A Roma il primo appuntamento del progetto europeo a guida italiana “EuCARE: European cohorts of patients and schools to advance response to epidemics”, volto ad analizzare gli sviluppi della pandemia con particolare attenzione alle varianti del virus. Coinvolti 22 centri, tra università, ospedali e istituti di ricerca di quattro continenti
Roma, 18 novembre 2021 – Sono stati delineati i prossimi passi del progetto europeo a guida italiana “EuCARE: European cohorts of patients and schools to advance response to epidemics”. Saranno realizzati dei protocolli di studio per analizzare l’impatto delle varianti del SARS-CoV-2 sulla salute dei cittadini e le loro interazioni con i vaccini; si applicheranno anche nelle scuole italiane e portoghesi i test salivari di gruppo; si approfondiranno gli studi sui danni d’organo del “long Covid”.
Il progetto EuCARE e l’attenzione sulle varianti del virus
Il Progetto EuCARE risponde a una chiamata di emergenza della Commissione Europea per affrontare gli sviluppi della pandemia di Covid-19 e in particolare gli effetti delle varianti, con il loro impatto sul decorso clinico della malattia e sui vaccini. Coordinato dall’italiana EuResist Network, il Progetto EuCARE raccoglie 22 centri tra università, ospedali e istituti di ricerca provenienti da quattro continenti. I lavori sono partiti dall’Italia con un meeting a Roma durante il quale si sono confrontati 60 scienziati di diversi Paesi e rappresentanti dell’OMS.
“Gli enti che partecipano a EuCARE sono concentrati nell’Unione Europea, ma includono anche, fra gli altri, Regno Unito, Russia, Vietnam, Kenya, Messico, per un totale di oltre 2600 pazienti Covid, 1600 operatori sanitari e 26mila studenti e insegnanti seguiti in studi prospettici – spiega Francesca Incardona, coordinatrice del progetto – La dimensione globale della diffusione del virus ci impone una copertura quanto più ampia possibile dei nostri studi. Il coinvolgimento di Paesi così diversi ci permetterà di osservare anche le specifiche caratteristiche dei vaccini utilizzati e di raccogliere rapidamente dati sulle nuove varianti che possono emergere. I tempi sono cruciali: siamo ancora nel pieno della pandemia e servono urgentemente risposte; parimenti, per effettuare studi scientifici possono essere necessari mesi. Il progetto sta partendo in queste settimane, ma noi stiamo lavorando per portare già dei risultati entro l’anno scolastico”.
Da gennaio il “Lolli Method” in alcune scuole italiane
Il Progetto EuCARE ha un focus particolare sulle scuole. Sono bambini e adolescenti coloro che hanno sofferto maggiormente le chiusure, con conseguenze sia dal punto di vista sociale che formativo; inoltre, negli ultimi mesi sono state proprio queste le fasce d’età in cui si è verificato un notevole incremento dei contagi, anche perché i vaccini nell’Unione Europea ancora non sono approvati per chi ha meno di 11 anni. Da EuCARE arriva una proposta già sperimentata altrove.
“Il nostro gruppo di lavoro si propone di analizzare nel dettaglio l’impatto del Covid e delle varianti sulla comunità scolastica, anche in senso psicologico, di capire le possibili conseguenze di nuove varianti e quali siano i migliori metodi di contenimento – spiega Incardona – Valuteremo con un trial prospettico il cosiddetto “Lolli Method”: si tratta di un test salivare di gruppo sviluppato dall’Università di Colonia, economico e poco invasivo, che può essere utilizzato come screening continuo nelle scuole. Migliaia di scuole già lo adottano in Germania e altre centinaia in Messico: ciò che si è potuto evincere dall’esperienza di questi due Paesi, caratterizzati da situazioni socio-demografiche molto diverse, è stato che al ritorno dalle vacanze la frequenza di classi positive è alta, in Messico addirittura del 14%, in Germania sul 3%; dopo una settimana di uso del test salivare, la percentuale di classi con almeno un caso positivo cade drasticamente, rispettivamente al 6% in Messico e il 2% per poi stabilizzarsi sul 1% in Germania. L’altro dato interessante è che in Germania, ossia in un setting europeo, i cluster nelle classi individuati con il Lolli Method sono in larghissima maggioranza singoli, è rarissimo il caso di due persone infette nella stessa classe e praticamente inesistente il caso di tre positivi. Il trial prospettico verrà effettuato in Italia, in scuole di Lazio, Lombardia, Veneto, e in Portogallo a partire da gennaio 2022”.
Attenzione a long Covid e danni d’organo
Altro punto su cui si concentra l’attenzione del Progetto EuCARE è il cosiddetto “long Covid”, ossia gli effetti della malattia che persistono nel lungo periodo. “Circa il 10% dei pazienti tra i 18 e i 59 anni e percentuali più alte al crescere dell’età hanno sintomi clinici persistenti per mesi, sviluppano cioè il cosiddetto long Covid – sottolinea la prof.ssa Antonella D’Arminio Monforte, professore ordinario e direttore della Clinica di Malattie Infettive e Tropicali all’ASST SS Paolo e Carlo e Università di Milano, che partecipa dal lato italiano agli studi di coorte e coordina i centri europei che partecipano a questo specifico progetto – La definizione di long Covid deve ancora essere ben stabilita, visto che si presta a una duplice interpretazione. Da un lato, infatti, vi sono dei sintomi che possono persistere nel tempo; dall’altro, vi sono danni residuali nei vari organi. Sono due temi distinti, in quanto al sintomo può non corrispondere necessariamente un danno che resta nel tempo. Se tra i sintomi prevalgono astenia e spossatezza, gli studi più impegnativi su cui stiamo lavorando riguardano l’eventuale persistenza di danni d’organo, non limitati al polmone; ciò che abbiamo notato, infatti, è l’interessamento del cuore e del sistema nervoso centrale. Oltre ai disturbi neurocognitivi, abbiamo notato uno stato depressivo, più frequente nelle donne. Quanto il virus sia all’origine di questi disturbi lo dobbiamo ancora definire”.
Proprio sul tema dei danni d’organo del long Covid, il prossimo 24 novembre a Roma si terrà un confronto tra clinici di diverse discipline e rappresentanti delle istituzioni per analizzare i dati raccolti in questo ultimo anno, raccolti nella pubblicazione del Libro Verde sul Covid-19 come malattia multisistemica.