Trapianti di fegato split: Italia prima al mondo per procedura organizzativa

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Dal 40° Congresso della Società Italiana Trapianti d’Organo in corso a Roma. “Siamo i primi al mondo ad aver messo a punto questa procedura organizzativa automatica. E anche gli Stati Uniti guardano all’Italia come un modello da prendere ad esempio” dice Umberto Cillo, presidente Eletto SITO. “In un anno si è passati da 56 trapianti split a 101. I pediatrici split sono passati da 32 a 54” spiega Lucia Rizzato, responsabile del Centro Nazionale Trapianti Operativo. “Trasparenza e Tracciabilità nell’allocazione degli organi, sono le parole chiave. L’Italia è l’unica in Europa ad aver messo tutti i risultati a disposizione della popolazione” commenta Franco Citterio, presidente della FIPTO

chirurghi-sala-operatoria-3Roma, 29 ottobre 2016 – “L’Italia è il primo Paese al mondo ad avere messo a punto una procedura organizzativa sistematica ed automatica per i trapianti di fegato ‘split’. Questo ha fatto sì che in un anno i trapianti con tecnica split liver siano quasi raddoppiati e che quelli pediatrici split liver siano aumentati quasi del 70%. Dietro queste cifre ci sono delle vite: in un anno dall’entrata in vigore del protocollo, era l’agosto del 2015, si è passati da 56 trapianti di fegato split a 101 e questo ha comportato che i trapianti pediatrici split siano aumentati da 32 a 54. Un successo tutto italiano che conferma come la rete trapiantologica del nostro Paese sia eccellente”. È giustamente orgoglioso dell’Italia, Umberto Cillo presidente eletto della Società Italiana Trapianti d’Organo (SITO) nel commentare i dati del Centro Nazionale Trapianti Operativo guidato da Lucia Rizzato, in occasione del 40° Congresso SITO a Roma.

La tecnica split liver è stata messa a punto da anni e praticata in tutto il mondo. Ma l’Italia è il primo paese al mondo ad essersi organizzato affinché questa procedura sia avviata automaticamente. Grazie ad un protocollo messo a punto dal Centro Nazionale Trapianti e dai trapiantologi di fegato della SITO, quando c’è un donatore di fegato fino a 50 anni di età e senza particolari criticità viene automaticamente presa in considerazione l’ipotesi della tecnica split liver per procedere anche ad un trapianto pediatrico.

“Quando un donatore viene segnalato al CNTO – spiega Lucia Rizzato, Responsabile del Centro Nazionale Trapianti Operativo che fa parte del Centro Nazionale Trapianti diretto da Alessandro Nanni Costa – immediatamente ed automaticamente si valuta se c’è un ricevente pediatrico compatibile. In caso affermativo allora il fegato sarà diviso in due parti, quella più grande sarà destinata ad un paziente adulto e quella più piccola ad un bambino. Nel caso in cui non ci sia la possibilità di effettuare un trapianto pediatrico allora si procede con il trapianto di fegato intero nell’adulto. Questa procedura in automatismo è entrata in vigore ad agosto del 2015. In un anno (agosto 2015-agosto 2016) sono stati effettuati 101 trapianti split dei quali 54 pediatrici. Nello stesso periodo dell’anno precedente (agosto 2014-agosto2015) i trapianti di fegato con tecnica split erano stati solo 56 dei quali 32 pediatrici. Questa procedura ci ha consentito, quindi, di incrementare del 68,7% i trapianti pediatrici che, termini assoluti, si traducono in 22 bambini operati in più, 22 famiglie che sono tornate a vivere”.

È una grande pagina di ‘buona sanità’ italiana che merita di essere raccontata. Un altro fiore all’occhiello che si aggiunge alla lista dell’eccellenza del nostro Paese nell’allocazione degli organi dove le parole trasparenza e tracciabilità ci rendono unici in Europa e al mondo.

“Solo l’Italia a livello europeo mette ‘in chiaro’ i risultati della qualità dei trapianti – dice Franco Citterio, Presidente della SITO e della Federazione Italiana Promozione Trapianti d’Organo – sul sito del Ministero. L’allocazione degli organi avviene con criteri di trasparenza e tracciabilità a disposizione di tutti, fatti salvo ovviamente i criteri di privacy. E di questo dobbiamo essere giustamente orgogliosi sia come trapiantologi che come cittadini”.

Ma ci sono altri numeri che devono rendere orgogliosa l’Italia e sono quelli del Centro Nazionale Trapianti Operativo: 12 persone (più la responsabile Lucia Rizzato) tra medici ed infermieri presenti 24 ore su 24, 7 giorni su 7 nella Centrale Operativa all’Istituto Superiore di Sanità che si interfacciano con 19 Centri regionali per trapianti d’organi e 96 Centri trapianto in Italia. Una macchina che si muove sul filo dei minuti e dove tutto deve essere perfettamente coordinato.

“Quando un Centro regionale ci segnala un possibile donatore – spiega Lucia Rizzato – immediatamente vediamo la compatibilità con i pazienti presenti nelle urgenze del programma nazionale gestito dal Centro Nazionale Trapianti. In Italia la priorità è data dalla gravità del paziente. Se uno o più organi non vengono allocati tra le urgenze allora si prende in considerazione la lista a livello regionale dove si trova il donatore; nel caso in cui ci fossero organi non allocati si apre anche alle liste di altre regioni. Ed eventualità ultima ma possibile, se un organo non trova un ricevente in Italia parliamo con i Centri europei. Il tutto in tempi strettissimi”.

Un bravo all’Italia e una medaglia da appuntarci sul petto ci viene anche dagli Stati Uniti. Sulla prestigiosa rivista ‘American Journal Transplantation’ nel commentare in un editoriale un articolo di Cillo e colleghi sul lavoro attualmente in corso in Italia per il sistema di allocazione dei fegati da donatore cadavere si legge: “Sembra tempo di abbracciare i principi fondamentali evidenziati dagli italiani e contemplare una revisione del modo in cui si assegnano e si distribuiscono gli organi, soprattutto in tempi di protratta penuria di donatori”.

fonte: ufficio stampa

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