Roma, 18 dicembre 2017 – Dopo l’eruzione effusiva di agosto-novembre 2014, per più di due anni l’attività dello Stromboli è rimasta su livelli molto modesti, e solo negli ultimi mesi, il vulcano si è ripresentata nella sua forma caratteristica, con frequenti esplosioni da diverse bocche poste all’interno della sua terrazza craterica.
Tale attività, negli ultimi mesi, è stata interrotta da 4 esplosioni maggiori (26 luglio, 23 ottobre, 1 novembre e 1 dicembre 2017). Dopo l’ultima di queste, l’attività esplosiva è rimasta su un livello alto, tanto da motivare le autorità a dichiarare il divieto di accesso alle zone sommitali del vulcano.
Nella tarda mattinata del 15 dicembre si è osservato un cambiamento nell’attività delle bocche eruttive: una di esse, ubicata nell’area craterica nord ha iniziato a produrre piccoli lanci, quasi continui, di brandelli di lava fluida. Tale attività, conosciuta come spattering, spesso è accompagnata dalla formazione di piccole colate di lava.
Verso le 14.00 ore locali, un team di ricercatori e tecnici dell’Osservatorio Etneo, la Sezione di Catania dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), ha osservato come da due delle bocche si siano formati piccoli flussi lavici, che hanno cominciato a riempire la depressione craterica, al cui interno si trovano le tre bocche attive.
Intorno alle 14.30, la lava ha colmato la depressione e ha dato inizio a una tracimazione sul suo orlo settentrionale, generando un trabocco lavico che si è riversato sull’alto versante settentrionale della Sciara del Fuoco. Poche ore dopo, l’attività di spattering è rapidamente diminuita e nel tardo pomeriggio il flusso lavico si è arrestato.
I trabocchi lavici dalla terrazza craterica dello Stromboli non sono un fenomeno inusuale. Nell’intervallo fra gennaio 2010 e agosto 2014, vi sono stati diversi episodi di trabocchi lavici, alcuni confinati all’interno della terrazza craterica, altri invece hanno prodotto piccole colate laviche sulle parti alte della Sciara del Fuoco; più raramente (es. gennaio 2013) le colate si sono espanse fino alla parte bassa della Sciara e, in un caso (il 7 agosto 2014), una colata ha raggiunto il mare. Come nel caso attuale, tutti questi episodi si sono conclusi dopo poche ore.
Il fenomeno è costantemente monitorato dall’Osservatorio Etneo, dall’Osservatorio Vesuviano e dalla Sezione di Palermo dell’INGV.
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