Roma, 14 dicembre 2022 – Più di mezzo milione di bambini somali rischiano di andare incontro alla forma più letale di malnutrizione entro l’aprile del prossimo anno a causa della siccità, dell’aumento dei prezzi dei generi alimentari, dei conflitti e dell’insorgere di malattie. È quanto emerge dai nuovi dati diffusi ieri. Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e dei bambini e garantire loro un futuro, chiede lo stanziamento urgente di fondi internazionali per evitare che si ripeta la massiccia perdita di vite umane avvenuta durante la carestia del 2011.
Secondo i nuovi dati, la metà della popolazione, ovvero 8,3 milioni di persone, si troverà in condizioni di crisi di fame (IPC3 e oltre) entro l’aprile 2023[1]. Attualmente sono 5,6 milioni le persone che vivono questa condizione. Si calcola che 1,8 milioni di bambini soffrano di malnutrizione grave e 513.500 di questi di malnutrizione acuta grave. In assenza di un intervento immediato, il numero di persone che dovranno affrontare condizioni simili alla carestia triplicherà fino a 727.000 entro il prossimo luglio.
“Per più di un anno abbiamo avvertito della catastrofe che si stava preparando in Somalia e che minaccia le vite di milioni di bambini. Quella a cui assistiamo a è una delle peggiori crisi che abbiamo mai visto, con cinque stagioni consecutive di piogge che falliscono e che mettono il cibo fuori dalla portata di milioni di persone”, ha dichiarato il dott. Binyam Gebru, vicedirettore nazionale di Save the Children in Somalia.
“La nuova scioccante analisi dell’IPC – ha aggiunto – mostra che, a meno che non si intensifichino rapidamente i finanziamenti per questa emergenza, metà della popolazione sarà in condizioni di grave insicurezza alimentare ovvero sarà in grado di soddisfare solo parzialmente i propri bisogni minimi. Non c’è via di scampo: altri milioni di bambini rischiano la malnutrizione, malattie che cambiano la vita e causano la morte. L’analisi evidenzia inoltre come anche altre aree della Somalia stanno per sprofondare nella carestia. Il Paese non affronta un’emergenza così critica dal 2011. Ma dove sono gli aiuti? Cosa ci vorrà per scuotere la comunità internazionale in modo che fornisca non solo fondi immediati per mantenere in vita le persone oggi ma anche soluzioni a lungo termine per affrontare la fame e le crisi climatiche che stanno uccidendo i bambini?”.
[1] La classificazione IPC Acute Food Insecurity (IPC AFI), fornisce informazioni strategicamente rilevanti ai decisori che si concentrano su obiettivi a breve termine per prevenire, mitigare o ridurre la grave insicurezza alimentare che minaccia vite o mezzi di sussistenza. In particolare, la classificazione IPC Acute Food Insecurity prevede: differenziazione tra diversi livelli di gravità dell’insicurezza alimentare acuta, classificando le unità di analisi in cinque fasi distinte: (1) Minimo/Nessuno, (2) Stressato, (3) Crisi, (4) Emergenza, (5) Catastrofe/carestia. Ognuna di queste fasi ha implicazioni importanti e distinte su dove e come intervenire al meglio, e quindi influenza gli obiettivi prioritari di risposta all’emergenza.