La Società Italiana di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica commenta la notizia della morte della piccola Martina avvenuta lo scorso 6 dicembre a Roma dopo aver consumato un piatto di gnocchi al ristorante. Il presidente Claudio Romano: “Uno shock anafilattico per allergia al frumento avrebbe causato il decesso, non può essere dovuto a celiachia. Va spiegato alle famiglie per evitare paure infondate”. Un caso drammatico ma molto raro, assicurano gli esperti. Che non deve generare ansia eccessiva in chi non può assumere glutine, condizione che interessa in Italia l’1% della popolazione
Milano, 11 dicembre 2024 – Si chiamava Martina, aveva 9 anni e abitava a Roma nel quartiere Torre Maura: è deceduta giovedì scorso 6 dicembre per uno shock anafilattico, dopo aver mangiato un piatto di gnocchi. I contorni di questa tragedia non sono completamente chiariti: molti ne hanno parlato, ma a volte anche in termini fuorvianti, accostando allergia, celiachia, intolleranza. Con il risultato di alimentare confusione e paure, specialmente di chi è celiaco o ha figli celiaci. L’unica certezza, per ora, è che la piccola è morta per una violenta reazione allergica al frumento contenuto in una porzione di gnocchi. Ma se le cose sono andate così, la celiachia – affermano gli esperti – non c’entra nulla.
“L’allergia alimentare al grano, o frumento, è una condizione piuttosto rara che può effettivamente mettere in pericolo la vita dei soggetti affetti in caso di ingestione di prodotti che lo contengano. Ma la celiachia, malattia invece piuttosto frequente che colpisce circa 1% della popolazione, ha una azione e conseguenze molto diverse” spiega la prof.ssa Renata Auricchio, Associato di Pediatria, Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali, Università Federico II di Napoli, Direttore del Centro Interuniversitario Laboratorio Europeo per lo Studio delle Malattie correlate ad Alimenti (ELFID) della stessa Università e Responsabile del Centro di Riferimento Regionale Pediatrico della Celiachia.
“Nel celiaco, infatti, si sviluppa una reazione immunomediata lenta legata all’assunzione cronica del glutine, una delle proteine del grano – spiega Auricchio – Il fenomeno si verifica in soggetti geneticamente predisposti. Per ammalarsi, il celiaco deve assumere una quantità visibile di glutine in maniera cronica; quest’esposizione prolungata determina la produzione di autoanticorpi anti-transglutaminasi nel sangue e danno intestinale, da cui dipendono i sintomi della malattia: diarrea, vomito, mal di pancia, problemi di crescita, carenza di ferro e molto altro”.
“Il celiaco quindi non è sostanzialmente a rischio di uno shock anafilattico per il frumento, anche se deve seguire una rigorosa dieta senza glutine per tutta la vita per garantire la guarigione dell’intestino e un buon funzionamento di tutto l’organismo. La dieta senza glutine prevede tuttavia l’utilizzo di dietoterapeutici che possono contenere tracce minime di grano, pari a 20 parti per milione; quantità che però un soggetto con allergia al frumento non può assumere”, sottolinea la prof.ssa Auricchio.
Insomma, lo shock anafilattico sembra essere stato scatenato dal frumento – che è effettivamente presente negli gnocchi – ma a causa di un’allergia, fenomeno completamente diverso dall’intolleranza al glutine.
“Su questo evento tristissimo – conclude il prof. Claudio Romano, presidente della Società Italiana di Gastroenterologia Epatologia e Nutrizione Pediatrica SIGENP – ci sono sicuramente diversi elementi ancora da chiarire. Tuttavia un fatto è certo: la celiachia non può determinare uno shock anafilattico mortale. Questa è la cosa che noi come pediatri gastroenterologi dobbiamo soprattutto chiarire prima che si diffondano paure infondate”.