Siria, i bambini del campo di Al Hol pagano il prezzo più alto: tra insonnia, incubi e voglia di morire

Secondo l’inedito report di Save the Children, ogni settimana vengono in media uccise due persone. I bambini assistono a sparatorie, accoltellamenti e strangolamenti

Roma, 25 aprile 2022 – I bambini del campo di Al Hol, nel nord-est della Siria, sono quotidianamente testimoni di devastanti livelli di violenza che li portano ad avere incubi, problemi psicologici e paura per le loro stesse vite. È quanto emerge dal rapporto “Remember the armed men who wanted to kill mum?” di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini in pericolo e per garantire loro un futuro.

Il rapporto arriva appena quattro settimane dopo che un bambino è stato ucciso e altri cinque sono stati feriti durante le operazioni di sicurezza ad Al Hol, uno dei due campi che, dal crollo dello Stato Islamico (ISIS) nel 2019, ospitano gli sfollati nel nord-est della Siria.

Circa 57.000 persone chiamano “casa” il campo di Al Hol. Quasi la metà di loro sono bambini. Da marzo 2019 ci sono stati almeno 130 omicidi. Il campo principale – dove si verifica la stragrande maggioranza delle violenze – ospita cittadini siriani e iracheni. Il campo secondario, in cui c’è grande insicurezza, ospita donne e bambini provenienti da altri 60 paesi.

Nel 2021 sono state uccise in media più di due persone a settimana e la stragrande maggioranza (98%) di questi attacchi ha avuto luogo nel campo principale di Al Hol, che ospita uomini, donne e bambini siriani e iracheni. Numeri che fanno di Al Hol uno dei luoghi più pericolosi al mondo per un bambino.

Secondo il report, realizzato intervistando più di 20 famiglie siriane e irachene, alcuni bambini hanno visto i loro vicini uccisi nelle loro tende. Altri, invece, hanno assistito a sparatorie, accoltellamenti e strangolamenti mentre andavano al mercato o a scuola.

Hadia* ha raccontato a Save the Children che suo figlio Ziad*, 12 anni, ha visto uccidere il suo migliore amico e il padre del suo amico. “Quando è tornato a casa si è rifiutato di mangiare o bere. Nei suoi sogni chiama sempre il nome del figlio del nostro vicino e mi chiede sempre perché il suo amico è stato ucciso e cosa ha fatto per meritarlo”, ha raccontato. “Dice “potrei essere ucciso proprio come il mio amico”. Durante il sonno ripete “il mio amico è stato ucciso, il mio amico è stato ucciso”. Sono passati nove mesi dall’incidente ma continua a fare ancora lo stesso sogno, erano molto legati”, ha aggiunto.

“Un giorno i miei studenti sono venuti a dirmi che una donna e suo fratello erano stati uccisi. L’avevano visto mentre venivano a scuola. Mi hanno raccontato dettagliatamente come l’uomo fosse stato colpito, la sorella strangolata con un laccio da scarpe, mentre i loro figli urlavano e piangevano per l’assassinio dei genitori. Ho avuto paura a sentire ciò di cui sono stati testimoni. E non è un episodio isolato”, ha raccontato Naser*, un insegnante intervistato da Save the Children.

Dal report emerge come i bambini abbiano frequentemente e regolarmente incubi che riguardano omicidi e violenze. Lottano con l’insonnia, ricorrono a comportamenti aggressivi e non riescono a concentrarsi a scuola. Fanno anche pipì a letto, vomitano e perdono l’appetito. Molti di loro, compresi quelli molto piccoli, si sentono senza speranza per il futuro.

Fadila* ha un figliastro di cinque anni, Nasr*. Il padre di Nasr è sopravvissuto a un tentativo di omicidio. “A volte noto che Nasr è preoccupato. Gli chiedo cosa c’è che non va e lui mi risponde che vuole morire. Se gli dico che non dovrebbe dire una cosa del genere e che in futuro, quando sarà grande, diventerà un insegnante o un medico, risponde dicendo che non vuole. Vuole morire adesso”, ha raccontato Fadila.

Save the Children chiede sforzi urgenti per sostenere il ritorno a casa sicuro, volontario e dignitoso delle famiglie siriane e irachene da Al Hol, così come il rimpatrio dei figli dei combattenti stranieri e delle loro madri nei loro paesi di origine. Nel frattempo, i donatori devono aumentare il sostegno ai servizi per i bambini colpiti dalla violenza, compreso il supporto psicosociale per aiutarli ad affrontare ciò che stanno vivendo e i traumi che hanno subito.

I genitori con cui Save the Children ha parlato riferiscono che uno o tutti i loro figli hanno sentito e ripetuto storie di violenza, poiché le notizie si diffondono rapidamente nel campo, disegnando anche uccisioni o cadaveri. Hanno anche descritto le paure che i loro bambini hanno per la loro sicurezza e per quella dei genitori. La paura instillata in questi bambini – che li porta a essere consumati da pensieri e immagini di morte e violenza – è stata enormemente dannosa per il loro benessere.

“È del tutto inaccettabile che ci siano bambini di cinque anni ad Al Hol che dicono ai loro genitori che vogliono morire. Non possono continuare a vivere in condizioni così penose. Il livello di violenza che sperimentano quotidianamente ad Al Hol è spaventoso”, ha dichiarato la direttrice di Save the Children in Siria, Sonia Khush.

“L’insicurezza nel campo – ha aggiunto – deve essere affrontata efficacemente senza aggiungere altro stress e paura alla vita di questi bambini. Hanno urgentemente bisogno di un maggiore supporto psico-sociale per affrontare le tremende esperienze che hanno vissuto e continuano a vivere. L’unica soluzione duratura per questa situazione è sostenere i minori e le loro famiglie affinché possano lasciare il campo in modo sicuro e volontario. Questo non è un posto dove i bambini possono crescere”.

Save the Children opera ad Al Hol dal 2016 e fornisce servizi di protezione e sostegno, tra cui spazi a misura di bambino. Offre attività ricreative, come lo sport, la musica, l’arte e la narrazione di storie, combinate con il supporto psicosociale. L’Organizzazione, inoltre, fornisce servizi educativi e un supporto specializzato nella gestione dei casi per i bambini con bisogni particolari. Infine, organizza per genitori e caregiver sessioni di “genitorialità positiva”, incentrate sulle risorse che possono utilizzare per soddisfare i bisogni dei loro bambini e per costruire relazioni costruttive tra i membri della famiglia.

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