Roma, 10 maggio 2022 – Il progetto SerGenCovid-19 (SerumGenetic Covid-19) fa il punto della situazione a un anno dall’avvio dello studio. Nel Webinar organizzato qualche giorno fa dal Dipartimento di scienze biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Dsb), dal titolo “SerGenCovid: l’idea, i primi dati, le prospettive”, il Direttore del Dipartimento Daniela Corda e i ricercatori coinvolti hanno presentato i primi dati e le prospettive future.
Gli obiettivi dello studio sono: comprendere i meccanismi che regolano la cinetica di decadimento della risposta anticorpale e le modalità di risoluzione della malattia, studiare i meccanismi genetici alla base della diversa suscettibilità all’infezione virale, analizzare le correlazioni tra sieroprevalenza, biomarcatori e condizioni ambientali, costituire una biobanca di sieri e materiale genetico.
Si tratta di uno studio su larga scala nella popolazione italiana: i partecipanti sono distribuiti omogeneamente dal punto di vista geografico, e sono rappresentativi della popolazione generale. Ad oggi, 9.528 soggetti si sono iscritti in piattaforma e 8.279 soggetti hanno effettuato il primo prelievo. Il secondo prelievo è in fase di conclusione e a settembre partirà la 3° fase.
Sta iniziando lo studio genomico, per comprendere la possibile influenza di fattori genetici nella capacità dell’organismo di rispondere all’infezione da parte del virus e alla vaccinazione. Lo studio genetico sarà condotto con approccio genome-wide: verranno analizzate circa 25 milioni di varianti genetiche potenzialmente correlate all’infezione. Sarà inoltre condotta un’analisi sierologica su un panel di molecole potenzialmente rilevanti nell’infezione, che potrebbero essere anche correlate ad eventuali varianti individuate con lo studio genomico.
Nella Biobanca sono già raccolti circa 25.000 campioni di siero dei partecipanti, che arriveranno a fine studio a 75.000. I partecipanti sono per il 39% uomini e per il 61% donne, con età media di 54 anni al Nord, 53 anni al centro e 45 anni al sud e isole. La percentuale di vaccinati è pari al 95,6% al nord, al 94,3% al centro e al 96,9% al sud e isole (91.5% nella popolazione italiana), mentre la percentuale di contagiati asintomatici, inconsapevoli di aver contratto la malattia, è pari al 6% della nostra popolazione.
Lo studio ha anche fornito utili elementi per comprendere, a livello di popolazione, le conseguenze cliniche connesse all’infezione da SARS-CoV-2. Il 4.8% degli intervistati ha riferito di avere avuto sintomi gravi che hanno richiesto il ricovero (ma non l’intubazione) mentre lo 0.6% ha avuto necessità di essere intubato. I due fattori che si associavano alle forme più severe dell’infezione sono stati il sesso maschile e l’età avanzata. Lo studio è longitudinale, quindi la sua forza sarà nel confronto tra i dati ottenuti ai tre prelievi previsti.
Le prime analisi mostrano una completa coerenza con i dati emersi da vari studi condotti finora in Italia, che però non raggiungevano l’ampiezza e la distribuzione di SerGenCovid.
I campioni conservati potranno essere utilizzati per ulteriori indagini sierologiche e genetiche, sia direttamente correlate all’infezione da SARS-CoV-2, che ad altre nuove patologie. Il patrimonio di conoscenze che continueremo ad acquisire nel tempo grazie a SerGen-Covid-19 sarà fondamentale per rafforzare la nostra capacità di fronteggiare anche nuovi virus emergenti.