Roma, 11 giugno 2021 – “Le Sindromi Mielodisplastiche sono malattie neoplastiche del midollo, in cui si verifica un’alterazione che può essere genetica, nella maggior parte dei casi, che induce un blocco della maturazione delle cellule del sangue, per cui si accumulano anche nel midollo. È molto importante caratterizzare bene queste malattie al momento della diagnosi, perché sono anche molto eterogenee: vanno da malattie in cui l’anemia è l’unico sintomo, e si tratta di quell’anemia dell’anziano che in genere è resistente alla supplementazione con il ferro e con le vitamine, a forma più aggressive che tendono ad evolvere anche in leucemia acuta”.
Lo ha spiegato Maria Teresa Voso, professore associato di ematologia, Università di Roma Tor Vergata, presidente della Società italiana di ematologia sperimentale, responsabile del laboratorio di diagnostica avanzata oncoematologica, in occasione della presentazione di “Magnifico Donare”, la campagna di sensibilizzazione promossa per il terzo anno consecutivo da United Onlus – Federazione Italiana delle thalassemie, emoglobinopatie rare e drepanocitosi, e AIPaSiM Onlus – Associazione Italiana pazienti con sindrome mielodisplastica, in collaborazione con Avis.
Partita da Milano e Bari nell’autunno 2019, conclusa la lunga pausa dovuta alla fase di emergenza sanitaria da Covid-19 la campagna “Magnifico Donare” è giunta in maniera virtuale nel Lazio dopo aver fatto tappa anche a Reggio Calabria, Cagliari e in Emilia-Romagna.
Voso ha aggiunto che “si tratta di malattie eterogenee. Nel Lazio l’incidenza è variabile con l’età: sono più frequenti nell’età avanzata, con un’età mediana alla diagnosi intorno ai 70-74 anni. Nel Lazio, anche se non ci sono registri precisi e aggiornati, possiamo contare circa 200 nuovi casi l’anno”.
Voso ha sottolineato inoltre che “bisogna investire al momento della diagnosi per caratterizzare bene queste malattie, anche per fare quel percorso virtuoso della medicina personalizzata per essere in grado di individuare nelle varie fasi della patologia anche i trattamenti a bersaglio”.
“L’anemia è il sintomo prevalente e, al momento dell’esordio, in questa fase di diagnostica è sicuramente necessaria la trasfusione di sangue in una parte consistente di pazienti. Anche le terapie che purtroppo abbiamo a disposizione per queste malattie non garantiscono, comunque, una guarigione. Nelle varie fasi della malattia la necessità di trasfusione di sangue si manifesterà molto spesso e per noi è dunque vitale il rapporto con i donatori e con centri trasfusionali per le necessità di questi pazienti” ha concluso.