Roma, 10 dicembre 2015 – I tagli alla sanità pesano anche sui medici. Dis-organizzazione del lavoro, meno sicurezza delle cure e degli ospedali, dis-equità, corruzione, appropriatezza popolano gli incubi di una categoria bersaglio di contini attacchi da parte di chi, con leggi e provvedimenti, continua a impoverire il Ssn e a negare ogni valore a questa professione. Nessuna cura, dunque per il paziente Ssn se non l’abnegazione e il sacrificio di migliaia di medici.
Anaao Giovani propone i risultati di una survey che ha voluto indagare la percezione della qualità ed equità del SSN e mettere a fuoco i principali problemi visti dalla parte di chi indossa il camice bianco. E i risultati confermano le attese: su un campione di oltre 1.600 intervistati in tutta Italia, il 70% ritiene che la situazione sia molto peggiorata negli ultimi 5-6 anni e quasi la totalità (91,74%) è rassegnato al fatto che anche per il futuro non ci saranno miglioramenti. A questo si aggiunge che il 40% dichiara di aver dovuto dimettere un paziente condizionato anche dalle criticità organizzative, dal sovraffollamento dei reparti o dal rispetto della durata di degenza media.
È stato anche sondato il punto di vista del medico sulla necessità di riorganizzare l’offerta ospedaliera in relazione al tema della sicurezza. Ben l’83,74% non sceglierebbe e/o non consiglierebbe ad una parente di partorire in una struttura con meno di 500 parti/anno e ben l’83,15% preferirebbe per se stesso un pronto soccorso dotato di guardia cardiologica. Una risposta ancor più significativa dal momento che viene data da chi conosce bene i rischi e i limiti del sistema dove lavora.
La percezione delle diseguaglianze in salute è poi evidente quando ben il 60.92% dei medici sostiene di aver avuto pazienti che non seguono le cure per motivi economici. Concordemente a questo, più dei 2/3 degli intervistati non è stupito di fronte ai dati secondo cui l’accesso all’intervento per by pass aorto-coronarico risulta del 40% inferiore tra i meno abbienti di sesso maschile, rispetto ai benestanti. Le cause di questa mancanza di equità nell’accesso alle cure vengono attribuite per il 62,9% ad una carente organizzazione delle cure primarie territoriali e per 26.90% a condizioni culturali ed educative, in accordo con il fatto che mano a mano che si scende lungo la scala sociale tutti gli indicatori di salute peggiorano.
I protagonisti della sanità ritengono nel 65,85% delle risposte che i fenomeni di corruzione e abuso della posizione di potere siano un sistema diffuso nella sanità. Tale percezione risulta più elevata al sud (71,79%) e nelle isole (76,87%).
In tema di medicina difensiva, il 52% degli intervistati sostiene che, sia tra le cause principali degli sprechi di risorse in sanità, conseguente al preoccupante ed esponenziale aumento del contenzioso in sanità e ritiene quindi necessario un intervento normativo per limitare anche il ricorso ad esami e procedure.
Ma nonostante le attuali ed evidenti difficoltà del Sistema Sanitario Nazionale (Ssn), progressivamente depauperato da piani di rientro e tagli lineari, il 46,75% dà un giudizio più che positivo del nostro sistema “salute” e solo il 3,74% dà invece un voto pessimo. Disaggregando i dati per area geografica, i medici del Nord si dimostrano mediamente più soddisfatti della qualità del Ssn (57,8%), a fronte di un Sud molto più deluso (24,8%).
Il 59,2% degli intervistati è infine convinto che il sindacato si stia occupando di difendere l’equità in salute e debba continuare a farlo, opponendosi ai tagli e contrastando la crescita esponenziale del privato, anche accreditato.
E l’opposizione del sindacato non si fa attendere e trova in questi risultati una ragione in più a sostegno dello sciopero del 16 dicembre. Saremo in prima fila a difendere i diritti e il valore della nostra professione.
fonte: ufficio stampa