Roma, 24 gennaio 2019 – Nel corso del 2018 la Rete Sismica Nazionale dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha localizzato 23.180 terremoti sul territorio italiano e nelle zone limitrofe: una media di oltre 63 eventi al giorno, poco meno di 3 ogni ora, uno ogni 20 minuti. In realtà i terremoti che avvengono in un territorio sismico come quello italiano sono molti di più. Parliamo naturalmente di micro-terremoti, quelli che rimangono al di sotto della soglia di rilevamento.
I terremoti localizzati nel 2018 sono in numero decisamente minore rispetto a quelli identificati in Italia negli ultimi due anni, come si vede dalla figura sotto.
Nel 2016 si erano superati i 53.000 eventi localizzati (una media giornaliera di circa 145), mentre nel 2017 il numero totale era sceso intorno ai 44.000 (una media giornaliera di circa 120), quasi il doppio di quest’anno. Questa diminuzione tra 2016 e 2017 e, soprattutto, tra 2017 e 2018 è in buona parte dovuta al calo di repliche (aftershocks) della sequenza in Italia centrale, iniziata il 24 agosto 2016.
Il numero annuale di eventi nel 2018 è ormai tornato a valori simili a quelli precedenti al 2016, anche se va ricordato che quest’ultima non può ancora ritenersi conclusa. Infatti, degli oltre 23.000 terremoti rilevati dalla RSN nel 2018, poco più della metà possono essere considerati delle repliche della sequenza in Italia centrale.
Qualche numero per i terremoti del 2018 in Italia e dintorni:
- 3 eventi di magnitudo maggiore o uguale a 5.0: due di questi sono avvenuti in Montenegro e Albania, solo 1 in Italia, nella provincia di Campobasso;
- 20 di magnitudo tra 4.0 e 4.9: 4 di questi sono avvenuti nei mari circostanti e nei Paesi limitrofi, mentre 5 sono avvenuti nell’area etnea;
- 214 di magnitudo tra 3.0 e 3.9;
- 475 di magnitudo maggiore o uguale a 2.0.
Come si vede, quindi, circa il 90% dei terremoti localizzati in Italia nel 2018 hanno magnitudo minore di 2.0, il che vuol dire che probabilmente non sono stati avvertiti dalla popolazione, salvo qualche eccezione (per esempio in caso di ipocentri molto superficiali in prossimità di aree abitate).
Come già osservato per gli anni precedenti, anche nel 2018 la maggior parte dei terremoti si è manifestata raggruppandosi nel tempo e nello spazio. La sequenza più lunga e con il maggior numero di eventi è, come aspettato, quella associata all’area di Amatrice-Visso-Norcia, che copre tutto l’anno e prosegue nel 2019, con un totale di 14974 eventi. Il terremoto di magnitudo massima nel 2018 per questa sequenza è avvenuto il 10 Aprile alle ore 5:11 italiane vicino Muccia (ML 4.7, Mw4.6) nel settore più settentrionale della sequenza iniziata nel 2016.
La sequenza con l’evento di magnitudo maggiore, Mw 5.1, si è verificata nel Molise (Montecilfoni, in provincia di Campobasso): è durata 100 giorni dal 14 agosto al 23 novembre con 596 terremoti, con l’evento più forte (Mw 5.1) il 16 agosto, preceduto da un evento di magnitudo Mw 4.6 il 14 agosto e da uno di magnitudo Mw 4.1, lo stesso 16 agosto.
Il terremoto del 16 agosto in Molise è stata anche l’occasione per testare il sistema di comunicazione rapida della localizzazione automatica di un epicentro, sistema entrato poi in funzione regolarmente 4 settembre. Pochissimi minuti dopo la scossa abbiamo pubblicato un post sulla pagina Facebook INGVterremoti e su Twitter INGVterremoti in cui si indicava l’area epicentrale e la magnitudo provvisoria.
Infine l’area dell’ETNA la cui attività nel 2018 ha interessato in modo irregolare tutta la struttura del vulcano, con una concentrazione maggiore nei settori orientale e meridionale. In queste aree si sono avuti i terremoti più forti, incluso il massimo evento registrato il 26 dicembre con magnitudo Mw 4.9 (ML 4.8) nell’area di Viagrande (CT). La mappa sotto riporta la sismicità del 2018.