Roma, 1 luglio 2021 – Il Covid-19 ha messo in evidenza tutti i limiti del nostro SSN, indubbiamente sotto finanziato, ma carente di programmazione, con una medicina del territorio mai decollata, ed un coordinamento centrale poco efficiente. La medicina territoriale è il fulcro per il rilancio del SSN e i differenti modelli regionali vanno ripensati a partire dall’assistenza domiciliare. Per discutere di questi temi, esaminando i vari modelli regionali e individuare un progetto nazionale comune, Motore Sanità ha iniziato una Road Map nelle regioni italiane, FOCUS PIEMONTE: “Verso una costituente della medicina territoriale. Un cantiere nelle varie Regioni per un nuovo modello”.
“Nella prima fase della pandemia la medicina territoriale ha dimostrato tutta la sua debolezza, con servizi obsoleti non sinergici non in rete con gli MMG, con organici ridotti e scarsa o nessuna informatizzazione. L’incessante lavoro di potenziamento e di informatizzazione, favorito anche con programmi di telemedicina, centrali operative, importante incremento numerico degli organici, partnership pubblico privato ha permesso alla città di posizionarsi quasi sempre come una delle aree Regionali a minor incidenza pandemica (nonostante i fenomeni di urbanizzazione favoriscano gli assembramenti) e ha posto le basi per una strategica campagna vaccinale pianificata e costruita su hub di medio grandi dimensioni e di grande impatto tecnologico, evocativo operativo. Tutto questo patrimonio deve essere conservato e finalizzato a ricostruire in maniera permanente la macchina del territorio mantenendo le capacità operative raggiunte ed indirizzarle verso un modello che sappia prendere in carico il cittadino ed evitare per quanto possibile il ricorso agli accessi ospedalieri. Tutto questo è a portata di mano riconvertendo quanto costruito nell’emergenza implementando con le nuove progettazioni che saranno rese possibili con le risorse del PNR”, ha spiegato Carlo Picco, Direttore Generale ASL Città di Torino Regione Piemonte
“Vi sono chiare evidenze scientifiche che la Medicina Generale e le Cure Primarie migliorano la salute della popolazione, aiutano a prevenire le malattie e riducono la mortalità e, inoltre, si associano ad una distribuzione più equa della salute nella popolazione. L’epidemia in corso ha reso evidenti le carenze denunciate da tempo. La scelta che indichiamo è la strada di una sanità che investa nella realtà più vicina al cittadino, la sanità territoriale. La Medicina Generale è chiamata a svolgere un ruolo centrale attraverso una riorganizzazione territoriale che sposti il focus dall’ospedale al territorio. È la strada della sanità organizzata e proattiva, che deve essere coerente con la capacità di iniziativa dei professionisti, organizzati singolarmente ma disponibili alle organizzazioni più complesse, in grado di raggiungere obiettivi di salute collegati ad obiettivi concordati in sede di accordi convenzionali. La Medicina generale nel suo insieme, ove può avvalersi dell’ ausilio di figure professionali (collaboratore di studio e infermiere adeguatamente formati),della telemedicina, ove ha la possibilità di effettuare direttamente diagnostica di primo livello, è in grado di assicurare, attraverso il lavoro singolo e di squadra, sia la medicina di attesa che la medicina di iniziativa; è in grado di assicurare la diffusione della prevenzione e l’ erogazione delle cure di patologie croniche a un costo accettabile”, ha dichiarato Roberto Venesia, Segretario Regionale FIMMG