Prof. Maurizio Pompili, ordinario di Psichiatria della Sapienza Università di Roma e direttore del Servizio di prevenzione del Suicidio dell’Azienda ospedaliera Sant’Andrea: “La particolarità dell’evento pandemico e delle sue conseguenze ha portato alla creazione di una serie di task force a livello internazionale”
Roma, 8 settembre 2020 – “Ogni anno in Italia ci sono circa 4.000 suicidi. Molto maggiori sono ovviamente i tentativi di suicidio, fino a dieci volte di più (circa 40mila)”. Sono i numeri di chi si toglie la vita o tenta di farlo nel nostro Paese, forniti alla Dire da Maurizio Pompili, ordinario di Psichiatria della Sapienza Università di Roma e direttore del Servizio di prevenzione del Suicidio dell’Azienda ospedaliera Sant’Andrea, in vista della Giornata mondiale della prevenzione del suicidio che si celebrerà il 10 settembre.
“Sostanzialmente – spiega lo psichiatra – i tentativi di suicidio sono una frangia di criticità suicidaria molto maggiore (dei suicidi propriamente detti, ndr), che sfugge a calcoli precisi, perché affluiscono un po’ dappertutto: nei pronto soccorso e negli ospedali. Non c’è ancora un monitoraggio a tutto campo della cifra effettiva dei tentativi di suicidio, che comunque sono un numero veramente alto”.
L’esperto ricorda che negli Stati Uniti si stima che i tentativi di suicidio siano fino a 25 volte maggiori dei suicidi.
Il 2020 si sta rivelando un anno particolare, sul fronte dei suicidi e dei tentati suicidi, rispetto alla distribuzione tra uomini e donne. Se, infatti, storicamente sono più queste ultime a tentare di togliersi la vita, nel corso della pandemia “abbiamo visto sicuramente più uomini approcciarsi al suicidio e ai tentativi di suicidio”, spiega il prof. Maurizio Pompili.
La maggior incidenza di questi eventi tra le donne, prosegue l’esperto, “è difficile da spiegare. Infatti, la letteratura parla di paradosso di genere, perché non riesce a dare una risposta esauriente. Ciò che possiamo dire con certezza è che le donne utilizzano solitamente dei metodi meno letali, quindi lasciano più spazio alla possibilità di essere soccorse, di raggiungere un pronto soccorso ed essere salvate. Gli uomini utilizzano, invece, mezzi più letali, così le probabilità di morire per quel gesto particolare sono maggiori”.
“Si tratta però di un paradosso – chiarisce l’ordinario di Pscichiatria – perché anche quando gli uomini utilizzano dei metodi più ‘femminili’, finiscono per morire più frequentemente. Come se avessero un ‘quid’ maggiore di letalità nel momento in cui si approcciano al gesto straordinario”.
Tra le donne, dunque, prevalgono i tentativi di suicidio, mentre il rapporto uomo/donna nei suicidi “è solitamente di tre a uno, o quattro a uno a secondo dei contesti geografici, cioè – spiega Pompili – gli uomini sono tre o quattro volte più rappresentati nei suicidi rispetto alle donne”.
La particolarità dell’evento pandemico e delle sue conseguenze ha portato alla creazione di una serie di task force a livello internazionale che, chiarisce lo psichiatra, “studiano il fenomeno e cercano di dare delle risposte proprio per essere più vicini agli individui, sviluppando piattaforme digitali, e per sensibilizzare i mass media a parlare di suicidio in maniera funzionale, senza elementi romanzati, senza uscire con la notizia che fa scalpore, ma a parlarne meglio, con sobrietà e puntualità. Una modalità che sicuramente aiuta gli individui in crisi. Indubbiamente abbiamo visto un aumento delle richieste di visite e di assistenza psichiatrica in generale, con o senza criticità suicidarie”.
Le esigenze di prevenzione del contagio non hanno fermato quindi l’appuntamento annuale in occasione della Giornata mondiale della prevenzione del suicidio. “Anche quest’anno abbiamo voluto comunque esserci per riportare l’attenzione sul problema del suicidio – sottolinea Pompili – Ma, proprio facendo leva sulle misure restrittive, abbiamo deciso di farlo nella modalità più consona, cioè in versione digitale. Il nostro convegno, notoriamente frequentato da migliaia di persone, quest’anno sarà totalmente digitale con nove moduli che ospiteranno dei simposi con ospiti internazionali e nazionali pronti a fare il punto su tantissimi aspetti della prevenzione del suicidio”.
“Un programma – conclude – che andrà in parallelo con gli Stati Uniti, dove questo periodo viene chiamato Settimana della prevenzione del suicidio”.
(fonte: Agenzia Dire)