Arezzo, 12 dicembre 2023 – Eseguito per la prima volta ad Arezzo un intervento di sostituzione valvolare aortica per via percutanea. Si tratta del primo intervento di questo tipo in Toscana, ed uno dei primi in tutto il Territorio Nazionale, ad essere stato effettuata in una struttura Ospedaliera non dotata di Cardiochirurgia.
L’intervento è stato eseguito in qualità di primo operatore dal Dottor Matteo Reccia, che fa parte dell’Equipe di Cardiologia Interventistica di Arezzo diretta dal Dottor Francesco Liistro. Questo eccezionale intervento si è svolto nell’ambito di uno studio clinico multicentrico Italiano (Studio TRACS) coordinato dall’Università di Ferrara e per la Toscana dalla Cardiologia interventistica del Policlinico Le Scotte della AOU Senese.
“Questo intervento prevede il posizionamento di una protesi valvolare cardiaca attraverso le arterie della gamba del paziente e viene fatto in anestesia locale, evitando l’intervento cardiochirurgico convenzionale che richiede invece la anestesia totale con apertura del torace mediante sternotomia (taglio dello sterno) e circolazione extracoroporea – spiega il dott. Reccia – La valvola artificiale viene introdotta attraverso la arteria femorale a livello della coscia, viene spinta lungo la aorta e posizionata a livello della valvola aortica del paziente dove viene poi “aperta” e posizionata al posto della valvola malata”.
“Questa tipologia di intervento – prosegue il dott. Reccia – rappresenta una importante opzione terapeutica, soprattutto per i pazienti più anziani o con altre patologie non cardiache che rendono troppo alto il rischio di un intervento cardiochirurgico convenzionale”.
“Ovviamente, i pazienti candidabili a questo tipo di intervento devono avere delle caratteristiche ben precise e l’arruolamento allo studio prevede l’esecuzione di specifici esami preparatori, quali la angioTAC con mezzo di contrasto, ed ogni caso va discusso collegialmente con un team che comprende i colleghi Emodinamisti e Cardiochirurghi del Policlinico Le Scotte di Siena”.
“La nostra Emodinamica è all’avanguardia in tutte le metodiche oggi disponibili – spiega il dott. Francesco Liistro, Direttore UOSD Cardiologia Interventistica dell’Ospedale di Arezzo – e la possibilità di eseguire queste nuove procedure va ad ampliare ulteriormente le opzioni diagnostiche e terapeutiche offerte ai pazienti, che comprendono, oltre all’angioplastica coronarica, la rivascolarizzazione degli arti inferiori, la valvuloplastica aortica, l’imaging coronarico e la diagnostica coronarica invasiva. La nostra equipe è in continuo aggiornamento per offrire cure ed interventi sempre più personalizzati ai pazienti, Aretini e non, che si rivolgono alla nostra struttura”.
“La partecipazione allo studio TRACS – spiega il dott. Leonardo Bolognese, Direttore del Dipartimento CardioToracoNeuroVascolare della USL Sudest – rappresenta una grande opportunità per la Cardiologia Aretina, permettendo di offrire ai nostri pazienti una ulteriore opportunità terapeutica senza spostarsi nei centri con Cardiochirurgia dove spesso vi sono lunghe liste di attesa per accedere a questo tipo di trattamento”.
“Vorrei ringraziare il dott. Massimo Fineschi, responsabile della Cardiologia Interventistica dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Siena, che ha contribuito alla formazione del dott. Reccia in questo tipo di procedure ed ha permesso al nostro Ospedale di partecipare a questa sperimentazione, ma anche e soprattutto il paziente di 88 anni che ha dato la sua disponibilità a partecipare allo studio ed è stato sottoposto a questo tipo di intervento”, aggiunge il dott. Bolognese.
“Il paziente non ha avuto alcun tipo di complicanza e sarà dimesso nell’arco di 48-72 ore dall’intervento, al contrario dei numerosi giorni di degenza necessari dopo un intervento cardiochirurgico convenzionale. Il nostro gruppo è all’avanguardia nel trattamento delle patologie cardiache e si arricchisce continuamente di nuove expertise e di nuovi professionisti che mantengono su livelli di eccellenza la assistenza al paziente con patologie cardiovascolari”, conclude il dott. Bolognese.