Roma, 17 luglio 2020 – L’innovazione portata dalle terapie CAR-T al di fuori di ogni dubbio rappresenta uno dei traguardi medici più importanti del nuovo secolo nella battaglia contro i tumori. Con l’attuale situazione Covid-19 servono nuovi modelli organizzativi rapidamente applicabili e scelte immediate soprattutto in aree come queste che non possono attendere.
Con lo scopo di far confrontare esperti per condividere quanto di pratico sia stato già realizzato in molte Regioni e quanto di questo possa servire a superare criticità gestionali, amministrative e cliniche, Motore Sanità ha promosso una serie di Webinar regionali, oggi tappa in Piemonte, dal titolo “Breakthrough innovation CAR-T. Prospettive attuali in epoca Covid-19”.
“Nel trattamento dei tumori alle tre tradizionali terapie chirurgiche, radiante e citostatica, si è recentemente aggiunta la immunoterapia sia con l’uso di anticorpi monoclonali che riattivano il sistema immunitario inibito dalla presenza del tumore sia con l’uso di CAR-T, linfociti prelevati dal paziente, trattati affinché esprimano un recettore chimerico contro l’antigene tumorale e re-infusi nel paziente per individuare e uccidere le cellule neoplastiche. Sono state prodotte successive generazioni di CAR-T, per migliorarne l’efficienza nel riconoscimento antigenico nella produzione delle citochine mediatrici della risposta immunitaria. Il trattamento si è dimostrato attivo in forme di leucemie, linfomi e mielomi divenuti resistenti alle terapie standard. Sono invece ancora in corso studi per comprenderne la minore efficacia nei tumori solidi, per una diversa possibilità di azione dei linfociti attivati nel microambiente tumorale. La tossicità più frequente di tale trattamento è la sindrome da rilascio di citochine con i sintomi che accompagnano un quadro infiammatorio – iperimmune: febbre, cefalea, astenia, dolori articolari, mialgie, sino a gravi quadri di ipotensione e tachicardia. Un secondo effetto collaterale problematico è la comparsa di tossicità neurologica. Il trattamento è quindi consigliabile che sia limitato a pochi centri per la complessità organizzativa dei diversi momenti del percorso di cura, per l’expertise necessaria ad affrontare le tossicità anche gravi e per l’elevato costo della terapia che richiede una appropriata scelta dei casi clinici a cui riservarla. Questa modalità organizzativa si rende ancor più opportuna in un periodo come questo caratterizzato dal rischio epidemico da Covid-19: è necessario separare nettamente i percorsi di cura di malati a rischio di essere portatori del virus da quelli da sottoporre alla terapia con CAR-T, occorre riconoscere clinicamente due situazioni che presentano affinità per il ruolo dell’aumentata produzione di IL-6, citochina che causa i sintomi infiammatori presenti in entrambe le condizioni cliniche tanto da indicare nel Tocilizumab un farmaco efficace per il loro controllo anche se sono necessari ulteriori studi per valutarne l’effettiva attività. Per questi motivi la Rete Oncologica Piemonte Valle d’Aosta ha suggerito precise misure organizzative da adottare nei confronti dei malati neoplastici nel periodo epidemico da Covid-19”, ha spiegato Oscar Bertetto, Direttore Dipartimento Rete Oncologica Piemonte Valle d’Aosta.
“Le Car-T aprono una nuova strada nella terapia dei tumori. Adesso sono per pochi, pochissimi pazienti, ma è ovvio che c’è la speranza che la loro applicazione si possa ampliare a molti più pazienti, la tossicità possa essere ridotta ed infine possa essere semplificata ed accelerata la preparazione da parte delle case farmaceutiche. Sono ora disponibili terapie commerciali per 2 patologie, da 2 ditte farmaceutiche, ma
sono in corso studi per ampliare l’utilizzo al mieloma multiplo: sono in arrivo a brevissimo numerosi trials sperimentali. È probabile che il numero dei pazienti che entreranno nei trials sperimentali sarà superiore a quello dei pazienti trattati con il prodotto commerciale. Da un altro punto di vista le Car-t rappresentano anche un modello di come le terapie debbano essere obbligatoriamente integrate in modo estremamente preciso e coordinato. Indispensabile l’intervento della programmazione regionale nella scelta dei centri, delle direzioni sanitarie nel coordinamento a livello delle Aziende Ospedaliere ed infine di svariati specialisti (ematologi ovviamente, ma anche neurologi, rianimatori, farmacisti, criopreservazione, laboratori vari). Insomma, occorre avere un Car-T Team e questo richiede un grande lavoro. Un modello dicevo, che sarebbe interessante copiare anche per altre malattie e terapie in cui un completo coordinamento ed un lavoro a squadra sarebbe di grande utilità”, ha detto Mario Boccadoro, Direttore Divisione Universitaria di Ematologia Città della Salute e della Scienza di Torino.
“I dati più recenti della terapia CART nella pratica clinica nei vari parsi su numeri di pazienti ampi confermano i risultati positivi degli studi clinici nei linfomi aggressivi in ricaduta. Tuttavia, è una terapia impegnativa che impiega risorse importanti negli ospedali tra cui talvolta le rianimazioni. In momenti come quelli passati e forse futuri di Covid-19 è indispensabile ottimizzare i percorsi di questi pazienti per garantire la continuità della terapia, porre indicazioni alla terapia più rigorose per avviare a CART i pazienti con più elevate possibilità di successo, garantire percorsi e centri ospedalieri Covid-19 free nell’ambito di un network regionale di collaborazione”, ha dichiarato Umberto Vitolo, Consulente Ematologo presso l’IRCCS Istituto Oncologico di Candiolo, Fondazione Piemontese per l’Oncologia.