Molti atteggiamenti verso i disabili sono pregiudizi! L’accostamento dei due temi – sessualità e disabilità – per gran parte della popolazione è spesso ancora un tabù, per il semplice fatto che, essendo la sessualità legata alla corporeità, si ritiene erroneamente che le persone affette da problemi fisici non siano in grado di ‘godere’ pienamente dell’esperienza intima.
Ecco perché i legittimi bisogni sessuali del disabile vengono assurdamente dimenticati; come se non esistessero e non avessero il diritto di esprimersi e concretizzarsi.
Vi sono, inoltre, aspetti più squisitamente sociali (legati all’immagine della ‘sanità’ intesa come prestanza, forza, seduzione, fisicità, bellezza esteriore) che creano barriere talvolta invalicabili.
Ma la realtà con cui invece dobbiamo confrontarci è che, oltre che ingiusta, la negazione della sessualità nei disabili si scontra con il fatto che tutti i portatori di handicap, fisici o psichici che siano, presentano e reclamano una qualche forma di sessualità. Talvolta avvertita in maniera più evidente, talvolta meno esteriorizzata, ma comunque sempre presente, pur con le differenze legate all’età, al tipo di deficit, alle caratteristiche dell’individuo.
Quella descritta finora è la concezione della sessualità da parte dei ‘normodotati’. Ma consideriamo anche il punto di vista degli interessati: i disabili, i quali, non di rado, sono i primi ad avere pregiudizi riguardo i propri desideri, perché non essendo in contatto autentico con il proprio sé, hanno finito col rimuovere dalla loro vita questa forma di desiderio.
Capita così che molti di loro, dipendenti pressoché totalmente da diverse figure (familiari e non), non siano in grado di evolversi dallo stadio di ‘bisogno’. Di conseguenza, non possono desiderare, e quindi scegliere.
Dato che l’identità deriva dall’immagine che ciascuno ha di sé e da come percepisce se stesso, ma anche da come è percepito dagli altri, la persona handicappata sente di non essere investita della stima e della valorizzazione né affettiva né erotica, e quindi evita la sessualità.
Non bisogna dimenticare che il bisogno sessuale non attiene solo alla sfera del corpo e del piacere genitale, ma riguarda anche il bisogno di relazione, di amore, di scambio, e questo viene realizzato all’interno di una relazione affettiva e di un progetto di vita.
La persona disabile ricerca non tanto l’accoppiamento sessuale inteso come rapporto intimo completo, quanto la necessità di soddisfare bisogni relazionali e affettivi rimasti senza risposta.
Il vero traguardo è la costruzione di un legame affettivo e di una relazione sessuale, di un progetto di vita comune, di un amore, al di là delle barriere poste dalla disabilità, al di là dell’handicap!
Il portatore di handicap deve cercare di non permettere all’ignoranza di amplificare la portata delle difficoltà che inevitabilmente il deficit comporta, ma soprattutto deve cercare di accettare il proprio corpo con le sue limitazioni, le sue incongruenze, le sue contraddizioni: non a caso il piacere è conoscersi e accettarsi.