Roma, 22 aprile 2022 – Mai come quest’anno la Settimana mondiale delle Vaccinazioni – dal 24 al 30 aprile – ricorda che uno strumento come quello che la scienza mette a disposizione dell’intera umanità va accolto e custodito come il più valido passaporto per la salute globale. Non parliamo solo di Coronavirus – che ad oggi conta oltre 500 milioni di casi confermati e oltre 6 milioni di morti – ma anche di difterite, tetano e pertosse, poliomielite, e molto altro. Oggi parliamo anche di Malaria, contro la quale il primo vaccino accende la speranza. Importante ricordare questo traguardo in vista della Giornata Mondiale della Malaria – 25 aprile.
OMS, UNICEF E GAVI hanno stimato che, a causa della pandemia da Covid-19, 60 campagne salvavita sono state rimandate in 50 paesi e circa 228 milioni di persone – principalmente bambini – sono ora a rischio per malattie come morbillo, febbre gialla e polio. Gli stessi soggetti internazionali insieme con altri partner hanno lanciato inoltre l’Immunization Agenda 2030 (IA2030), una nuova strategia globale per salvare oltre 50 milioni di vite attraverso le vaccinazioni; il 75% dei quali nei Paesi a reddito basso e medio-basso. Infatti, circa il 29% di tutti i decessi infantili (sotto i 5 anni) a livello globale, potrebbero essere prevenuti grazie a un vaccino.
A metà aprile, è stato vaccinato completamente il 58,04% della popolazione mondiale contro il Covid-19. L’Europa è al 70,2%; gli USA al 65,6%; l’Italia al 84,3%; l’Africa al 15,3%. L’ingiustizia nella distribuzione dei vaccini accende infatti un faro sull’ingiustizia sanitaria globale: i Paesi africani stanno registrando un calo nella fornitura di altri servizi poiché gran parte delle risorse è stata dirottata verso la risposta alla pandemia e la gestione delle altre criticità. I servizi di routine e salvavita come l’assistenza prenatale, i programmi di immunizzazione infantile, i test per l’HIV e i test e il trattamento della tubercolosi sono stati tutti colpiti. Le conseguenze di questa interruzione le osserveremo anche dopo la fine della pandemia.
In questo scenario, a darci speranza è un vaccino che abbiamo sognato per molti anni: un vaccino sufficientemente efficace contro la malaria. Lungo i secoli, centinaia di milioni di persone sono morte di malaria. Più della metà, bambini. Ancora nel 2020 i morti sono stati 400mila, di cui il 95% in Africa. Nel continente africano, un bambino sotto i 5 anni muore ogni due minuti a causa della malaria.
La malaria, infatti, è considerata la ‘piaga’ dell’Africa subsahariana non solo per il numero di persone che uccide, ma anche per ‘chi’ uccide: perlopiù bambini molto piccoli, mentre coloro che sopravvivono alla malattia incorrono in spese mediche e perdita di reddito, rendendo la malattia sia una conseguenza della povertà che una delle sue cause. Il vaccino costituisce perciò una svolta importante, anche dal punto di vista sociale, soprattutto per il continente africano, dove gli effetti della pandemia di Covid-19 – secondo gli esperti – precipiteranno circa 88 milioni di abitanti sotto la soglia di povertà estrema.
A ottobre 2021, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha raccomandato l’utilizzo su larga scala di un vaccino contro la malaria. Ad oggi, centinaia di migliaia di bambini nelle regioni del Kenya, Malawi e Ghana, fortemente colpite dalla malaria, stanno ricevendo il vaccino RTS,S che gli esperti sanitari celebrano come uno straordinario strumento nella lotta globale alla malattia. Se implementato su larga scala, potrebbe salvare decine di migliaia di vite ogni anno.
“Questo tanto atteso vaccino, portato a compimento in Africa con il contributo di scienziati africani – dichiara Guglielmo Micucci, Direttore Generale di Amref Health Africa – Italia – è una svolta per la scienza, per la salute dei bambini, per il controllo della malaria e per l’equità sanitaria”.
“Ci auguriamo che il passo successivo includerà l’avanzamento di un piano sostenibile per i Paesi in via di sviluppo per promuovere la produzione autonoma di vaccini, necessaria per un continente come l’Africa, che attualmente importa il 99% di tutti i vaccini che consuma. Ci auguriamo, naturalmente, che ciò possa accedere con il supporto della comunità internazionale e che il piano di fabbricazione di vaccini dell’Africa possa non trasformarsi unicamente in titoli di trasferimento di proprietà intellettuale. L’Africa sta attualmente reclamando giustamente il suo ruolo nella catena di approvvigionamento globale”, conclude Micucci.