Roma, 5 marzo 2020 – Ogni quattro anni prima dei 40 anni; ogni due/tre anni dai 40 ai 60 e ogni 1-2 anni dopo i 60. È questo il ‘calendario’ dei controlli delle condizioni oculari che andrebbero fatti per scoprire il prima possibile se si soffre di glaucoma. A ribadirlo è la World Glaucoma Association che in occasione della prossima Settimana mondiale del glaucoma – dall’8 al 14 marzo – lancia la campagna “Get tested for glaucoma”, cioè fatti controllare per il glaucoma. Ma per chi ha già avuto una diagnosi e deve convivere con questa malattia è importante poter contare su consigli pratici che possano aiutare a superare le difficoltà che si incontrano nella vita di tutti i giorni.
In base alle ultime stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel mondo il numero delle persone di età tra i 40 e gli 80 anni affette da glaucoma è attualmente di 64.3 milioni e si stima che aumenterà a 76 milioni nel 2020 e a 112 milioni nel 2040. Si calcola che in Italia circa un milione di persone ne siano affette, ma una su due ancora non lo sa con il rischio di accorgersene solo quando ormai è troppo tardi.
“In chi soffre di glaucoma – spiega Luciano Quaranta, professore ordinario di oftalmologia presso l’Università degli studi di Pavia e direttore della Clinica Oculistica della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo – il campo visivo si restringe gradualmente sempre di più. Per esempio, osservando una fotografia di Piazza del Duomo a Milano, chi soffre di glaucoma avanzato vede solo delle parti dell’insieme anche se è difficile rendersene conto. Accade perché il glaucoma è una malattia cronica caratterizzata proprio dal progressivo danneggiamento del nervo ottico e dalla conseguente alterazione del campo visivo”.
Purtroppo, nelle fasi iniziali molte volte passa inosservata e, quando iniziano a comparire i primi segnali, spesso l’integrità dell’occhio è già compromessa. Però otto persone su dieci, seppure a rischio di glaucoma, non si sottopongono a visite oculistiche regolari con il rischio di perdere il campo visivo senza accorgersene.
“Basta una visita oculistica completa per diagnosticare una malattia oculare che spesso non dà sintomi nelle fasi iniziali, ma può danneggiare irreparabilmente il campo visivo, facendolo restringere sino alla cecità – ribadisce il professor Quaranta – Per questo è buona norma sottoporsi ad una visita oculistica verso i 40 anni o anche prima se c’è una familiarità per glaucoma e programmare altri controlli con cadenza biennale fino ai 60 anni e poi con cadenza annuale visto che la frequenza del glaucoma aumenta progressivamente con l’età”, conclude l’esperto.
Una volta avuta la diagnosi, bisogna imparare a convivere con questa patologia cercando il più possibile di tenerla sotto controllo per non perdere la propria autonomia.
Instillare correttamente i colliri non è una cosa così semplice specie se bisogna farlo da soli e specie per gli anziani affetti da glaucoma ai quali vengono prescritti diversi colliri ogni giorno.
“La corretta instillazione dei colliri – ribadisce il prof. Quaranta – è di fondamentale importanza per i pazienti glaucomatosi perché solo in questo modo è possibile tenere sotto controllo la malattia. Le regole più importanti da osservare sono: lavarsi le mani prima, evitare il contatto del beccuccio del flacone con l’occhio e con le ciglia, non prestare né prendere in prestito il collirio e conservarlo al riparo dalla luce”.