiche).
Il Policlinico Gemelli è un centro di riferimento nazionale e internazionale, con oltre 4.500 procedure di radiologia interventistica eseguite ogni anno. La radiologia interventistica opera all’interno del Centro Avanzato di Radiodiagnostica (Advanced Radiology Center – ARC) della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, diretta dalla prof.ssa Evis Sala.
“La radiologia interventistica oncologica rappresenta ormai una delle aree di eccellenza del nostro Policlinico – spiega la prof.ssa Evis Sala, Ordinario di Diagnostica per immagini e Radioterapia all’Università Cattolica e Direttore del Dipartimento di Diagnostica per Immagini e Radioterapia della Fondazione Gemelli IRCCS – grazie soprattutto a uno stretto lavoro di collaborazione multidisciplinare con tutti gli altri specialisti che operano in tale ambito. La corretta selezione dei pazienti che possono giovarsi di tali trattamenti, insieme alla disponibilità di tecnologie avanzate e alla disponibilità di tutte le tecniche terapeutiche praticabili presso il nostro Policlinico, ci consentono di ottenere risultati ottimali in termini di successo tecnico, guarigione e sopravvivenza dei nostri pazienti. La radiologia interventistica è un’opzione di trattamento che si affianca, senza contrapporsi agli altri trattamenti possibili, come quelli oncologici, radioterapici o chirurgici. Combinando in maniera ottimale tutte le opzioni terapeutiche a nostra disposizione, ci consente di raggiungere i migliori risultati per i pazienti con malattie tumorali”.