Telemedicina, il modello dell’IRCCS Maugeri studiato in Francia

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Dott.ssa Simonetta Scalvini

Pavia, 20 dicembre 2018 – Da Parigi alla Val Trompia a studiare la Telemedicina. Un video sul modello di cura a distanza adottato dall’IRCCS Maugeri di Lumezzane è stato infatti presentato al Forum della Sanità, nella capitale francese.
Nella 12ma edizione della manifestazione, che si è svolta lo scorso 7 dicembre, l’esperienza terapeutica dell’Istituto bresciano è stata raccontata in un video da una troupe appositamente arrivata dalla Francia.

Si tratta di una esperienza iniziata nel 2000, e che, al settembre scorso, aveva seguito ben 2.063 pazienti, monitorandoli al domicilio e offrendo a loro e alle famiglie un servizio h24 di consulenza.
“Un’esperienza avanzata di continuità assistenziale” spiega Simonetta Scalvini, cardiologa e direttore scientifico dell’IRCCS Maugeri Lumezzane, che ha cominciato le attività e che le guida ancora oggi.

I francesi, che devono fronteggiare un’emergenza della medicina di base, con una sopraggiunta scarsità di medici in un territorio molto ampio e con forti concentrazioni urbane a fronte di zone rurali poco presidiate, i francesi, dicevamo, sono venuti a studiare il “caso Lumezzane”, dove la continuità delle cure è assicurata dalla tecnologia.

Il video racconta il funzionamento del servizio. Si comincia con la dimissione da un reparto di Medicina riabilitativa dell’Istituto, per cure seguite a un evento acuto, come uno scompenso cardiaco, un ictus o una broncopneumopatia cronica ostruttiva.

Già prima di lasciare l’ospedale, il medico che ha seguito il paziente, lo segnala alla Telemedicina che invia un infermiere a svolgere uno o più interventi educazionali, istruendo paziente stesso e famigliari sull’utilizzo delle semplici apparecchiature fornite e collegate a un pc con una sim per la trasmissione dati dedicata.

Ogni giorno, con questa modalità, vengono trasferiti a Lumezzane vari parametri vitali del paziente, dai valori pressori alla saturazione. Lo stesso paziente è chiamato ad effettuare un elettrocardiogramma con un dispositivo portatile, dove il tracciato del cuore viene rilevato con la semplice apposizione di un dito su una macchina che sta nel palmo di una mano.

Quotidianamente inoltre, un infermiere del servizio chiama il paziente, per accertarsi di persona delle sue condizioni, verificare l’aderenza alle terapie farmacologiche o, se del caso, fisiche (ginnastica) che vengono monitorate in teleconferenza, per verificare l’adeguatezza dei movimenti. Una volta a settimana, quindi, l’infermiere si raccorda col medico, analizzando ogni singolo caso.

“Attualmente il nostro modello è focalizzato sulla figura dell’infermiere come case manager del paziente – osserva Scalvini – che si integra con tutte le altre quali medici, terapisti, psicologi e dietisti che, attraverso l’utilizzo delle tecnologie, aiuta il paziente a riconoscere precocemente i segni e i sintomi delle instabilizzazioni, fornisce un percorso per migliorare l’aderenza alla terapia e tutte le componenti di un percorso riabilitativo domiciliare”.

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