Arezzo, 12 novembre 2018 – La Giornata Mondiale del Diabete, istituita nel 1991 dalla Federazione internazionale del diabete (IDF) e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, si tiene ogni anno il 14 novembre, che corrisponde alla data di nascita di Frederick Banting (il co-scopritore dell’insulina con Charles Best nel 1922).
Quest’anno, per sensibilizzare su questa malattia che in Italia affligge 3 milioni e 200 mila persone (il 5,3% dell’intera popolazione e il 16,5% fra le persone di 65 anni e oltre), il tema della giornata è “Famiglia e diabete”.
“E’ un messaggio importante – ricorda Lucia Ricci, direttore della Rete Diabetologia della Asl Toscana sud est – La problematica del diabete si vive in famiglia, sia come luogo emotivo che come luogo dove nasce la predisposizione al diabete. Un familiare diabetico cambia gli stili di vita di tutta la famiglia, sicuramente con stili di vita più sani: pasti ricchi di verdura, cibi integrali e pochi grassi, il tutto accompagnato da sane camminate all’aria aperta”.
Questa mattina presso l’auditorium del San Donato sono stati trattati proprio questi temi: prevenire il diabete, il diabete in una società che cambia, il momento della diagnosi per la famiglia, il diabete nell’età pediatrica, l’ereditarietà e l’importanza della terapia educazionale.
“Con questa iniziativa – commenta Enrico Desideri direttore generale Asl toscana sud est – vogliamo sottolineare l’importanza della diagnosi e cura dei pazienti diabetici. Sono circa 1 milione gli italiani che hanno il diabete e non sa di averlo, mentre solo il 53% dei diabetici sono a target terapeutico. Con questa consapevolezza dobbiamo lavorare per raggiungere questi ambiziosi obbiettivi: la prevenzione primaria (corretta alimentazione e attività fisica) e aderenza alla terapia. Per far questo collaboriamo a stretto contatto con le associazioni, la scuola, i comuni nell’intento di sviluppare strategie sanitarie tese a raccordare il sistema delle cure primarie (medico di famiglia e pediatra di libera scelta , infermieri, farmacisti) con la rete specialistica. Infine la ricerca sui nuovi farmaci è centrale per lo sviluppo delle cure sempre più sicure ed efficaci”.
La gestione del diabete cronico è multiprofessionale e multidisciplinare e coinvolge il diabetologo, cardiologo, chirurgo vascolare, infettivologo, internista, oculista, nefrologo, neurologo, radiologo, ginecologo, pediatra e medico di famiglia.
“Dal 2008 – spiega Ricci – la gestione del diabete nella nostra Azienda è cambiato, grazie all’alleanza tra gli specialisti e il medico di medicina generale. Con l’introduzione del Chronical Care Model, ovvero la presa in carico del paziente a rischio, prima ancora che questo manifesti i sintomi della malattia. Questo è stato possibile grazie ad una collaborazione e stima reciproca con il medico di famiglia, che invia il paziente a rischio dallo specialista, e in percorsi assistenziali adeguati. Ormai il nostro team è formato da tutti gli specialisti perché il diabetico cronico, con l’innalzarsi dell’età, può provocare cecità, insufficienza renale, neuropatie, malattie cardiovascolari. Puntiamo molto anche sull’alleanza terapeutica con il paziente, che deve essere aiutato nella comprensione di se stesso, della malattia e del suo trattamento, rendendolo in grado di saper sorvegliare i sintomi e sapersi adattare alle diverse situazioni”.
Particolare attenzione anche al rischio di diabete nelle popolazioni provenienti dal sub continente indiano (Bangladesh, India, Pakistan e Sri Lanka) e dal Maghreb (Algeria, Tunisia e Marocco) che è significativamente superiore rispetto agli italiani. In un focus effettuato negli anni 2015 – 2017 nella provincia aretina sul diabete gestazionale, è risultato che le donne italiane colpite da diabete in gravidanza sono il 7%; il 26% le donne bengalesi; il 20% le pakistane e il 18% tra le indiane e cinesi.
Tra i principali fattori di rischio vi sono stili di vita errati legati all’alimentazione, alla scarsa attività fisica e al consumo di alcol e tabacco. Lo stile di vita è uno dei determinanti della salute ed è a sua volta influenzato da altri fattori macro di natura sociale, culturale, economica ed ambientale.
“Oggi il paziente diabetico, per diminuire al minimo il disagio della malattia, può contare sulla tecnologia – conclude Ricci – La nostra Azienda ha investito in strumenti innovativi come i microinfusori di insulina sottocutanei e i sensori per misurare la glicemia senza ricorrere agli stick glicemici. Queste giornate sono occasioni per informare e sensibilizzare la popolazione e un nostro grazie va anche alle associazioni dei diabetici che quotidianamente portano avanti quest’impegno”.
Al convegno hanno partecipato anche il sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli, l’assessore alla sanità Lucia Tanti, il presidente dell’associazione ADA (diabetici aretini) Edoardo Carrai, un gruppo di studenti del Liceo Redi e gli studenti del Liceo musicale.