Lo studio, coordinato dall’Ateneo di Perugia, pubblicato da Nature Reviews Neurology
Perugia, 15 luglio 2021 – Il team di ricerca internazionale coordinato dalla dott.ssa Cinzia Costa, della Clinica Neurologica del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Perugia, ha osservato nei pazienti affetti da epilessia ad esordio tardivo da causa sconosciuta – late-onset epilepsy of unknown etiology – la presenza di livelli patologici di beta amiloide, una delle proteine marker della malattia di Alzheimer: il dato suggerisce l’esistenza, in questi pazienti, di un processo neurodegenerativo con evoluzione a demenza. Lo studio è stato pubblicato dalla rivista internazionale Nature Reviews Neurology.
I ricercatori, grazie ad una attenta puntualizzazione delle conoscenze relative all’epilessia ad esordio tardivo da causa sconosciuta, nonché sulla base dei dati pre-clinici e clinici che supportano il ruolo della beta amiloide quale fattore predisponente all’epilessia, hanno perciò suggerito l’esistenza di una nuova entità, l’epilessia ad esordio tardivo correlata ad amiloidopatia – abeta-related late-onset epilepsy – individuando quindi un nuovo sottogruppo di pazienti per i quali sarà possibile intraprendere trattamenti estremamente precoci e mirati, limitando quindi l’evoluzione dei deficit cognitivi.
“L’epilessia è una patologia neurologica che si può manifestare in tutte le fasce d’età – spiega la dott.ssa Cinzia Costa – tuttavia l’incidenza è maggiore nei primi anni di vita e dopo i 65 anni. La popolazione adulta colpita da epilessia trova, in 8 casi su 10, almeno una chiara causa sottostante, più frequentemente un evento ischemico o emorragico cerebrale. Quando non è possibile identificare la causa, le epilessie sono dette ad eziologia sconosciuta. Circa il 20% delle persone con epilessia ad esordio tardivo rientra in questa tipologia, definita con termine anglosassone ‘late-onset epilepsy of unknown etiology’”.
“Grazie ad una serie di recenti studi osservazionali – prosegue la ricercatrice – abbiamo dimostrato che i pazienti con questo tipo di epilessia potrebbero essere a più alto rischio di deterioramento cognitivo e, dunque, di demenza. Abbiamo inoltre documentato che una delle proteine marker della malattia di Alzheimer, la beta amiloide, presenta livelli patologici nei pazienti con epilessia tardiva: questo dato – conclude la Costa – sembra suggerire che in questi pazienti sia presente un processo neurodegenerativo con evoluzione a demenza”.