I linfociti T umani sono delle cellule “sentinella” deputate alla protezione dell’organismo dalle infezioni. Così come tali cellule ci proteggono dall’ambiente esterno, esse possono anche, se malfunzionanti, attaccare strutture proprie e causare malattie autoimmunitarie, come la sclerosi multipla, il diabete giovanile e l’artrite reumatoide
17 febbraio 2016 – Il meccanismo molecolare che controlla la funzionalità dei linfociti T dell’uomo è stato chiarito da una ricerca scientifica condotta dal gruppo del prof. Giuseppe Matarese del Dipartimento di Medicina Molecolare e Biotecnologie Mediche dell’Università di Napoli “Federico II” in collaborazione con il Laboratorio di Proteomica dell’ITB-CNR e il Laboratorio di Immunologia dello IEOS-CNR. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista Immunity.
I linfociti T umani sono delle cellule “sentinella” deputate alla protezione dell’organismo dalle infezioni. Così come tali cellule ci proteggono dall’ambiente esterno, esse possono anche, se malfunzionanti, attaccare strutture proprie e causare malattie autoimmunitarie, come la sclerosi multipla, il diabete giovanile e l’artrite reumatoide.
In questo contesto esistono diversi sottogruppi di linfociti T con funzioni differenti e opposte. Per esempio, alcuni hanno una funzione propriamente di protezione (detti T convenzionali, Tconv) e altri hanno funzioni di controllo dell’infiammazione (detti T regolatori, Treg). Il meccanismo di funzionamento intimo di questi differenti stipiti cellulari è stato oggetto di numerosissimi studi che però fino ad oggi non hanno rivelato a pieno il perché delle loro differenze funzionali.
Combinando i risultati di proteomica e metabolomica in questo studio si è finalmente svelato come il metabolismo degli zuccheri e quello lipidico in cellule Treg e Tconv umane, in un’alternanza dinamica nell’organismo in toto o in coltura, sia in grado di controllare le loro capacità di crescita e le loro funzioni specifiche. Grazie a tali evidenze si è compreso come il metabolismo cambi in funzione dello stato di crescita e che non sempre le condizioni di coltura in vitro rispecchino quanto accade nell’organismo.
Il nostro approccio di studio – proteomica clinica combinata alla Systems Biology e analisi di metabolica funzionale – a nostra conoscenza mai utilizzato precedentemente, dovrebbe aiutare ad identificare nuove metodologie per condizionare tali linfociti per terapie cellulari di malattie immunologiche e autoimmunitarie come la sclerosi multipla.
Il lavoro, che vede coinvolti tra gli altri il dott. Claudio Procaccini, la dott.ssa Fortunata Carbone, la dott.ssa Veronica De Rosa e il dott. Mario Galgani (dell’Istituto per l’Endocrinologia e Oncologia Sperimentale (IEOS) del CNR di Napoli) e il prof. Pierluigi Mauri (dell’Istituto di Tecnologie Biomediche (ITB) del CNR di Milano), è stato finanziato principalmente dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla (FISM), dall’European Research Council (ERC) e dalla European Foundation for the Study of Diabetes (EFSD).
fonte: ufficio stampa